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Il Miele

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Messaggio Da minerva Dom 4 Mag 2008 - 19:22

Il miele di Acacia:
- sgonfia
- libera dolcemente l'intestino
- previene il meteorismo
- usarlo nella tisana dopo i pasti

Il miele di Agrumi:
- è antifame
- stimola stomaco e digestione
- dona un immediato senso di sazietà
- usare 1 cucchiaino sul pane a merenda

Il miele di Girasole:
- anticolesterolo
- aiuta il fegato e purifica il sangue
- dà energia senza troppe calorie
- usalo per dolcificare la colazione al mattino

Il miele di Tiglio:
- è depurativo
- migliora l'attività dei reni
- fa smaltire in fretta le scorie
- usa 1 cucchiaino nell'infuso serale

Il miele di Tarassaco:
- è drenante
- stimola diuresi e circolazione
- combatte cellulite e ritenzione
- usa 1 cucchiaino sulla macedonia

Il miele di Castagno:
- rassoda
- ossigena e tonifica i tessuti
- previene i depositi di adipe
- 1 cucchiaino con poca ricotta
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Messaggio Da LUNA Dom 4 Mag 2008 - 22:10

Grazie Minerva,delle informazioni,io sono un'amante dei vari tipi di mieli.....attualmente sto utilizzando quello al limone....mmmm che buono]Il Miele Panter10
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Messaggio Da VITA Dom 4 Mag 2008 - 22:44

grazie Minerva, molto interessante...
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Messaggio Da lilly Lun 5 Mag 2008 - 7:37

i miei bimbi divorano il miele, specialmente quello di acacia.
Lo prendo qua, c'è un signore che ha alveari e fa un sacco di miele.

l'unica cosa è che quando la piccolina lo prende (ed io non me ne accorgo) lascia dal piano cucina al tavolo un filo appiccicoso..........
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Messaggio Da minerva Lun 5 Mag 2008 - 8:36

Lascia la bavetta come le lumachine, difficile perderla cosi' appiccicosa, la trovi sicuramente attaccata a qualche cosa.
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Messaggio Da XENA Lun 5 Mag 2008 - 9:09

Scritto da Dr Francesco Perugini Billi
martedì 11 dicembre 2007
<table border=0><tr><td>
Breve storia
Pare che l’uomo abbia imparato ad assaporare il dolce gusto del miele circa 40.000 anni fa. Tuttavia, le operose api il miele già lo producevano almeno da 40 milioni di anni prima. Le api appartengono all’ordine degli Imenotteri, che comprende circa 100.000 specie. Esistono circa 25.000 specie di api e si tratta per la maggioranza di specie solitarie. Quelle che producono il miele sono invece sociali. In occidente prevale la Apis mellifera, originata probabilmente nell’Africa Tropicale e poi diffusa in Europa Settentrionale e da lì in Asia. Le altre specie sono: Apis florea, Apis dorsata, Apis cerana.
</TD>
<td></TD>
<td>Il Miele Miele</TD></TR></TABLE>
Il riferimento scritto più antico sull’uso del miele da parte dell’uomo appartiene all’antico Egitto ed è databile attorno al 5500 a.C. Inoltre, in alcune tombe Egizie è stato trovato del miele ancora perfettamente conservato e commestibile.
Tuttavia, è in Grecia che fu affinata la pratica dell’apicoltura. Nella mitologia Greca il miele è il cibo degli Dèi dell’Olimpo, l’ambrosia. Gli antichi greci utilizzavano il miele sia per scopi alimentari sia per quelli medicinali, come per altro enfatizzato dallo stesso Ippocrate. L’arte dell’apicoltura è poi passata ai Romani e tramite loro, al resto del mondo conosciuto. A Roma il miele fu alimento degli imperatori, dei patrizi e dei plebei, dei soldati e dei gladiatori. Si narra che per un banchetto Nerone spese 400.000 sesterzi solo per il miele, considerato tra l’altro anche un potente afrodisiaco.
Gli antichi Celti lo fermentavano per ricavare la loro bevanda preferita, l’idromele…questo prima di calare verso le regioni più meridionali e scoprire che il vino gli piaceva molto di più.
Anche durante tutto il medioevo era tenuto in massima considerazione ed era usato come bene di scambio o moneta. Nell’XI sec., i contadini tedeschi pagavano il loro tributo ai signori feudatari con il miele e la cera.
Sul fatto che le civiltà precolombiane conoscessero l’apicoltura ci sono opinioni discordanti. Tuttavia, pare che nel 1600 i conquistadores avessero visto i popoli del Centro America produrre il dolce alimento.

