LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
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LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
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Gli avvoltoi della piana di Cobbò, presso Alomatà (Eritrea) furono nei giorni scorsi in grande fermento.
C'è ancora la guerra,
- aveva annunciato uno dei rapaci -
fra poco comincerà una battaglia.
Migliaia e migliaia di armati si erano infatti riuniti nella piana, con propositi evidentemente bellicosi.
Di bianchi se ne vedevano solo qualche decina;
tutti gli altri erano galla, cioé negri,
ma gli avvoltoi sono di bocca buona e si sarebbero accontentati.
Uno di questi volatili,
vecchissimo,
un vero patriarca,
che usa affliggere i compagni con i suoi ricordi del secolo scorso,
sosteneva che quei soldati gli ricordavano stranamente i tempi di Menelicche,
da come andavano vestiti e armati.
Niente fucili e mitragliatrici, infatti,
ma lance, sciaboloni, scudi di pelle, criniere di leone.
"La faccenda non mi persuade
- andava gracchiando il vegliardo alato -
Ci deve essere sotto un trucco".
Gli altri però non gli davano retta, dicendo ch'era rimbambito, e continuavano ad affilare i becchi.
La notte passò,
i fuochi dei bivacchi si spensero,
gli armati, divisi in due eserciti opposti,
mossero all'alba con grida barbare minacciando sterminio.
L' avanguardia di una delle due armate si avanzò al galoppo verso il nemico
e dall'alto di un poggio scaraventò giù una grandinata di lance.
Il nemico reagì immediatamente,
le due immense schiere cozzarono fra nembi di polvere,
mulinelli di lame, rauche urla di battaglia.
Con l'acquolina in bocca gli avvoltoi roteavano sopra la mischia,
attendendo la fine per scendere a far pascolo di carne.
Aspetta aspetta,
il furore della lotta andò placandosi,
le grida si spensero,
da una parte e dall'altra le schiere si sminuzzarono, sparpagliandosi fiaccamente per la pianura.
Gli uccelli cominciarono a planare, voraci come non mai:
migliaia di guerrieri dovevano essere morti,
a giudicare dall'impeto con cui si erano battuti.
Pure gli avvoltoi avevano un bell'abbassarsi a fil di terra e aguzzare gli occhi:
il campo di battaglia era vuoto,
assolutamente deserto,
neppure un uomo giaceva tra gli sterpi, nemmeno un cavallo ferito.
"Tradimento! Tradimento!" si mise a gridare uno dei rapaci che non sapeva capacitarsi.
Gli uomini avevano imparato a combattere senza farsi male?
La crudele delusione sarebbe stata evitata se gli avvoltoi si fossero interessati di cinematografo.
In questo caso non avrebbero stentato a identificare, attorno alle falangi in lotta,
una decina di macchine da presa con relativi operatori,
e nell'uomo bianco che pareva essere uno dei capi avrebbero riconosciuto
il regista Alessandrini,
intento a girare una delle scene capitali del suo nuovo film Abuna Messias,
ispirato alla vita del Cardinale Massaia.
In realtà i 7.000 cavalieri e i 4.000 fanti non erano che comparse, reclutate fra i contadini galla della zona
e le armi erano in maggioranza di legno compensato
(a evitare che i finti guerrieri, nell'entusiasmo, prendessero la parte un pò troppo sul serio).
Da una parte l'armata di Menelik, favorevole al cardinale Massaia,
dall'altra Re Iohannes, ostile alla chiesa cattolica,
una battaglia che la storia non conosce ma che, data l'ostitilità tra i due capi in quegli anni,
sarebbe potuta benissimo accadere.
E' positivo che gli avvoltoi non volevano darsela per inteso.
Fino a notte continuarono a incrociare a bassa quota,
amareggiatissimi,
in cerca dei morti...
... che non ci potevano essere.
-----------------------------------------------------
Tratto dal Sole 24Ore (2001 circa):
"Il 28 gennaio 1972 moriva Dino Buzzati.
L'articolo qui riportato, datato Dessié (Etiopia), 7 giugno 1939, è inedito per l'Italia.
Era destinato al "Corriere della Sera",
ma fu bocciato dalla censura fascista probabilmente perché di tono grottesco e antieroico.
E' tratto dal volume
di Marie- Hélène Caspar, "L' Africa di Buzzati", Université Paris X, Nanterre 1997."
