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come smontare un'articolo costruito ad arte contro l'integrazione vitaminica

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Messaggio Da XENA Gio 25 Giu 2009 - 20:18

SULL'ARTICOLO APPARSO SU PANORAMA




Padova, 27 marzo 2009


Ci sembra doveroso fare alcune puntualizzazioni a proposito dell’articolo “Vitamine sotto accusa” apparso sul mensile Panorama n.13 Anno XLVII (data 26 marzo 2009), in cui il mondo dell’integrazione vitaminica viene criticato senza cognizione di causa e parzialmente messo “sotto accusa”. Già da una prima lettura dell’articolo emergono subito alcune imprecisioni ed errori contenuti nel testo, oltre che alcuni concetti, sui quali occorre fare chiarezza. La stessa Federsalus, Federazione Nazionale Aziende Prodotti Salutistici, ha ritenuto opportuno intervenire con due dichiarazioni alla stampa in risposta al suddetto articolo, procedendo inoltre con la raccolta di diversi pareri di nutrizionisti ed altri esperti del settore per replicare, da un punto di vista prettamente scientifico, ai contenuti dell’articolo, oltre che con l’invio di una lettera al Direttore della testata contestando le modalità in cui è stato redatto il testo soprattutto per l’assenza di un contraddittorio.
L’articolo si presenta discutibile già dalla rappresentazione di copertina: l’immagine di una bocca, quasi ostentata e sottolineata da un rossetto lucido e sgargiante, con una capsula gialla in attesa di essere deglutita è chiaramente più vicina all’immaginario comune delle “pasticche da discoteca” piuttosto che all’immagine del soggetto che fa un uso quotidiano dei prodotti salutistici, avendo una particolare attenzione al proprio benessere. Soffermandoci nel cappello introduttivo, sin dalle prime righe si pone un particolare accento al “florido business” degli integratori “valutato in oltre 1 miliardo di euro l’anno”, indicando ironicamente tali cifre come l’unico aspetto positivo e quasi dimenticando il business sicuramente più florido del mondo farmaceutico. Si pone perciò l’attenzione sul denaro anziché sull’effetto dell’integratore con una chiara e precisa volontà denigratoria.
Addentrandoci maggiormente nel dettaglio dell’articolo e valutandone i contenuti scientifici balzano subito all’occhio alcune importanti imprecisioni:
- Il termine “nutraceutici” non può essere utilizzato per definire gli integratori alimentari, i cui sinonimi consentiti sono solamente “complemento alimentare” e “supplemento alimentare”. Il Ministero della Salute è molto chiaro e preciso a tal riguardo definendo gli integratori alimentari come “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”. Si evince perciò chiaramente come le giornaliste non si siano premurate di documentarsi e di acquisire nozioni tecniche e scientifiche, talchè addirittura ignorano la precisa normativa riguardante il mondo degli integratori.
- Un altro punto fondamentale è il continuo confronto con i medicinali nell’intero articolo utilizzando termini come prodotti farmaceutici, patologie o malattie specifiche, tutti termini appartenenti al mondo dei farmaci, o frasi come “Ma chi le ha prescritto i nutraceutici?”, quando la necessità della prescrizione è legata al farmaco. Come si evince della stessa definizione di integratore introdotta dal Ministero della Salute, nessun integratore può vantare finalità terapeutiche, come guarire o prevenire vari stati patologici, ma il vero obiettivo dell’integratore è unicamente quello di “integrare la comune dieta”, supportare e coadiuvare il benessere dell’organismo, seguendo i suggerimenti di operatori esperti e competenti nelle discipline del benessere. Non certo i suggerimenti delle autrici dell’articolo.