Caratteristiche
La viscosità e densità del miele dipendono molto dal contenuto di acqua e dalle proporzioni di tutti i suoi elementi. Il colore può essere variabile, da quasi nero a trasparente, e dipende dall’origine botanica. La maggior parte delle sostanze responsabili del colore sono ancora sconosciute. La cristallizzazione è un’altra caratteristica importante. Alle nostre latitudini, la gran parte dei mieli cristallizza a temperatura ambiente. Il miele è una soluzione sovrassatura di zucchero e la cristallizzazione è dovuta alla formazione di cristalli di glucosio monoidrato, che possono variare di dimensioni, forma e numero. Se c’è molto zucchero e poca acqua, i cristalli si formano più velocemente. Durante la cristallizzazione l’acqua viene liberata e si forma la fase liquida (cioè il miele si divide in uno strato solido e uno liquido). Un eccesso di acqua nella fase liquida aumenta il rischio di fermentazione. Di conseguenza, il miele cristallizzato potrebbe avere più problemi di conservazione.
Siccome, spesso il consumatore percepisce la cristallizzazione come un segno di cattiva conservazione e non gradisce vedere il miele dei barattoli variamente solidificato, alcune aziende produttrici sottopongono il miele a omogeneizzazione e pastorizzazione. In questo modo, i barattoli appaiono tutti uguali e senza “difetti”, ma la qualità del miele è gravemente compromessa.

