Claudio Lalla :Medicina Naturale per prevenire e curare il cancro
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Claudio Lalla :Medicina Naturale per prevenire e curare il cancro
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Ultima modifica di XENA il Mer 15 Giu 2011 - 11:20 - modificato 1 volta.
Re: Claudio Lalla :Medicina Naturale per prevenire e curare il cancro
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Re: Claudio Lalla :Medicina Naturale per prevenire e curare il cancro
Vediamo un pò chi è Claudio Lalla sarà mica un complottista no no è un medico questo il suo curriculum:
Curriculum Vitae di Claudio Lalla
Laureato in Medicina e in Psicologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma, si è specializzato in psicoterapia a orientamento psicoanalitico, psicoterapia cognitivo-comportamentale, terapia familiare, medicina psicosomatica e ipnosi clinica. E' socio didatta della Società Italiana di Terapia Cognitiva e Comportamentale. Ha pubblicato vari articoli e alcuni libri, fra cui "Verso una sintesi fra cognitivismo e psicoanalisi" e "La teoria valoriale dei disturbi di personalità".
Si dedica da trent'anni alla cura dei disturbi mentali.
Il disturbo di attacchi di panico, l’agorafobia, il disturbo d’ansia generalizzato, la fobia sociale, le fobie specifiche, il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione e i disturbi di personalità rappresentano gli attuali campi di maggior intervento clinico e di ricerca.
Titoli acquisiti
• Laurea in Psicologia - indirizzo applicativo - conseguita il 23 Settembre 1977 presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, con voto 110/110 e lode ;
• frequenza e superamento degli esami del 1° e del 2° corso di insegnamento organizzati nell'anno 1983 dall'Associazione Medica Italiana per lo Studio dell'Ipnosi (A.M.I.S.I.);
• frequenza negli anni accademici 1983 e 1984 e superamento delle relative prove d'esame del Corso Biennale di Formazione in Medicina Psicosomatica, promosso dalla Società Italiana di Medicina Psicosomatica con il patrocinio del Ministero della Sanità presso l'Università di Roma “La Sapienza”;
• frequenza e completamento di un Training di Formazione in Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva organizzato dalla Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.) e acquisizione, dopo il superamento dell'esame finale in data 13/10/1987, della qualifica di Socio ordinario della SITCC ;
• frequenza dal 1982 al 1988 e superamento dell'esame conclusivo del Corso quadriennale di Formazione in Psicoterapia Relazionale tenuto presso l'Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale di Roma;
• frequenza del Corso di Specializzazione quadriennale in Psicologia Clinica e Psicoterapia ad orientamento Psicoanalitico, organizzato dalla Società di interventi e Ricerche in Psicologia Applicata (S.I.R.P.A.) e superamento definitivo in data 21/06/1987 delle relative prove d'esame;
• iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Lazio dal 17/12/1993;
• con delibera n.126 dell'11/11/1994 il Consiglio dell'Ordine degli Psicologi del Lazio consente in via definitiva e permanente l'esercizio dell'attività psicoterapeutica;
• acquisizione nel 1999 della qualifica di Socio Didatta della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.);
• laurea in Medicina e Chirurgia, conseguita presso l'Università da Roma “La Sapienza” in data 29/10/2002 con voto 102.00/110;
• abilitazione alla professione di medico-chirurgo, conseguita presso l'Università di Roma “La Sapienza” nel mese di novembre dell'anno 2002 con voto 104.00/110.
• Iscrizione all'Albo Professionale dei Medici-Chirurghi della provincia di Roma dal 14/01/2003 con n. d'ord. 52142.
• Conseguimento, il 21 settembre 2008, del Certificate of Attendance for level I del training in EMDR.
Attività professionale
• Esercizio della psicoterapia cognitiva da 25 anni.
• Nel 1996 fonda insieme ad altri psicoterapeuti il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva.
• Come socio didatta della SITCC conduce training quadriennali di perfezionamento in psicoterapia cognitiva.
• Attualmente ha affiancato all'attività psicoterapeutica e a quella didattica la conduzione di corsi per l'apprendimento della pratica della mindfulness , secondo il programma di rilassamento e riduzione dello stress formulato da Jon Kabat-Zinn.
Relazioni a congressi e convegni
• “Sistema interpersonale e intrapersonale: quale rapporto?”, al I Convegno del Centro per la Psicoterapia della Coppia e della Famiglia, svoltosi a Perugia dal 14 al 16 Giugno 1985.
• “Interpretation of Dreams and Constructivist Psychotherapy”, all'Eighth Interantional Congress on Personal Construct Psychology, svoltosi ad Assisi dal 2 al 7 Agosto 1989.
• Relazione sull'interpretazione cognitiva dei sogni condotta il 17 marzo 1990 nell'ambito del seminario per esperti “Il sogno nella psicoterapia cognitiva”, organizzato dal 1° Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma.
• “Per la costruzione della relazione terapeutica”, nel simposio “Significato, vicissitudini e utilizzazione della relazione clinica in psicoterapia cognitiva” al VI Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, svoltosi a Siena dal 27 al 29 Settembre 1992.
• “Come funzionano le metafore terapeutiche” nel Simposio “L'uso della metafora e del pensiero non convenzionale in psicoterapia” al VII Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva svoltosi a Lugano dal 13 al 15 Ottobre 1994.
• “L'intolleranza verso la coscienza dell'evento temuto come fattore patogenetico centrale del Disturbo Ossessivo-Compulsivo”, presentata al IX Congresso Nazionale della SITCC, svoltosi a Torino dal 13 al 15 Novembre 1998.
• “La gestione della relazione terapeutica nei diversi disturbi di personalità”, presentata al IX Congresso Nazionale della SITCC, svoltosi a Torino dal 13 al 15 Novembre 1998.
• “Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo come analogo psicopatologico delle malattie autoimmuni”, presentata con il dott. A. Pinto nel simposio “Il disturbo Ossessivo-Compulsivo: verso una comprensione del modello clinico”, svoltosi al X Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, svoltosi a Orvieto dal 16 al 19 Novembre 2000.