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Gli avvoltoi della piana di Cobbò, presso Alomatà (Eritrea) furono nei giorni scorsi in grande fermento.
C'è ancora la guerra,
- aveva annunciato uno dei rapaci -
fra poco comincerà una battaglia.
Migliaia e migliaia di armati si erano infatti riuniti nella piana, con propositi evidentemente bellicosi.
Di bianchi se ne vedevano solo qualche decina;
tutti gli altri erano galla, cioé negri,
ma gli avvoltoi sono di bocca buona e si sarebbero accontentati.
Uno di questi volatili,
vecchissimo,
un vero patriarca,
che usa affliggere i compagni con i suoi ricordi del secolo scorso,
sosteneva che quei soldati gli ricordavano stranamente i tempi di Menelicche,
da come andavano vestiti e armati.
Niente fucili e mitragliatrici, infatti,
ma lance, sciaboloni, scudi di pelle, criniere di leone.
"La faccenda non mi persuade
- andava gracchiando il vegliardo alato -
Ci deve essere sotto un trucco".
Gli altri però non gli davano retta, dicendo ch'era rimbambito, e continuavano ad affilare i becchi.
La notte passò,
i fuochi dei bivacchi si spensero,
gli armati, divisi in due eserciti opposti,
mossero all'alba con grida barbare minacciando sterminio.
L' avanguardia di una delle due armate si avanzò al galoppo verso il nemico
e dall'alto di un poggio scaraventò giù una grandinata di lance.
Il nemico reagì immediatamente,
le due immense schiere cozzarono fra nembi di polvere,
mulinelli di lame, rauche urla di battaglia.
Con l'acquolina in bocca gli avvoltoi roteavano sopra la mischia,
attendendo la fine per scendere a far pascolo di carne.
Aspetta aspetta,
il furore della lotta andò placandosi,
le grida si spensero,
da una parte e dall'altra le schiere si sminuzzarono, sparpagliandosi fiaccamente per la pianura.
Gli uccelli cominciarono a planare, voraci come non mai:
migliaia di guerrieri dovevano essere morti,
a giudicare dall'impeto con cui si erano battuti.
Pure gli avvoltoi avevano un bell'abbassarsi a fil di terra e aguzzare gli occhi:
il campo di battaglia era vuoto,
assolutamente deserto,
neppure un uomo giaceva tra gli sterpi, nemmeno un cavallo ferito.
"Tradimento! Tradimento!" si mise a gridare uno dei rapaci che non sapeva capacitarsi.
Gli uomini avevano imparato a combattere senza farsi male?
La crudele delusione sarebbe stata evitata se gli avvoltoi si fossero interessati di cinematografo.
In questo caso non avrebbero stentato a identificare, attorno alle falangi in lotta,
una decina di macchine da presa con relativi operatori,
e nell'uomo bianco che pareva essere uno dei capi avrebbero riconosciuto
il regista Alessandrini,
intento a girare una delle scene capitali del suo nuovo film Abuna Messias,
ispirato alla vita del Cardinale Massaia.
In realtà i 7.000 cavalieri e i 4.000 fanti non erano che comparse, reclutate fra i contadini galla della zona
e le armi erano in maggioranza di legno compensato
(a evitare che i finti guerrieri, nell'entusiasmo, prendessero la parte un pò troppo sul serio).
Da una parte l'armata di Menelik, favorevole al cardinale Massaia,
dall'altra Re Iohannes, ostile alla chiesa cattolica,
una battaglia che la storia non conosce ma che, data l'ostitilità tra i due capi in quegli anni,
sarebbe potuta benissimo accadere.
E' positivo che gli avvoltoi non volevano darsela per inteso.
Fino a notte continuarono a incrociare a bassa quota,
amareggiatissimi,
in cerca dei morti...
... che non ci potevano essere.
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Tratto dal Sole 24Ore (2001 circa):
"Il 28 gennaio 1972 moriva Dino Buzzati.
L'articolo qui riportato, datato Dessié (Etiopia), 7 giugno 1939, è inedito per l'Italia.
Era destinato al "Corriere della Sera",
ma fu bocciato dalla censura fascista probabilmente perché di tono grottesco e antieroico.
E' tratto dal volume
di Marie- Hélène Caspar, "L' Africa di Buzzati", Université Paris X, Nanterre 1997."
Dezeb- Utente Senior
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Numero di messaggi : 1431
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Data d'iscrizione : 29.12.07
Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
Fortissimo sto racconto.