Composizione
Zuccheri – costituiscono il 95-99% della parte secca. Si tratta soprattutto di fruttosio e glucosio, e rappresentano l’85-95% degli zuccheri totali. Di solito il fruttosio è più abbondante del glucosio. La preponderanza di questi zuccheri semplici (monosaccaridi) è il punto di forza del miele ed è responsabile della gran parte delle sue caratteristiche nutrizionali. Nella dieta della Dr.ssa Gottschall, la "Specific Carbohydrate Diet", messa a punto soprattutto per la cura del Morbo di Crohn, la Rettocolite ulcerosa e altre patologie intestinali, poco conosciuta in Italia e che io spesso adotto per i miei pazienti, il miele è l’unico dolcificante utilizzato. L’intestino malato è incapace di digerire gli zuccheri complessi, presenti nei farinacei, negli amidi e nello zucchero bianco (saccarosio), mentre non fa nessuno sforzo ad assimilare quelli semplici del miele.
Oltre ai monosaccaridi, sono presenti piccole quantità di altri zuccheri: disaccaridi (saccarosio, maltosio e isomaltosio), trisaccaridi e oligosaccaridi.
Acqua – dopo gli zuccheri è il componente più importante. Come ho già detto, la sua percentuale è determinante per la conservazione del miele. Solo il miele che ha meno del 18% di acqua può essere conservato senza rischiare la fermentazione. La percentuale finale dell’acqua dipende da alcune variabili: umidità dell’alveare, caratteristiche del nettare e modalità di estrazione e stoccaggio del miele. Comunque, in generale, il miele, se ben prodotto e tenuto chiuso, si conserva illimitatamente.
Acidi organici – sono costituenti minori e sono responsabili dell’acidità del miele e contribuiscono in buona misura al suo caratteristico aroma.
Minerali e vitamine – sono presenti in piccolissime quantità. Tra i minerali, il potassio è quello più importante. I mieli di colore più scuro sono i più ricchi di minerali. Secondo le vedute della medicina accademica, che tutto conta, numera e pesa, il contenuto di vitamine e minerali nel miele sarebbe comunque irrilevante e quindi di nessun effetto sulla salute umana. Gli unici benefici del miele sono attribuiti agli zuccheri e al loro potere energetico, blandamente antinfiammatorio e lenitivo. Tuttavia, piante e alimenti sono ben altro che la mera somma dei loro componenti singoli. Inoltre, il nostro corpo funziona sulla base anche di messaggi molto fini e dentro di noi sono presenti a dosi piccolissime moltissime sostanze minerali e vitaminiche, pur molto importanti. Mi viene in mente l’olio di oliva: per anni ci hanno raccontato la storia che fa bene per il contenuto di grassi monoinsaturi, ovviamente in antitesi ai famigerati e criminalizzati grassi saturi. Poi, invece, si è scoperto che il buono dell’olio sta nelle sostanze antiossidanti, presenti in minima parte, quasi insignificante.
Composti azotati – tra i quali gli enzimi provenienti dalle secrezioni delle ghiandole salivari delle api operaie. Giocano un ruolo fondamentale nella formazione del miele. Sono un indicatore di genuinità, perché la pastorizzazione, i trattamenti termici e varie adulterazioni ne riducono la presenza. I principali sono l’invertasi (saccarasi), la diastasi (amilasi) e la glucoso-ossidasi.
Altro - tracce di proteine, enzimi, aminoacidi sembra siano la conseguenza della contaminazione del miele da parte del polline.
Sostanze farmacologicamente attive – alcune sono state identificate, ma molto ancora si deve scoprire.

Proprietà
Fino al XIX secolo era l’unica fonte di zucchero concentrato, sebbene non fosse così facilmente disponibile per tutte le classi sociali, considerata la sua scarsità e il costo. Come farmaco, ha una lunghissima storia. E’ stato usato da solo o spesso miscelato ad erbe medicinali, per via interna ed esterna. Numerose sono le applicazioni tradizionali. Non tutti i tipi di miele sono uguali nel loro effetto. Alcuni sono più attivi di altri.
Benefici nutrizionali - migliora le performance fisiche, soprattutto negli sforzi ripetuti e prolungati. Favorisce l’efficienza mentale. Ottimo nelle persone stanche, esaurite, inappetenti, malate, nelle convalescenze e nel caso di problemi di digestione e assimilazione. E’ in grado di facilitare la crescita nei neonati non allattati al seno, la fissazione del calcio a livello osseo e di curare l’anemia.
Apparato digerente - promuove l’assimilazione del cibo ed è efficace nel caso di gastroenteriti, costipazione, ulcere duodenali e patologie del fegato, come hanno dimostrato diversi studi. Sono riportati benefici anche nelle gengiviti e periodontiti.
Apparato respiratorio - è un noto rimedio per le malattie da raffreddamento, che si accompagnano a mal di gola, irritazione delle vie aeree, tosse e infezioni. Oltre alle proprietà antinfettive, il miele deve la sua efficacia all’azione lenitiva e rilassante del fruttosio.
Apparato cutaneo – il miele è da tempo immemorabile usato per le malattie della pelle. Trova impiego nelle ferite, nelle ulcere, nelle irritazioni, nelle infiammazioni e nelle ustioni. Ha una spiccata azione antisettica, rigenera i tessuti e facilita un’ottimale cicatrizzazione. Se applicato immediatamente, riduce la formazione delle bolle in seguito ad ustioni e favorisce la formazione di nuovo tessuto. Varie misture a base di miele, erbe, olio d’oliva e altre componenti naturali, sono state sperimentate con notevoli successi sia in campo umano sia veterinario. Le proprietà cicatrizzanti e antisettiche del miele nel caso di ferite, da traumi e da chirurgia, sono state per la prima volta prese in considerazione dalla scienza negli anni ’40, ma poi l’avvento degli antibiotici ha spostato l’attenzione verso questi nuovi e più redditizi farmaci. L’azione antisettica sarebbe attribuita alla presenza di acido gluconico, agli zuccheri e al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), che si forma in seguito alla trasformazione del glucosio in acido gluconico. Gli studi condotti finora dimostrano che le ferite diventano sterili tra i 3 e i 10 giorni, i tessuti gangrenosi e necrotici sono velocemente rimpiazzati con tessuto di granulazione, le ferite chirurgiche guariscono velocemente e durante gli interventi di laparoscopia tumorale vengono impedite le adesione e disseminazioni di cellule cancerose. Il miele applicato localmente ha anche ridotto l’incidenza delle amputazioni nel caso di malati di diabete. E’ stato anche riportato in letteratura che l’applicazione topica del miele riduce il dolore. In molti ospedali da campo nei Paesi del Terzo Mondo, dove antibiotici e altre medicine scarseggiano, il miele è stato usato con successo per tantissimo tempo.
Apparato visivo – il miele ha una lunga tradizione per la cura delle affezioni oculari. Applicato direttamente sull’occhio, è indicato in caso di cateratta, congiuntiviti, affezioni della cornea.
Diabete - secondo alcuni il miele è un dolcificante permesso, ma l’alto contenuto di zuccheri lo rende sconsigliabile in questa patologia. Tuttavia, è stato dimostrato che, nei diabetici, è molto meglio dello zucchero di canna, mentre nei soggetti sani alza la glicemia meno del comune zucchero.
Altri benefici - è ritenuto in grado di normalizzare la funzione renale, ridurre la febbre, migliorare l’insonnia, facilitare lo svezzamento da alcol e proteggere il fegato.

