TROMBOSI e chemioterapia
3 partecipanti
Pagina 1 di 1
TROMBOSI e chemioterapia
Chemioterapia e trombosi
A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
05/02/2004
La notizia. L’esatta incidenza di disturbi legati al tromboembolismo venoso nei pazienti che stanno seguendo una chemioterapia non è del tutto chiara ma secondo uno studio olandese potrebbe essere più elevata di quanto non si pensi. Se ne parla negli Archives of Internal Medicine.
Approfondimento. Per trombosi venosa profonda (TVP) si intende l’occlusione di un vaso venoso in un qualsiasi distretto del nostro organismo ad opera di un coagulo di sangue, detto trombo. Le sedi più frequentemente interessate sono gli arti inferiori. Si tratta di un disturbo che sopraggiunge soprattutto in presenza di specifici fattori di rischio, ma a volte colpisce anche soggetti sani. Una temibile complicanza della trombosi venosa profonda, quando non sia diagnosticata e trattata tempestivamente, è rappresentata dall’embolia polmonare, caratterizzata dalla migrazione del trombo, o di una parte di esso, dalla vena al circolo polmonare. Quando il ritmo circolatorio rallenta a causa di una malattia, una ferita o per inattività, il sangue tende ad accumularsi e questa stasi ematica rappresenta un ambiente ideale per la formazione dei trombi. È difficile stabilire l’incidenza di questo disturbo perché spesso non viene diagnosticato, comunque si stima che colpisca il 2-3 per cento della popolazione, con una incidenza più elevata in alcune categorie predisposte, come le persone anziane o i malati di tumore, o in soggetti geneticamente predisposti.
La ricerca. I ricercatori dell’Academic Medical Center di Amsterdam hanno preso in considerazione 206 pazienti con un tumore maligno, trattati con chemioterapia. Tra questi 15 hanno avuto una trombosi venosa profonda nell’arco tre mesi dopo il trattamento chemioterapico. In particolare, l’incidenza di TVP era alta in un gruppo di 39 pazienti che erano trattati con fluorouracile e leucovorin, due noti farmaci chemioterapici.
Commenti. I ricercatori concludono dicendo che l’incidenza di trombosi venosa profonda in pazienti che seguono una chemioterapia è piuttosto alta, in particolar modo per quelli trattati con un’associazione tra fluorouracile e leucovorin: se queste osservazioni dovessero essere confermate, si potrebbe pensare alla messa a punto di studi clinici per valutare la possibilità di introdurre l’uso di anticoagulanti nei pazienti così trattati.
Bibliografia. Otten H, Mathijssen J, Cate H et al. Symptomatic venous thromboembolism in cancer patients treated with chemotherapy. Arch Intern Med 2004;2(164).
A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
05/02/2004
La notizia. L’esatta incidenza di disturbi legati al tromboembolismo venoso nei pazienti che stanno seguendo una chemioterapia non è del tutto chiara ma secondo uno studio olandese potrebbe essere più elevata di quanto non si pensi. Se ne parla negli Archives of Internal Medicine.
Approfondimento. Per trombosi venosa profonda (TVP) si intende l’occlusione di un vaso venoso in un qualsiasi distretto del nostro organismo ad opera di un coagulo di sangue, detto trombo. Le sedi più frequentemente interessate sono gli arti inferiori. Si tratta di un disturbo che sopraggiunge soprattutto in presenza di specifici fattori di rischio, ma a volte colpisce anche soggetti sani. Una temibile complicanza della trombosi venosa profonda, quando non sia diagnosticata e trattata tempestivamente, è rappresentata dall’embolia polmonare, caratterizzata dalla migrazione del trombo, o di una parte di esso, dalla vena al circolo polmonare. Quando il ritmo circolatorio rallenta a causa di una malattia, una ferita o per inattività, il sangue tende ad accumularsi e questa stasi ematica rappresenta un ambiente ideale per la formazione dei trombi. È difficile stabilire l’incidenza di questo disturbo perché spesso non viene diagnosticato, comunque si stima che colpisca il 2-3 per cento della popolazione, con una incidenza più elevata in alcune categorie predisposte, come le persone anziane o i malati di tumore, o in soggetti geneticamente predisposti.
La ricerca. I ricercatori dell’Academic Medical Center di Amsterdam hanno preso in considerazione 206 pazienti con un tumore maligno, trattati con chemioterapia. Tra questi 15 hanno avuto una trombosi venosa profonda nell’arco tre mesi dopo il trattamento chemioterapico. In particolare, l’incidenza di TVP era alta in un gruppo di 39 pazienti che erano trattati con fluorouracile e leucovorin, due noti farmaci chemioterapici.
Commenti. I ricercatori concludono dicendo che l’incidenza di trombosi venosa profonda in pazienti che seguono una chemioterapia è piuttosto alta, in particolar modo per quelli trattati con un’associazione tra fluorouracile e leucovorin: se queste osservazioni dovessero essere confermate, si potrebbe pensare alla messa a punto di studi clinici per valutare la possibilità di introdurre l’uso di anticoagulanti nei pazienti così trattati.
Bibliografia. Otten H, Mathijssen J, Cate H et al. Symptomatic venous thromboembolism in cancer patients treated with chemotherapy. Arch Intern Med 2004;2(164).
Re: TROMBOSI e chemioterapia
Trombosi, se non ricordo male, può essere dovuta anche all'assunzione di TAMOXIFENE.
lilly- Utente Senior
-
Numero di messaggi : 1222
Età : 59
Località : piemonte
Data d'iscrizione : 29.12.07
Re: TROMBOSI e chemioterapia
anche io quando feci chemio ho avuto problemi con le vene ,tanto che non riuscivamo a trovare la vena ne per fare prelevi ne per fare flebo ,ce voluto più di un 'anno per il recupero.
Re: TROMBOSI e chemioterapia
lilly ha scritto:Trombosi, se non ricordo male, può essere dovuta anche all'assunzione di TAMOXIFENE.
guarda un po'... mia madre lo prese un paio d'anni... e aveva "qualche" problema con le vene
viernes- Utente Senior
-
Numero di messaggi : 1498
Età : 50
Località : VA
Data d'iscrizione : 29.12.07
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.