Non capisco perche lo hanno bocciato.....non mi pare antieroico ma solo molto simpatico.
Mah!
Non capisco perche lo hanno bocciato.....non mi pare antieroico ma solo molto simpatico.
Mah!
mara- Utente Senior
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Numero di messaggi : 5443
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Data d'iscrizione : 18.05.08
Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
bè mi fa piacere che lo trovi così,
poi non so come si possa intendere,
comunque Dino Buzzati, almeno in queste parole usate per questo racconto lo trovo comico (anche se per questioni gravi come la guerra o la morte) in altri racconti, ma ne ho letto solo uno anni fa di cui non mi ricordo quasi il titolo... è di un genere fantastico o inventivo per questioni anche gravi,
personalmente noto che Dino Buzzati morì di tumore al pancreas, chissà che non ci sia un parallellismo tra le questioni da lui sollevate, della morte e di una certa tragicità dell'esistenza, col suo tentativo di mettere in chiave, qui comica, qualcosa di appunto grave...
poi non so come si possa intendere,
comunque Dino Buzzati, almeno in queste parole usate per questo racconto lo trovo comico (anche se per questioni gravi come la guerra o la morte) in altri racconti, ma ne ho letto solo uno anni fa di cui non mi ricordo quasi il titolo... è di un genere fantastico o inventivo per questioni anche gravi,
personalmente noto che Dino Buzzati morì di tumore al pancreas, chissà che non ci sia un parallellismo tra le questioni da lui sollevate, della morte e di una certa tragicità dell'esistenza, col suo tentativo di mettere in chiave, qui comica, qualcosa di appunto grave...
Dezeb- Utente Senior
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Data d'iscrizione : 29.12.07
Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
poi certamente nell'ambito della cultura fascista mettere qualcosa che riguarda la guerra in questo senso così poco di "assalto" certamente non si poteva fare
Dezeb- Utente Senior
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Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
infatti l'ho pensato anche io....la guerra era sicuramente qualcosa che andava esaltato....sacra!
Sarebbe un po come prendere in giro ora il Papa.
Sarebbe un po come prendere in giro ora il Papa.
mara- Utente Senior
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Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
eh già, la guerra mi pare che era uno strumento inteso come valorizzante...
Dezeb- Utente Senior
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Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
e certo se no col piffero che si andava a morire in battaglia......poi per dei valori inesistenti!
Un po come fanno gli americani ad addestrare i loro soldati....da esaltati fuori di cranio!
Un po come fanno gli americani ad addestrare i loro soldati....da esaltati fuori di cranio!
mara- Utente Senior
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Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
tra l'altro si fa menzione del "cinematografo" che mette in scena la guerra... credo che sia un richiamo alla propaganda fascista... presumo ancora un altro elemento per ridicolizzare questo aspetto del fascismo...
e sì anche oggi ci sono propagande varie insieme ad informazioni sbagliate per promuovere la guerra, così, da un mio punto di vista generale...
forse ai tempi del fascismo, tutti quei documentari, quei filmati di preparazione della guerra erano con esiti fasulli , poi sì che i soldati si trovavano ad avere armi in legno compensato , la critica certo era lontana da come stavano le cose, ma allora si credeva di più a queste promozioni della guerra etc..., qui Dino Buzzati è semplicemente geniale per suggerire lo stato della situazione, se lo ha fatto intenzionalmente o meno
e sì anche oggi ci sono propagande varie insieme ad informazioni sbagliate per promuovere la guerra, così, da un mio punto di vista generale...
forse ai tempi del fascismo, tutti quei documentari, quei filmati di preparazione della guerra erano con esiti fasulli , poi sì che i soldati si trovavano ad avere armi in legno compensato , la critica certo era lontana da come stavano le cose, ma allora si credeva di più a queste promozioni della guerra etc..., qui Dino Buzzati è semplicemente geniale per suggerire lo stato della situazione, se lo ha fatto intenzionalmente o meno
Dezeb- Utente Senior
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Re: LA GUERRA VISTA DAGLI AVVOLTOI
ehm... comunque volevo precisare che questo racconto l'ho preso integralmente dall'inserto domenicale del Sole 24ORE di una data che non ricordo esattamente, del 2001 o 2002, visto che quel giornale ce l'ho da qualche parte... e si trova sul web se non in due pagine inclusa questa.
Dezeb- Utente Senior
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