• “Il ruolo di autoantigene mentale svolto nel DOC dalla coscienza dell'evento temuto”, al Convegno della SPR-Italia, Sezione Italiana della Society for Psychotherapy Research, svoltosi a Roma i giorni 1 e 2 Dicembre 2000.
• “Comprensione e terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo come equivalente mentale delle malattie autoimmuni” presentata con il dott. A Pinto e la dott.ssa S. Cuffaro nella sessione tematica “Ricerca sul processo – esito” del III Convegno Nazionale della Sezione Italiana della Society for Psychotherapy Research, svoltosi a Palermo dal 18 al 21 Ottobre 2001.
• “Disegno e risultati di una ricerca condotta sul DOC a partire dall'ipotesi che la sua versione a basso insight rappresenti l'equivalente mentale delle malattie autoimmuni”, presentata con il dott. A. Pinto nel simposio “Disturbo Ossessivo-Compulsivo: dalla progressione nella conoscenza al potenziamento della cura”, svoltosi all'XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva svoltosi a Bologna dal 19 al 22 Settembre 2002.
• “Deprimere le difese verso la coscienza dell'evento temuto: un modo nuovo ed efficace di curare il DOC” nel simposio “Disturbo Ossessivo-Compulsivo: dalla progressione nella conoscenza al potenziamento della cura”, svoltosi all'XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva svoltosi a Bologna dal 19 al 22 Settembre 2002.
• Il DOC come sindrome da perdita di tolleranza verso proprie forme di pensiero” nel simposio “Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo grave: aspetti teorici, epidemiologici e terapeutici”, svoltosi al XII Congresso Nazionaledella Società Italiana di Terapia Cognitiva e Comportamentale svoltosi a Verona dal 22 al 24 Ottobre 2004.
• “Understanding and treating obsessive-compulsive disorder as mental equivalent of autoimmune diseases” presentata con il dott. A. Pinto nella Paper Session “Disorders, Psychodiagnostics”, svoltasi nel 35° Congresso Internazionale della Society for Psychotherapy Research svoltosi a Roma dal 16 al 19 giugno 2004.
Traduzioni
• Saggio di J.F. Rychlak “L'opposizione fra il modello lockiano e quello kantiano nel campo della psicopatologia”, apparso su “Le teorie cognitive dei disturbi emotivi”, a cura di F. Mancini e A.Semerari, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1990.
• Saggio di L. E. O'Connor e J. Weiss “Psicoterapia per Dipendenza da Sostanze: un'applicazione della Control Mastery Theory”, apparso su Psicoterapia, n° 8, 1997.
Articoli apparsi su riviste
• “La guarigione come processo cognitivo”, Psicobiettivo, n° 2, 1993.
• “Prospettive cognitive sulla mente inconscia”, Psicobiettivo, n° 2, 1995.
• “Matematica della cognizione”, Psicoterapia, n° 2, 1995.
• “Geometrie della cognizione”, Psicoterapia, n° 6, 1996.
• “Come funzionano le metafore terapeutiche ?”, Psicobiettivo, n° 2, 1996.
• “Verso una teoria cognitiva del Disturbo Ossessivo-Compulsivo”, Psichiatria e Territorio, n° 1, 1998.
• “Per una teoria cognitiva sulla patogenesi e la cura del Disturbo Ossessivo-Compulsivo”, Psicoterapia, n° 12, 1998.
• “Sul dialogo socratico in psicoterapia”, Psicoterapia, n° 13, 1998.
Saggi apparsi in libri
• “Per la costruzione della relazione terapeutica”, in G.Sacco e L.Isola (a cura di), “La relazione terapeutica nelle terapie cognitive”, Roma, Melusina, 1992.
• “Idee per una interpretazione costruttivista dei sogni”, in A. Semerari (a cura di), “Il sogno in psicoterapia cognitiva”, Roma, Melusina, 1992.
• “La promozione della funzione metacognitiva attraverso l'uso delle tecniche cognitive standard”, in A. Semerari (a cura di ), “Psicoterapia cognitiva del paziente grave”, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1999.
Libri pubblicati come unico autore
• “Verso una sintesi fra cognitivismo e psicoanalisi. Teoria e tecnica del lavoro psicoterapeutico”, Milano, Franco Angeli, 1996.
• “La teoria valoriale dei disturbi di personalità. Modelli patogenetici, strategie psicoterapeutiche, procedure d'intervento", Milano, FrancoAngeli, 2008.
Traduzioni pubblicate all'estero
Il saggio “La promozione della funzione metacognitiva attraverso l'uso delle tecniche cognitive standard” è stato tradotto in spagnolo e pubblicato insieme al libro, “Psicoterapia cognitiva del paziente grave” dalla casa editrice Editorial desclée de Brouwer, S.A., 2002.
Fattore di impatto
• La relazione congressuale “Interpretation of Dreams and Constructivist Psychotherapy” è stata citata da ANTONIO SEMERARI (1991), in “I processi cognitivi nella relazione terapeutica”, La Nuova Italia Scientifica, Roma.
• La relazione congressuale “Per la costruzione della relazione terapeutica” è stata citata da ANTONIO SEMERARI (1991), in “I processi cognitivi nella relazione terapeutica”, La Nuova Italia Scientifica”, Roma.
• Il saggio “Per la costruzione della relazione terapeutica” è stato citato da CARLO PERRIS (1996), in “Le sindromi dissociative”, in Bara B., ed., “Manuale di Psicoterapia Cognitiva”, Bollati Boringhieri,Torino.
• L'articolo “Idee per una interpretazione costruttivista dei sogni” è stato citato da GIORGIO REZZONICO (1996), in “Sogni e stili relazionali: sul palcoscenico dopo il terapeuta”, in Rezzonico G. e Ruberti S., eds., “L'attaccamento nel lavoro clinico e sociale”, FrancoAngeli, Milano.
• L'articolo “Prospettive cognitive sulla mente inconscia” è stato citato da FRANCESCO MANCINI (1996), in Bara B., ed., “Manuale di Psicoterapia Cognitiva”, Bollati Boringhieri, Torino.
