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Un virus per identificare le cellule tumorali metastatiche
Infettando una cellula tumorale con un adenovirus ingegnerizzato è possibile visualizzare anche le più piccole metastasi
Grazie ad una recente ricerca condotta da un team di ricercatori guidato dal dottor Lily Wu e pubblicata su Nature Medicine sarà in futuro più facile per i medici monitorare la diffusione delle metastasi tumorali.
Un gruppo di scienziati dell'Universita' della California ha utilizzato il virus del raffreddore per infettare le cellule tumorali di un cancro alla prostata di topo scoprendo che le cellule stesse vengono "illuminate" dall'infezione, divenendo visibili allo scanner anche quando si diffondono nel resto del corpo.
I ricercatori han sfruttato la caratteristica degli Adenovirus, i virus del raffreddore, di circolare nel corpo e localizzarsi nei linfonodi, organi che fan parte del sistema immunitario e il cui scopo è proprio bloccare il diffondersi di virus e batteri. Poichè la prima tappa delle metastasi del carcinoma alla prostata è proprio nei linfonodi, le cellule tumorali vengono facilmente in contatto coi virus utilizzati. Questi sono stati geneticamente modificati per produrre, una volta infettata la cellula tumorale, una proteina che può essere visualizzata da una scansione PET, rendendo così visualizzabile anche una metastasi di ridotte dimensioni.
"Ora sappiamo che possiamo identificare queste metastasi del cancro alla prostata in una fase precedente rispetto a prima - conferma Lily Wu - e sappiamo di poter consegnare i geni a quelle cellule tumorali che producono proteine che possono essere visualizzate".
L'importanza della scoperta risulta evidente se si considera che fino ad oggi in alcuni tumori, tra cui proprio quello alla prostata, è stato molto difficile per i medici scannerizzare l'eventuale processo di metastasi con la conseguenza che i pazienti attualmente non ricevono trattamenti aggressivi abbastanza rapidamente. La tecnica potrebbe aiutare ora i medici a pianificare terapie, e vedere velocemente se queste sono efficaci o meno. La prossima fase è la sperimentazione umana: le premesse sono incoraggianti, ma, avvertono gli scienziati, ci vorrà ancora molto lavoro per tradurre questa scoperta in una concreta novità nel trattamento ai tumori.
Redazione MolecularLab.it (17/07/2008)
Infettando una cellula tumorale con un adenovirus ingegnerizzato è possibile visualizzare anche le più piccole metastasi
Grazie ad una recente ricerca condotta da un team di ricercatori guidato dal dottor Lily Wu e pubblicata su Nature Medicine sarà in futuro più facile per i medici monitorare la diffusione delle metastasi tumorali.
Un gruppo di scienziati dell'Universita' della California ha utilizzato il virus del raffreddore per infettare le cellule tumorali di un cancro alla prostata di topo scoprendo che le cellule stesse vengono "illuminate" dall'infezione, divenendo visibili allo scanner anche quando si diffondono nel resto del corpo.
I ricercatori han sfruttato la caratteristica degli Adenovirus, i virus del raffreddore, di circolare nel corpo e localizzarsi nei linfonodi, organi che fan parte del sistema immunitario e il cui scopo è proprio bloccare il diffondersi di virus e batteri. Poichè la prima tappa delle metastasi del carcinoma alla prostata è proprio nei linfonodi, le cellule tumorali vengono facilmente in contatto coi virus utilizzati. Questi sono stati geneticamente modificati per produrre, una volta infettata la cellula tumorale, una proteina che può essere visualizzata da una scansione PET, rendendo così visualizzabile anche una metastasi di ridotte dimensioni.
"Ora sappiamo che possiamo identificare queste metastasi del cancro alla prostata in una fase precedente rispetto a prima - conferma Lily Wu - e sappiamo di poter consegnare i geni a quelle cellule tumorali che producono proteine che possono essere visualizzate".
L'importanza della scoperta risulta evidente se si considera che fino ad oggi in alcuni tumori, tra cui proprio quello alla prostata, è stato molto difficile per i medici scannerizzare l'eventuale processo di metastasi con la conseguenza che i pazienti attualmente non ricevono trattamenti aggressivi abbastanza rapidamente. La tecnica potrebbe aiutare ora i medici a pianificare terapie, e vedere velocemente se queste sono efficaci o meno. La prossima fase è la sperimentazione umana: le premesse sono incoraggianti, ma, avvertono gli scienziati, ci vorrà ancora molto lavoro per tradurre questa scoperta in una concreta novità nel trattamento ai tumori.
Redazione MolecularLab.it (17/07/2008)
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