Medicina ayurvedica
Nella Medicina ayurvedica il miele è considerato in assoluto il miglior dolcificante. E' un alimento cosiddetto "sattvico", cioè con una grossa valenza spirituale e quindi molto utile a coloro che seguono un cammino di conoscenza (yoga, meditazione, ecc).
I suoi attributi sono: dolce, astringente e pungente, riscaldante. Tuttavia, le sue qualità possono variare ed essere influenzate dal fiore da cui viene prodotto e da altre variabili.
In generale bilancia tutti e tre i Dosha. Tuttavia, in eccesso può aggravare Pitta. E' il miglior dolcificante per Kapha.
E' emolliente, espettorante, lassativo, nutritivo e tonico. Aiuta ad eliminare il catarro, ridurre gli accumuli di grasso e allo stesso tempo nutre la mente, i nervi e i sensi. E' ringiovanente, aumenta Ojas, la forza vitale, che nella medicina occidentale può essere assimilata al "sistema immunitario"...anche se non è proprio la stessa cosa.
Il miele grezzo, non pastorizzato, di non oltre 6 mesi, è nutritivo e rinfrescante e buono per Pitta e Vata, ma non per Kapha. Un po' di miele grezzo è il miglior dolcificante per i bambini e in piccole dosi è il miglior cibo per i bambini più piccoli. Aiuta a rafforzare il sistema immunitario. E’ particolarmente indicato nelle malattie croniche, debilitanti, che lasciano il bambino (ma anche l'adulto) stanco e dimagrito.
Secondo i precetti ayurvedici, il miele non va mai cotto, perché aggrava Pitta (infiammazioni) e più facilmente si trasforma in AMA (tossine, catarro, ecc). Assume cioè tutte le caratteristiche negative e intossicanti dello zucchero bianco. Secondo l'ayurveda, quindi, l’abitudine occidentale di fare dolci con il miele (cuocere tutto insieme) non è sana, produce tossine e contribuisce al catarro.
Per la terapia ayurvedica, il miele è considerato un "anupana", cioè un veicolo con il quale assumere erbe e medicamenti. Migliora l'assimilazione dei rimedi e aumenta l'azione mucolitica di certe erbe. Per esempio, in una rinite catarrale subacuta o cronica si può usare dell'Edera terreste in TM mescolata con 1/2 o 1 cucchiaino di buon miele x 3-4 volte al giorno.