• L'articolo “Matematica della cognizione” è stato citato da FRANCESCO MANCINI (1996), in Bara B., ed., “Manuale di Psicoterapia Cognitiva”, Bollati Boringhieri, Torino.
• L'articolo “Sul dialogo socratico in psicoterapia” è stato citato da ANTONIO SEMERARI (2000) in “Storia, Teorie e Tecniche della Psicoterapia Cognitiva”, Laterza, Bari.
• L'articolo “Per una teoria cognitiva sulla patogenesi e la cura del Disturbo Ossessivo-Compulsivo” è stato citato da GIOVANNI LIOTTI (2001) in “Le opere della coscienza”, Raffaello Cortina Editore, Milano.
• L'articolo “Come funzionano le metafore terapeutiche” è stato citato da AURELIANO PACCIOLLA (2003) in Pacciolla A. e Natoli N., ed., “Metafora e psicologia”, Laurus Robuffo, Roma.
• Il saggio “La promozione della funzione metacognitiva attraverso le tecniche cognitive standard” è stato citato nel testo di SANDRA SASSAROLI, ROBERTO LORENZINI e G. MARIA RUGGERO (2006) “Psicoterapia cognitiva dell'ansia”, Raffaello Cortina Editore, Milano.
• Il libro “Verso una sintesi fra cognitivismo e psicoanalisi” è stato citato da:
• FRANCESCO AQUILAR (1988), “Psicoterapia cognitivo-attaccamentale concreta: principi generali e applicazioni specifiche per le fobie e il panico”, di Francesco Aquilar ed Emmanuele Del Castello (a cura di), “Psicoterapia delle fobie e del panico”, FrancoAngeli, Roma, 1988.
• GIANFRANCO GRAUS e GIORGIO DE ISABELLA (1998), “Integrazione: le esperienze e il contributo cognitivista”, Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, n° 2;
• MICHELE PROCACCI e ANTONIO SEMERARI (1998), “Il senso di non appartenenza e non condivisione in alcuni disturbi di personalità: modello clinico e intervento psicoterapeutico”, Psicoterapia, n° 12;
• ANTONIO SEMERARI (2000) “Storia, Teorie e Tecniche della Psicoterapia Cognitiva”, Laterza, Bari.
Inoltre il libro è stato recensito da:
• MARCO CASONATO, sul n° 6-7 di Psicoterapia, ottobre-dicembre 1996;
• MICHELE PROCACCI, sul n° 8 di Psicoterapia, gennaio-marzo 1997;
• LUCIA TOMBOLINI, sul n° 1 di Psicobiettivo, aprile 1997.
• ANTONIO PINTO, sul n° 6 di Psicoterapia Cognitiva, marzo 2000.
• Il libro "La teoria valoriale dei disturbi di personalità" è stato recensito da SALVATORE CRINO sul sito della Sezione Campana della SITCC il 21 novembre 2008".
Curriculum Vitae di Claudio Lalla
Laureato in Medicina e in Psicologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma, si è specializzato in psicoterapia a orientamento psicoanalitico, psicoterapia cognitivo-comportamentale, terapia familiare, medicina psicosomatica e ipnosi clinica. E' socio didatta della Società Italiana di Terapia Cognitiva e Comportamentale. Ha pubblicato vari articoli e alcuni libri, fra cui "Verso una sintesi fra cognitivismo e psicoanalisi" e "La teoria valoriale dei disturbi di personalità".
Si dedica da trent'anni alla cura dei disturbi mentali.
Il disturbo di attacchi di panico, l’agorafobia, il disturbo d’ansia generalizzato, la fobia sociale, le fobie specifiche, il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione e i disturbi di personalità rappresentano gli attuali campi di maggior intervento clinico e di ricerca.
Titoli acquisiti
• Laurea in Psicologia - indirizzo applicativo - conseguita il 23 Settembre 1977 presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, con voto 110/110 e lode ;
• frequenza e superamento degli esami del 1° e del 2° corso di insegnamento organizzati nell'anno 1983 dall'Associazione Medica Italiana per lo Studio dell'Ipnosi (A.M.I.S.I.);
• frequenza negli anni accademici 1983 e 1984 e superamento delle relative prove d'esame del Corso Biennale di Formazione in Medicina Psicosomatica, promosso dalla Società Italiana di Medicina Psicosomatica con il patrocinio del Ministero della Sanità presso l'Università di Roma “La Sapienza”;
• frequenza e completamento di un Training di Formazione in Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva organizzato dalla Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.) e acquisizione, dopo il superamento dell'esame finale in data 13/10/1987, della qualifica di Socio ordinario della SITCC ;
• frequenza dal 1982 al 1988 e superamento dell'esame conclusivo del Corso quadriennale di Formazione in Psicoterapia Relazionale tenuto presso l'Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale di Roma;
• frequenza del Corso di Specializzazione quadriennale in Psicologia Clinica e Psicoterapia ad orientamento Psicoanalitico, organizzato dalla Società di interventi e Ricerche in Psicologia Applicata (S.I.R.P.A.) e superamento definitivo in data 21/06/1987 delle relative prove d'esame;
• iscrizione all'Ordine degli Psicologi del Lazio dal 17/12/1993;
• con delibera n.126 dell'11/11/1994 il Consiglio dell'Ordine degli Psicologi del Lazio consente in via definitiva e permanente l'esercizio dell'attività psicoterapeutica;
• acquisizione nel 1999 della qualifica di Socio Didatta della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.);
• laurea in Medicina e Chirurgia, conseguita presso l'Università da Roma “La Sapienza” in data 29/10/2002 con voto 102.00/110;
• abilitazione alla professione di medico-chirurgo, conseguita presso l'Università di Roma “La Sapienza” nel mese di novembre dell'anno 2002 con voto 104.00/110.
• Iscrizione all'Albo Professionale dei Medici-Chirurghi della provincia di Roma dal 14/01/2003 con n. d'ord. 52142.
• Conseguimento, il 21 settembre 2008, del Certificate of Attendance for level I del training in EMDR.
Attività professionale
• Esercizio della psicoterapia cognitiva da 25 anni.