- Le autrici del pezzo, introducendo il concetto di vitamine di supporto per contrastare i vuoti nutrizionali di una dieta non adeguata, citano testi come “Bibbia delle vitamine” di Earl Mindell e “The vitamin pushers” ossia Spacciatori di vitamine, testi di scarso valore scientifico e di sicuro non utilizzabili a modello per parlare di come una corretta integrazione nutrizionale possa essere d’aiuto per mantenere in forma il nostro organismo, a maggior ragione se non si segue una dieta sana ed equilibrata.
- E proprio la dieta sana ed equilibrata è un altro punto di discussione. Si afferma con decisione che “non ci sono prove scientifiche” che le vitamine ed altri antiossidanti “servano in quantità superiori a quelle garantite da una dieta sana ed equilibrata”, dimenticandosi però che spesso ad essere utilizzati sono cibi che permanendo nei banchi frigo o negli scaffali dei supermercati perdono gran parte del loro valore nutrizionale. E ancora pietanze e porzioni di rapida preparazione ma poveri di nutrienti fondamentali o farine, pasta, pane non integrali dove i cereali, in seguito ai processi di raffinazione (utili per facilitarne la loro conservazione), hanno perso la crusca, l’utile fibra che riveste il chicco del cereale e il loro germe, ricco di vitamine del gruppo B e di acidi grassi polinsaturi. Tutto ciò facilita la carenza di nutrienti così importanti come vitamine, minerali, antiossidanti e acidi grassi polinsaturi, tanto per fare alcuni esempi, anche se una persona è convinta di seguire una “dieta sana ed equilibrata”.
- Anche in tema di pubblicità e monitoraggio della medesima, le autrici dell’articolo dimostrano di voler utilizzare negativamente alcuni concetti che vengono pubblicizzati quando parlano di “pubblicità suadenti” “messaggi suggeriti in modo persuasivo”, senza considerare che c’è un organo preposto al controllo e vigilanza di tutte le immagini, testi e diciture pubblicitarie. Lo IAP, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, è l’ente responsabile a livello nazionale del monitoraggio dei messaggi pubblicitari e che garantisce che “la comunicazione commerciale sia onesta, veritiera e corretta”.
- Nel proseguire la lettura dell’articolo si legge che “i supplementi vitaminici vanno prescritti in modo mirato da un medico dopo analisi specifiche” evidenziando a tal livello un’altra imprecisione: oltre a ribadire che gli integratori non possono essere prescritti dai medici ma solo indicati o suggeriti, resta da sottolineare che non nella routine non vengono effettuati esistono analisi o esami specifici per verificare per esempio la carenza di vitamine B o di vitamina C.
- Un altro punto fondamentale sono i cosiddetti “dosaggi eccessivi” e “la biodisponibilità spesso superiore al necessario” delle vitamine contenute nei supplementi. Le giornaliste non citano e non tengono in considerazione che esistono vari enti competenti, come l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che stabiliscono i dosaggi di sicurezza dei vari nutrienti negli integratori alimentari.
- Si parla inoltre degli integratori come facilmente reperibili in farmacia, supermercati e internet, facendo come si è soliti dire “di tutta l’erba un fascio” e senza considerare che le aziende più serie e affidabili decidono di commercializzare i loro prodotti salutistici nelle farmacie, nelle parafarmacie e nelle erboristerie, dove il cliente può avere il parere e il supporto di un farmacista/erborista laureato e preparato nel campo della salute, evitando la Grande Distribuzione e il “fai da te” spesso rischioso.