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Messaggio Da XENA Lun 5 Mag 2008 - 9:17

Curiosità
- Le api visitano ben 2 milioni di fiori per produrre 1 kg di miele e coprono, in volo, una distanza pari a tre volte il giro del mondo.
- Durante ogni giro di raccolta, visitano dai 50 ai 100 fiori.
- In media un’ape operaia è in grado di produrre solo un dodicesimo di cucchiaino di miele in tutta la sua vita.
- Il miele è il 25% più dolce del comune zucchero.
- Il disegno più antico che ritrae la raccolta del miele da un alveare selvatico si trova sulla parete di una grotta in Spagna e risale a 15.000 anni fa.
- Il grande filosofo greco Democrito (460-370 a.C.) aveva una dieta molto ricca di miele e pare sia vissuto fino 109 anni.
- Nel I secolo d.C. il Romano Apicus scrisse una serie di libri di cucina in cui oltre la metà delle ricette prevede l’uso del miele.
- Gli antichi medici Romani davano miele ai loro pazienti per favorire il sonno.
- Gli Egizi tenevano le api in arnie alte e cilindriche. Simili arnie sono ancora usate in alcune località remote dell’attuale Egitto.
- Napoleone per il suo Impero ha adottato il simbolo dell’ape, simbolo di industriosità, efficienza e produttività.
- Le api sono un mistero per la scienza, perché sono rimaste immutate per oltre 20 milioni di anni.
- Le api hanno 4 ali e le battono 11.400 volte al minuto e volano ad una velocità pari a 19,3 km all’ora
- Ogni colonia ha un odore caratteristico. Tutti le api della stessa colonia ce l’hanno addosso. Le api guardiane riconoscono i membri della colonia proprio da questo odore.
- Le api quando nascono non sanno fare il miele, ma devono impararlo da quelle con più esperienza.
- Ogni arnia può produrre dai 27 ai 50 kg di miele.
- Nel periodo dell’anno di maggiore raccolta un alveare può ospitare circa 50.000 api.
- Per molto tempo i cantanti lirici hanno usato solo il miele per potenziare le loro capacità canore e lenire le loro corde vocali prima di ogni performance.
- Secondo il Dr Paul Gold, Professore alla Università della Virginia, le persone hanno una memoria migliore dopo che hanno consumato glucosio, che si trova nel miele.
- Il miele fornisce energia in due modi: il glucosio è assorbito più velocemente e fornisce rapidamente energia di pronto uso, mentre il fruttosio viene assorbito più lentamente e quindi fornisce energia in tempi più prolungati.
- Recenti studi hanno mostrato che gli atleti che consumano miele prima e dopo la prestazione fisica recuperano le forze molto più velocemente.

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Messaggio Da minerva Lun 5 Mag 2008 - 9:33

Quando mi sono operata di safenectomia c'era una signora con ulcere venose alle gambe e quando la medicavano da ultimo mettevano il miele.
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Messaggio Da silvy Lun 5 Mag 2008 - 11:00

IO dolcifico tutto con il miele d'Acacia ,lo metto anche nell'ALOE non conoscevo bene le loro propieta' .Ora grazie a te si' .Non sapevo il loro uso sulle ulcere ,anch'io dovrei operarmi alla Safena ma non l'ho mai fatta ,tu adesso hai risolto ho hai ancora dei problemi??? smile bacio
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Messaggio Da minerva Lun 5 Mag 2008 - 13:31