• Nel 1996 fonda insieme ad altri psicoterapeuti il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva.
• Come socio didatta della SITCC conduce training quadriennali di perfezionamento in psicoterapia cognitiva.
• Attualmente ha affiancato all'attività psicoterapeutica e a quella didattica la conduzione di corsi per l'apprendimento della pratica della mindfulness , secondo il programma di rilassamento e riduzione dello stress formulato da Jon Kabat-Zinn.
Relazioni a congressi e convegni
• “Sistema interpersonale e intrapersonale: quale rapporto?”, al I Convegno del Centro per la Psicoterapia della Coppia e della Famiglia, svoltosi a Perugia dal 14 al 16 Giugno 1985.
• “Interpretation of Dreams and Constructivist Psychotherapy”, all'Eighth Interantional Congress on Personal Construct Psychology, svoltosi ad Assisi dal 2 al 7 Agosto 1989.
• Relazione sull'interpretazione cognitiva dei sogni condotta il 17 marzo 1990 nell'ambito del seminario per esperti “Il sogno nella psicoterapia cognitiva”, organizzato dal 1° Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma.
• “Per la costruzione della relazione terapeutica”, nel simposio “Significato, vicissitudini e utilizzazione della relazione clinica in psicoterapia cognitiva” al VI Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, svoltosi a Siena dal 27 al 29 Settembre 1992.
• “Come funzionano le metafore terapeutiche” nel Simposio “L'uso della metafora e del pensiero non convenzionale in psicoterapia” al VII Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva svoltosi a Lugano dal 13 al 15 Ottobre 1994.
• “L'intolleranza verso la coscienza dell'evento temuto come fattore patogenetico centrale del Disturbo Ossessivo-Compulsivo”, presentata al IX Congresso Nazionale della SITCC, svoltosi a Torino dal 13 al 15 Novembre 1998.
• “La gestione della relazione terapeutica nei diversi disturbi di personalità”, presentata al IX Congresso Nazionale della SITCC, svoltosi a Torino dal 13 al 15 Novembre 1998.
• “Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo come analogo psicopatologico delle malattie autoimmuni”, presentata con il dott. A. Pinto nel simposio “Il disturbo Ossessivo-Compulsivo: verso una comprensione del modello clinico”, svoltosi al X Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, svoltosi a Orvieto dal 16 al 19 Novembre 2000.
• “Il ruolo di autoantigene mentale svolto nel DOC dalla coscienza dell'evento temuto”, al Convegno della SPR-Italia, Sezione Italiana della Society for Psychotherapy Research, svoltosi a Roma i giorni 1 e 2 Dicembre 2000.
• “Comprensione e terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo come equivalente mentale delle malattie autoimmuni” presentata con il dott. A Pinto e la dott.ssa S. Cuffaro nella sessione tematica “Ricerca sul processo – esito” del III Convegno Nazionale della Sezione Italiana della Society for Psychotherapy Research, svoltosi a Palermo dal 18 al 21 Ottobre 2001.
• “Disegno e risultati di una ricerca condotta sul DOC a partire dall'ipotesi che la sua versione a basso insight rappresenti l'equivalente mentale delle malattie autoimmuni”, presentata con il dott. A. Pinto nel simposio “Disturbo Ossessivo-Compulsivo: dalla progressione nella conoscenza al potenziamento della cura”, svoltosi all'XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva svoltosi a Bologna dal 19 al 22 Settembre 2002.
• “Deprimere le difese verso la coscienza dell'evento temuto: un modo nuovo ed efficace di curare il DOC” nel simposio “Disturbo Ossessivo-Compulsivo: dalla progressione nella conoscenza al potenziamento della cura”, svoltosi all'XI Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva svoltosi a Bologna dal 19 al 22 Settembre 2002.
• Il DOC come sindrome da perdita di tolleranza verso proprie forme di pensiero” nel simposio “Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo grave: aspetti teorici, epidemiologici e terapeutici”, svoltosi al XII Congresso Nazionaledella Società Italiana di Terapia Cognitiva e Comportamentale svoltosi a Verona dal 22 al 24 Ottobre 2004.
• “Understanding and treating obsessive-compulsive disorder as mental equivalent of autoimmune diseases” presentata con il dott. A. Pinto nella Paper Session “Disorders, Psychodiagnostics”, svoltasi nel 35° Congresso Internazionale della Society for Psychotherapy Research svoltosi a Roma dal 16 al 19 giugno 2004.
Traduzioni
• Saggio di J.F. Rychlak “L'opposizione fra il modello lockiano e quello kantiano nel campo della psicopatologia”, apparso su “Le teorie cognitive dei disturbi emotivi”, a cura di F. Mancini e A.Semerari, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1990.
• Saggio di L. E. O'Connor e J. Weiss “Psicoterapia per Dipendenza da Sostanze: un'applicazione della Control Mastery Theory”, apparso su Psicoterapia, n° 8, 1997.
Articoli apparsi su riviste
• “La guarigione come processo cognitivo”, Psicobiettivo, n° 2, 1993.
• “Prospettive cognitive sulla mente inconscia”, Psicobiettivo, n° 2, 1995.
• “Matematica della cognizione”, Psicoterapia, n° 2, 1995.
• “Geometrie della cognizione”, Psicoterapia, n° 6, 1996.
• “Come funzionano le metafore terapeutiche ?”, Psicobiettivo, n° 2, 1996.
• “Verso una teoria cognitiva del Disturbo Ossessivo-Compulsivo”, Psichiatria e Territorio, n° 1, 1998.
• “Per una teoria cognitiva sulla patogenesi e la cura del Disturbo Ossessivo-Compulsivo”, Psicoterapia, n° 12, 1998.
• “Sul dialogo socratico in psicoterapia”, Psicoterapia, n° 13, 1998.
Saggi apparsi in libri
• “Per la costruzione della relazione terapeutica”, in G.Sacco e L.Isola (a cura di), “La relazione terapeutica nelle terapie cognitive”, Roma, Melusina, 1992.