Risulta molto discutibile la parte scientifica dell’articolo che richiama vari studi clinici poiché si tralasciano particolari importanti così da condurre il lettore a conclusioni devianti e certamente non obiettive. Basta leggere l’articolo citato e pubblicato su Archives of pediatrics and adolescent medicine ove non si fa alcun riferimento al rischio di abusi o effetti negativi conseguenti all’assunzione di supplementi, contrariamente a quanto viene fatto credere dalle articoliste di Panorama. La verità è che l’articolo non precisa (contrariamente a quanto affermato dalle articoliste che evidentemente hanno artificiosamente alterato i concetti dell’articolo stesso) che l’abuso dell’assunzione potrebbe non essere privo di rischi ma evidenzia al contrario che le persone che seguono uno stile di vita virtuoso, assumono anche un integratore. Anche su tale punto dobbiamo lamentare la faziosità dell’informazione tesa evidentemente a dimostrare o una grossa ignoranza sulla materia o un sottaciuto interesse ad alterare la verità soprattutto quando si pretende di proporre l’articolo come “verità indiscutibile” mentre è vero che le ricerche sono in continua evoluzione (come la ricerca danese della Cochrane Collaboration del 2008 contestata per l’aver escluso 400 trials clinici che non riportano effetti negativi, o come The Alpha-Tocopherol, Beta-Carotene Cancer Prevention -ATBC- Study con l’utilizzo di questionari che sono approssimativi e non effettuano indagini serie e mirate). Le giornaliste fanno poi riferimento ad altri studi dai quali risulta che l’integrazione è stata dannosa, escludendo però altri studi come il PHS Physicians' Health Study-I sul beta-carotene o il recentissimo “Vitamins C and E and beta carotene supplementation and cancer risk: a randomized controlled trialJ Natl Cancer Inst. 2009 Jan che escludono l’effetto negativo dell’integrazione. A questo punto basta richiamare quanto detto dal Professor Andrea Strata, uno dei maggiori esperti di nutrizione in Italia, che intervistato da Federsalus, ha sottolineato come “l’articolo di Panorama parte da un’impostazione sbagliata: le ricerche citate sono relative a studi fatti su malattie degenerative e sul tentativo di diminuire la loro incidenza” Ricordiamo inoltre che gli integratori alimentari si propongono di supportare la fisiologia umana e non di curare gli stati patologici. Dobbiamo inoltre contestare l’insistente richiamo fatto dall’articolo sul problema tumorale e sulla relazione tra questa gravissima malattia e l’assunzione di integratori. Non crediamo che le articoliste volessero prendere in giro il lettore e pensiamo quindi alla loro assoluta mancanza di obiettività informativa: sappiamo tutti quanto grave sia una malattia tumorale e a quale tasso di mortalità porti e riteniamo pertanto, con estrema umiltà, che l’integratore se necessario e sotto controllo medico, possa soltanto supportare le terapie che non possono che essere farmacologiche. L’integratore ha quale fine ultimo quello di integrare e coadiuvare il benessere dell’organismo, contrastando diffuse problematiche del giorno d’oggi. Recenti pubblicazioni hanno valutato il supporto delle vitamine del gruppo B nel contrastare le alterazioni dell’omocisteina, molecola nota agli “addetti ai lavori” per il suo ruolo nell’induzione e peggioramento dell’aterosclerosi (High-dose B vitamin supplementation and progression of subclinical atherosclerosis: a randomized controlled trial.Stroke. 2009 Mar;40(3):730-6) o la capacità della vitamina C nell’ostacolare l’incidenza della gotta, problematica conseguente all’alterazione dovuta ad elevati livelli di acido urico (“Vitamin C intake and the risk of gout in men: a prospective study.” Arch Intern Med. 2009 Mar 9;169(5):502-7). Va quindi sottolineato che gli studi recenti, come quelli da noi richiamati, sono tutti diretti a testimoniare un interesse attuale del mondo scientifico verso il mondo delle vitamine/minerali/antiossidanti (basti pensare agli alimenti fortificati come latte, yogurt, farine, bibite, eccetera). Piuttosto si dovrebbe porre grande attenzione alla qualità dell’integratore, alla fonte di origine, alla sua purezza e ai metodi di preparazione e conservazione, che debbono indurre il consumatore ad una scelta mirata. Abbiamo ritenuto doveroso scrivere queste realtà scientifiche disattese e artificiosamente oscurate dalla articoliste al fine di ripristinare una verità che deve essere raccolta e meditata dai lettori.

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