Mi sono operata due volte a tutte e due le gambe, ho fatto sclerosanti a fiumi, ma essendo di razza tornano in continuazione.
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Messaggio Da petalo25 Dom 11 Mag 2008 - 14:28

minerva ha scritto:Mi sono operata due volte a tutte e due le gambe, ho fatto sclerosanti a fiumi, ma essendo di razza tornano in continuazione.
ma che due palleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee:con la c non hai visto miglioramenti?????Mia sorella farà a breve la safenectomia ed è un po' spaventata...................
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Messaggio Da minerva Dom 11 Mag 2008 - 14:46

Di spaventoso non c'è nulla, la rottura è che per quanto tu faccia se è famigliare non si risolve definitivamente.
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Messaggio Da sira214 Dom 11 Mag 2008 - 21:59

Peccato che: (da virgilio ma apparso un po' ovunque):
Strage di api: un rischio per tutta l'umanità


L'inarrestabile moria delle api segna un'emergenza planetaria. La profezia di Einstein rischia di avverarsi: no api, no vita



«Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra – diceva Albert Einstein - all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita».
L'inquietante profezia del grande fisico è in realtà il frutto di un lucido ragionamento: niente api, niente impollinazione; quindi niente piante; né animali erbivori. E quindi, niente più uomini.

Al di là del paradosso, la presenza degli industriosi insetti sul pianeta è fondamentale e il fatto che oggi la popolazione totale delle api risulti dimezzata, sta diventando un'emergenza planetaria.

Il misterioso fenomeno della moria della api imperversa su scala mondiale, basti pensare che in Italia - fa luce la Coldiretti - solo nel 2007 si è registrata la perdita di 200mila alveari, mentre negli Stati Uniti la situazione è ancora più drammatica: in alcuni territori gli alveari sono stati devastati, con mortalità del 60-70%, tanto che è stata coniata la sindrome del Colony Collapse Disorder, Sindrome dello spopolamento degli alveari.

"Se avremo meno miele, utilizzeremo più zucchero", potrebbero pensare alcuni (con la stessa lungimiranza di Maria Antonietta che avrebbe detto, alla vigilia della rivoluzione: "Se popolo non ha pane, mangi brioches").
Non è così. La strage di api non mette a rischio il solo futuro dell’apicoltura, ma ha ripercussioni su tutto il nostro comparto agricolo, dal momento che oltre un terzo delle coltivazioni sono impollinate grazie al loro lavoro.

Mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e, colza - spiega la Coldiretti - dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti, come pure la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api. Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere, come l’erba medica ed il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento.
In Italia, la perdita degli alveari, lo scorso anno, ha provocato un danno economico per la mancata impollinazione pari a 250 milioni di Euro.

L'amarezza dei conti lascia il posto a un interrogativo inquietante: che cosa sta uccidendo le api?
Un apicoltore spiega «Non troviamo api morte negli alveari. Le nostre api scompaiono senza lasciar traccia. Sicché è difficile capire la causa della catastrofe».
Tra le ipotesi fatte, oltre a virus e a parassiti, spesso frutto di introduzioni di specie da altri paesi, vi è chi attribuisce la responsabilità della strage ai troppi
pesticidi sparsi sulle coltivazioni; altri puntano il dito sulle sementi geneticamente modificate (Ogm); per altri ancora sarebbero le onde elettromagnetiche attivate dalla telefonia cellulare, responsabili delle difficoltà che le api incontrano nel ritornare al proprio alveare.
Ma l’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) lancia l’allarme sulla presenza di un nuovo nemico delle api da non sottovalutare: «il ruolo del clima, perché un suo andamento irregolare può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la loro crescita e sviluppo, indebolendo le difese dell’alveare».
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Messaggio Da petalo25 Dom 11 Mag 2008 - 23:29

mon dieu...................................
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