• “Idee per una interpretazione costruttivista dei sogni”, in A. Semerari (a cura di), “Il sogno in psicoterapia cognitiva”, Roma, Melusina, 1992.
• “La promozione della funzione metacognitiva attraverso l'uso delle tecniche cognitive standard”, in A. Semerari (a cura di ), “Psicoterapia cognitiva del paziente grave”, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1999.
Libri pubblicati come unico autore
• “Verso una sintesi fra cognitivismo e psicoanalisi. Teoria e tecnica del lavoro psicoterapeutico”, Milano, Franco Angeli, 1996.
• “La teoria valoriale dei disturbi di personalità. Modelli patogenetici, strategie psicoterapeutiche, procedure d'intervento", Milano, FrancoAngeli, 2008.
Traduzioni pubblicate all'estero
Il saggio “La promozione della funzione metacognitiva attraverso l'uso delle tecniche cognitive standard” è stato tradotto in spagnolo e pubblicato insieme al libro, “Psicoterapia cognitiva del paziente grave” dalla casa editrice Editorial desclée de Brouwer, S.A., 2002.
Fattore di impatto
• La relazione congressuale “Interpretation of Dreams and Constructivist Psychotherapy” è stata citata da ANTONIO SEMERARI (1991), in “I processi cognitivi nella relazione terapeutica”, La Nuova Italia Scientifica, Roma.
• La relazione congressuale “Per la costruzione della relazione terapeutica” è stata citata da ANTONIO SEMERARI (1991), in “I processi cognitivi nella relazione terapeutica”, La Nuova Italia Scientifica”, Roma.
• Il saggio “Per la costruzione della relazione terapeutica” è stato citato da CARLO PERRIS (1996), in “Le sindromi dissociative”, in Bara B., ed., “Manuale di Psicoterapia Cognitiva”, Bollati Boringhieri,Torino.
• L'articolo “Idee per una interpretazione costruttivista dei sogni” è stato citato da GIORGIO REZZONICO (1996), in “Sogni e stili relazionali: sul palcoscenico dopo il terapeuta”, in Rezzonico G. e Ruberti S., eds., “L'attaccamento nel lavoro clinico e sociale”, FrancoAngeli, Milano.
• L'articolo “Prospettive cognitive sulla mente inconscia” è stato citato da FRANCESCO MANCINI (1996), in Bara B., ed., “Manuale di Psicoterapia Cognitiva”, Bollati Boringhieri, Torino.
• L'articolo “Matematica della cognizione” è stato citato da FRANCESCO MANCINI (1996), in Bara B., ed., “Manuale di Psicoterapia Cognitiva”, Bollati Boringhieri, Torino.
• L'articolo “Sul dialogo socratico in psicoterapia” è stato citato da ANTONIO SEMERARI (2000) in “Storia, Teorie e Tecniche della Psicoterapia Cognitiva”, Laterza, Bari.
• L'articolo “Per una teoria cognitiva sulla patogenesi e la cura del Disturbo Ossessivo-Compulsivo” è stato citato da GIOVANNI LIOTTI (2001) in “Le opere della coscienza”, Raffaello Cortina Editore, Milano.
• L'articolo “Come funzionano le metafore terapeutiche” è stato citato da AURELIANO PACCIOLLA (2003) in Pacciolla A. e Natoli N., ed., “Metafora e psicologia”, Laurus Robuffo, Roma.
• Il saggio “La promozione della funzione metacognitiva attraverso le tecniche cognitive standard” è stato citato nel testo di SANDRA SASSAROLI, ROBERTO LORENZINI e G. MARIA RUGGERO (2006) “Psicoterapia cognitiva dell'ansia”, Raffaello Cortina Editore, Milano.
• Il libro “Verso una sintesi fra cognitivismo e psicoanalisi” è stato citato da:
• FRANCESCO AQUILAR (1988), “Psicoterapia cognitivo-attaccamentale concreta: principi generali e applicazioni specifiche per le fobie e il panico”, di Francesco Aquilar ed Emmanuele Del Castello (a cura di), “Psicoterapia delle fobie e del panico”, FrancoAngeli, Roma, 1988.
• GIANFRANCO GRAUS e GIORGIO DE ISABELLA (1998), “Integrazione: le esperienze e il contributo cognitivista”, Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, n° 2;
• MICHELE PROCACCI e ANTONIO SEMERARI (1998), “Il senso di non appartenenza e non condivisione in alcuni disturbi di personalità: modello clinico e intervento psicoterapeutico”, Psicoterapia, n° 12;
• ANTONIO SEMERARI (2000) “Storia, Teorie e Tecniche della Psicoterapia Cognitiva”, Laterza, Bari.
Inoltre il libro è stato recensito da:
• MARCO CASONATO, sul n° 6-7 di Psicoterapia, ottobre-dicembre 1996;
• MICHELE PROCACCI, sul n° 8 di Psicoterapia, gennaio-marzo 1997;
• LUCIA TOMBOLINI, sul n° 1 di Psicobiettivo, aprile 1997.
• ANTONIO PINTO, sul n° 6 di Psicoterapia Cognitiva, marzo 2000.
• Il libro "La teoria valoriale dei disturbi di personalità" è stato recensito da SALVATORE CRINO sul sito della Sezione Campana della SITCC il 21 novembre 2008".
Re: Claudio Lalla :Medicina Naturale per prevenire e curare il cancro
http://www.centropsicoterapiacognitivaroma.it/medicina-integrata.html
La Medicina Integrata
Due sono le peculiarità della Medicina Integrata. La prima è quella di vedere il paziente come persona e non solo come bio-macchina da riparare. Ciò significa considerare le possibili interazioni fra mente e corpo, sia dal punto di vista diagnostico, sia da quello terapeutico.
La psico-neuro-endocrino-immunologia è la disciplina che ha posto le basi scientifiche per la nuova visione d’insieme – psicologica oltre che biologica – di chi chiede aiuto per riappropriarsi della propria salute. Numerose ricerche hanno, infatti, dato corpo alla conoscenza di come un certo tipo di stress faciliti l’insorgenza di determinate malattie e, reciprocamente, di quanto possa essere importante il cambiamento del proprio stile di vita, la modalità tramite cui ci si confronta con le diverse varietà della perdita, nonché l’atteggiamento psicologico verso la malattia, nel delineare gli sviluppi di questa e l’esito della cura.
La seconda peculiarità della medicina integrata è quella di ricorrere, per raggiungere la guarigione del paziente, a tutte le tradizioni mediche e procedure cliniche di cui si sia evidenziata l’efficacia. Ciò richiede un atto di umiltà da parte della medicina convenzionale, la capacità di dialogare e integrarsi – a livelli progressivamente più elevati di conoscenza scientifica – con quanto si è andato sviluppando fuori dai suoi paradigmi teorici e condizionamenti socio-economici.
La Medicina Integrata non rinuncia pertanto al potenziale clinico della medicina convenzionale, ma lo arricchisce con quello offerto dalla psicoterapia, dall’immaginazione guidata, dalla meditazione mindfulness, dalla fitoterapia, dalle tradizioni mediche orientali, etc.
La Medicina Integrata nasce e cresce ricomponendo i frammenti di un discorso medico che solo nella sua interezza riesce ad affrontare nel modo più efficace le molteplici sfide della malattia.
La Fitoterapia
La fitoterapia è la più antica pratica medica. Essa prevede l'utilizzo delle piante per la cura delle malattie, com'è riflesso nella stessa etimologia greca del termine: phyton (pianta) e terapeia (cura).
Nel corso della loro evoluzione le piante si sono infatti arricchite di principi attivi dal punto di vista farmacologico. Esse non possono fuggire, ma nondimeno la pressione evolutiva le ha spinte a dotarsi di composti fitochimici che potevano difenderle dai loro aggressori, come microrganismi e insetti.
Ai vari farmaci prodotti dalle piante attingono non solo gli esseri umani, ma anche gli animali. La zoofarmacognosia è la disciplina che studia l'uso medicinale delle piante attuato proprio dalle varie specie animali. Noi dovremmo guardare con molto rispetto a questi dati etologici, giacché se la selezione naturale ha premiato quegli esemplari che nelle varie popolazioni animali si curavano con certe piante, vuol dire che queste hanno un'effettiva capacità terapeutica. Anche la natura ha la sua “medicina basata sulle evidenze”.
Gli esseri umani hanno a loro volta sempre fatto ricorso a questa ricchissima farmacia naturale per potersi curare. L'etnofarmacologia studia proprio l'uso di sostanze naturali che si è affermato nel corso dei secoli nelle diverse popolazioni umane. Esistono poi le grandi tradizioni mediche orientali. La medicina tradizionale cinese e quella indiana (ayurvedica) costituiscono complessi apparati che contemplano vaste conoscenze sulle virtù terapeutiche delle piante. Per le medicine diverse da quella occidentale è necessario avere, nuovamente, un profondo rispetto. Il loro affermarsi millenario va infatti valutato anzitutto alla luce di una selezione culturale che, analogamente a quella biologica, ha premiato le scelte che dimostravano di essere efficaci.
E' chiaro che questo rispetto è solo il primo passo per integrare organicamente nella prassi medica occidentale l'utilizzazione di certe piante. D'altra parte, la lettura dei meccanismi attraverso cui esse possono rivelarsi efficaci non può che essere attuata nei termini delle nostre acquisizioni scientifiche. La ricerca, in Europa e negli Stati Uniti, come in India, Cina e Giappone, ha già da tempo iniziato a verificare con metodologie scientifiche l'efficacia dei rimedi tradizionalmente proposti e ad approfondirne il razionale chimico-biologico.
Ma la fitoterapia è stata anche parte integrante delle medicina europea fino alla prima parte del secolo scorso. Solo dopo la nascita e la produzione dei farmaci di sintesi la cultura medica dominante ha iniziato a ignorare e disprezzare i farmaci vegetali. All'origine di tale atteggiamento non sono estranei gli interessi economici delle industrie farmaceutiche. Infatti, se un farmaco è presente in natura, non può essere oggetto di segreto industriale, né può essere brevettato per avere comunque l'esclusiva della sua produzione e commercializzazione.
Ciononostante, la medicina occidentale rivela le sue origini e con esse, al tempo stesso, il potenziale farmaceutico delle piante, annoverando nel suo prontuario numerosi farmaci di derivazione vegetale, che però sono stati modificati al fine principale di potenziarne l'efficacia. Una contropartita ha accompagnato tali miglioramenti apportati alle sostanze naturali: se un farmaco era dotato di efficacia ma questa non veniva incrementata significativamente attraverso modifiche apportate alla sua molecola, esso non risultava abbastanza interessante a scopo commerciale.
Oggi, al tempo delle grandi corporation del farmaco, tale quadro è andato ulteriormente aggravandosi.
Un'altra grande forza ha però iniziato a svilupparsi. Negli ultimi decenni i progressi della biologia hanno consentito alla ricerca indipendente dagli investimenti e dai finanziamenti delle multinazionali farmaceutiche di dare una base scientifica sempre più larga e profonda alla fitoterapia. Si sono infatti via via riconosciuti numerosi principi attivi presenti nelle varie piante utilizzate a scopo terapeutico e chiariti in misura crescente i meccanismi attraverso i quali tali principi esercitano i loro effetti.
A questi progressi delle ricerca biologica si sono inoltre aggiunti gli studi effettuati sull'efficacia delle sostanze ad attività farmacologia estratte dalle piante. Abbiamo così, oltre agli studi in vitro, studi realizzati su modelli animali e studi clinici controllati. Questi ultimi vengono condotti su soggetti umani seguendo le regole sancite dalla comunità scientifica per il raggiungimento degli standard appropriati. Così, una buona parte di essi si è dispiegata secondo lo schema ottimale del “doppio cieco”: i pazienti vengono previamente indirizzati a due gruppi, quello sperimentale e quello di controllo; mentre il gruppo sperimentale assumerà il farmaco studiato, a quello di controllo verrà fornito un placebo o un farmaco già conosciuto; per evitare l'effetto placebo, né i pazienti né i medici che controllano l'andamento della cura sanno chi appartiene a un gruppo e chi all'altro.
Oltre allo sviluppo della nuova ricerca sulle sostanze estratte dalle piante, oggi si sta anche affermando nelle società occidentali un atteggiamento che da un lato è meno ingenuamente fiducioso verso l'efficacia delle cure convenzionali, dall'altro è più consapevole del problema costituito dagli effetti collaterali e dai danni a lungo termine che possono derivare dai farmaci. A questo riguardo, invece, le preparazioni fitoterapiche sono in linea generale più tollerabili e sicure. Perché?
Una ragione fondamentale è che fra le piante che forniscono principi farmacologicamente attivi molte appartengono al repertorio dietetico di determinate popolazioni oppure al loro tradizionale prontuario farmacologico. Ciò significa che generazioni e generazioni di donne e uomini hanno sperimentato su di sé la presenza o l'assenza di eventuali effetti nocivi prodotti dall'assunzione delle piante, facendo così entrare nell'alimentazione e nella cura solo quelle che mostravano di non essere dannose (almeno nel breve e medio termine e alle dosi normalmente utilizzate). Ciò non toglie che il medico debba comunque ben conoscere gli eventuali effetti collaterali delle sostanze vegetali che viene a prescrivere.
Le moderne preparazioni fitoterapiche sono ottenute sotto forma di estratti fluidi o secchi, titolati per il principio attivo da utilizzare nella cura.
La fitofarmacologia e la farmacologia convenzionale sono risorse che dovrebbero entrambe far parte del bagaglio di strumenti utilizzati dal medico per attuare il trattamento più efficace del suo paziente. Ogni forma di “integralismo” è irresponsabile. Ogni scelta va ispirata al criterio puramente “laico” del recupero della salute.
La fitoterapia è una risorsa utile anche nell'ambito della psichiatria. Oggi disponiamo infatti di un congruo numero di studi che attestano il razionale e l'efficacia dei rimedi fitoterapici nella cura dei disturbi mentali. Sostanze come l'Iperico, il Ginko Biloba, il 5-idrossi-triptofano e diverse altre sono entrate pertanto a pieno titolo nel repertorio dei farmaci cui poter proficuamente attingere.
D'altra parte, laddove si effettui un ricorso a tale genere di farmaci (o a quelli convenzionali) è generalmente necessario, al fine di realizzare una cura completa, unire all'intervento farmacologico quello psicoterapico. Gli studi clinici controllati indicano questa come una scelta generalmente più appropriata. D'altra parte va ricordato che per diversi disturbi di tipo mentale la psicoterapia è di per sé sufficiente a ottenere i risultati clinici auspicabili. In altre parole, la cura va sempre tagliata su misura del paziente.
La Medicina Integrata
Due sono le peculiarità della Medicina Integrata. La prima è quella di vedere il paziente come persona e non solo come bio-macchina da riparare. Ciò significa considerare le possibili interazioni fra mente e corpo, sia dal punto di vista diagnostico, sia da quello terapeutico.
La psico-neuro-endocrino-immunologia è la disciplina che ha posto le basi scientifiche per la nuova visione d’insieme – psicologica oltre che biologica – di chi chiede aiuto per riappropriarsi della propria salute. Numerose ricerche hanno, infatti, dato corpo alla conoscenza di come un certo tipo di stress faciliti l’insorgenza di determinate malattie e, reciprocamente, di quanto possa essere importante il cambiamento del proprio stile di vita, la modalità tramite cui ci si confronta con le diverse varietà della perdita, nonché l’atteggiamento psicologico verso la malattia, nel delineare gli sviluppi di questa e l’esito della cura.
La seconda peculiarità della medicina integrata è quella di ricorrere, per raggiungere la guarigione del paziente, a tutte le tradizioni mediche e procedure cliniche di cui si sia evidenziata l’efficacia. Ciò richiede un atto di umiltà da parte della medicina convenzionale, la capacità di dialogare e integrarsi – a livelli progressivamente più elevati di conoscenza scientifica – con quanto si è andato sviluppando fuori dai suoi paradigmi teorici e condizionamenti socio-economici.
La Medicina Integrata non rinuncia pertanto al potenziale clinico della medicina convenzionale, ma lo arricchisce con quello offerto dalla psicoterapia, dall’immaginazione guidata, dalla meditazione mindfulness, dalla fitoterapia, dalle tradizioni mediche orientali, etc.
La Medicina Integrata nasce e cresce ricomponendo i frammenti di un discorso medico che solo nella sua interezza riesce ad affrontare nel modo più efficace le molteplici sfide della malattia.
La Fitoterapia
La fitoterapia è la più antica pratica medica. Essa prevede l'utilizzo delle piante per la cura delle malattie, com'è riflesso nella stessa etimologia greca del termine: phyton (pianta) e terapeia (cura).
Nel corso della loro evoluzione le piante si sono infatti arricchite di principi attivi dal punto di vista farmacologico. Esse non possono fuggire, ma nondimeno la pressione evolutiva le ha spinte a dotarsi di composti fitochimici che potevano difenderle dai loro aggressori, come microrganismi e insetti.
Ai vari farmaci prodotti dalle piante attingono non solo gli esseri umani, ma anche gli animali. La zoofarmacognosia è la disciplina che studia l'uso medicinale delle piante attuato proprio dalle varie specie animali. Noi dovremmo guardare con molto rispetto a questi dati etologici, giacché se la selezione naturale ha premiato quegli esemplari che nelle varie popolazioni animali si curavano con certe piante, vuol dire che queste hanno un'effettiva capacità terapeutica. Anche la natura ha la sua “medicina basata sulle evidenze”.
Gli esseri umani hanno a loro volta sempre fatto ricorso a questa ricchissima farmacia naturale per potersi curare. L'etnofarmacologia studia proprio l'uso di sostanze naturali che si è affermato nel corso dei secoli nelle diverse popolazioni umane. Esistono poi le grandi tradizioni mediche orientali. La medicina tradizionale cinese e quella indiana (ayurvedica) costituiscono complessi apparati che contemplano vaste conoscenze sulle virtù terapeutiche delle piante. Per le medicine diverse da quella occidentale è necessario avere, nuovamente, un profondo rispetto. Il loro affermarsi millenario va infatti valutato anzitutto alla luce di una selezione culturale che, analogamente a quella biologica, ha premiato le scelte che dimostravano di essere efficaci.
E' chiaro che questo rispetto è solo il primo passo per integrare organicamente nella prassi medica occidentale l'utilizzazione di certe piante. D'altra parte, la lettura dei meccanismi attraverso cui esse possono rivelarsi efficaci non può che essere attuata nei termini delle nostre acquisizioni scientifiche. La ricerca, in Europa e negli Stati Uniti, come in India, Cina e Giappone, ha già da tempo iniziato a verificare con metodologie scientifiche l'efficacia dei rimedi tradizionalmente proposti e ad approfondirne il razionale chimico-biologico.
Ma la fitoterapia è stata anche parte integrante delle medicina europea fino alla prima parte del secolo scorso. Solo dopo la nascita e la produzione dei farmaci di sintesi la cultura medica dominante ha iniziato a ignorare e disprezzare i farmaci vegetali. All'origine di tale atteggiamento non sono estranei gli interessi economici delle industrie farmaceutiche. Infatti, se un farmaco è presente in natura, non può essere oggetto di segreto industriale, né può essere brevettato per avere comunque l'esclusiva della sua produzione e commercializzazione.
Ciononostante, la medicina occidentale rivela le sue origini e con esse, al tempo stesso, il potenziale farmaceutico delle piante, annoverando nel suo prontuario numerosi farmaci di derivazione vegetale, che però sono stati modificati al fine principale di potenziarne l'efficacia. Una contropartita ha accompagnato tali miglioramenti apportati alle sostanze naturali: se un farmaco era dotato di efficacia ma questa non veniva incrementata significativamente attraverso modifiche apportate alla sua molecola, esso non risultava abbastanza interessante a scopo commerciale.
Oggi, al tempo delle grandi corporation del farmaco, tale quadro è andato ulteriormente aggravandosi.
Un'altra grande forza ha però iniziato a svilupparsi. Negli ultimi decenni i progressi della biologia hanno consentito alla ricerca indipendente dagli investimenti e dai finanziamenti delle multinazionali farmaceutiche di dare una base scientifica sempre più larga e profonda alla fitoterapia. Si sono infatti via via riconosciuti numerosi principi attivi presenti nelle varie piante utilizzate a scopo terapeutico e chiariti in misura crescente i meccanismi attraverso i quali tali principi esercitano i loro effetti.
A questi progressi delle ricerca biologica si sono inoltre aggiunti gli studi effettuati sull'efficacia delle sostanze ad attività farmacologia estratte dalle piante. Abbiamo così, oltre agli studi in vitro, studi realizzati su modelli animali e studi clinici controllati. Questi ultimi vengono condotti su soggetti umani seguendo le regole sancite dalla comunità scientifica per il raggiungimento degli standard appropriati. Così, una buona parte di essi si è dispiegata secondo lo schema ottimale del “doppio cieco”: i pazienti vengono previamente indirizzati a due gruppi, quello sperimentale e quello di controllo; mentre il gruppo sperimentale assumerà il farmaco studiato, a quello di controllo verrà fornito un placebo o un farmaco già conosciuto; per evitare l'effetto placebo, né i pazienti né i medici che controllano l'andamento della cura sanno chi appartiene a un gruppo e chi all'altro.
Oltre allo sviluppo della nuova ricerca sulle sostanze estratte dalle piante, oggi si sta anche affermando nelle società occidentali un atteggiamento che da un lato è meno ingenuamente fiducioso verso l'efficacia delle cure convenzionali, dall'altro è più consapevole del problema costituito dagli effetti collaterali e dai danni a lungo termine che possono derivare dai farmaci. A questo riguardo, invece, le preparazioni fitoterapiche sono in linea generale più tollerabili e sicure. Perché?
Una ragione fondamentale è che fra le piante che forniscono principi farmacologicamente attivi molte appartengono al repertorio dietetico di determinate popolazioni oppure al loro tradizionale prontuario farmacologico. Ciò significa che generazioni e generazioni di donne e uomini hanno sperimentato su di sé la presenza o l'assenza di eventuali effetti nocivi prodotti dall'assunzione delle piante, facendo così entrare nell'alimentazione e nella cura solo quelle che mostravano di non essere dannose (almeno nel breve e medio termine e alle dosi normalmente utilizzate). Ciò non toglie che il medico debba comunque ben conoscere gli eventuali effetti collaterali delle sostanze vegetali che viene a prescrivere.
Le moderne preparazioni fitoterapiche sono ottenute sotto forma di estratti fluidi o secchi, titolati per il principio attivo da utilizzare nella cura.
La fitofarmacologia e la farmacologia convenzionale sono risorse che dovrebbero entrambe far parte del bagaglio di strumenti utilizzati dal medico per attuare il trattamento più efficace del suo paziente. Ogni forma di “integralismo” è irresponsabile. Ogni scelta va ispirata al criterio puramente “laico” del recupero della salute.
La fitoterapia è una risorsa utile anche nell'ambito della psichiatria. Oggi disponiamo infatti di un congruo numero di studi che attestano il razionale e l'efficacia dei rimedi fitoterapici nella cura dei disturbi mentali. Sostanze come l'Iperico, il Ginko Biloba, il 5-idrossi-triptofano e diverse altre sono entrate pertanto a pieno titolo nel repertorio dei farmaci cui poter proficuamente attingere.
D'altra parte, laddove si effettui un ricorso a tale genere di farmaci (o a quelli convenzionali) è generalmente necessario, al fine di realizzare una cura completa, unire all'intervento farmacologico quello psicoterapico. Gli studi clinici controllati indicano questa come una scelta generalmente più appropriata. D'altra parte va ricordato che per diversi disturbi di tipo mentale la psicoterapia è di per sé sufficiente a ottenere i risultati clinici auspicabili. In altre parole, la cura va sempre tagliata su misura del paziente.
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