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Messaggio Da Ospite Mar 3 Feb 2009 - 21:29

klodia ha scritto: Una delle ultime cose che mi ha detto tra le lacrime " se conosci qualcuno che ha il mio stesso male digli di non fare niente, né chemio tantomeno radio, che muoia con dignità....che cani, non possono ridurre un uomo in questo modo, non possono..."

Morale della storia, le attuali terapie del SCLC non servono a un CAXXO!

e poi ti parlano di qualità della vita...si, da cerebroleso, ma che vadano aff...!
Le conseguenze sono pesantissime, ma questo mica te lo dicono

Mi associo al tuo vaffa klodia. I reparti di radioterapia sono inutili e costosissime friggitorie. Alla Manu hanno cucinato cervello, midollo spinale e tutto il midollo osseo... l'hanno fatta morire ma prima le hanno distrutto la coscienza, la personalità, la voglia di vivere... l'hanno ridotta a una larva umana incapace di tutto per 7 lunghi mesi in un letto di terapia intensiva, tetraplegica e in coma...

Per XENA
la caffeina non c'entra nulla col cancro e non preserva da un bel niente, nè alle ovaie ne altrove. Abbiamo già affrontato l'argomento e ripeto che con fondi sufficienti posso dimostrare con statistiche artefatte e fasulle che anche l'acqua pura provoca tumori, che prendere vento preserva dal cancro al colon e a chi ha poca fantasia prima o poi gli viene un tumore al cervello. E' solo questione di soldi. Questexxxxxxx(scusate il termine ma è appropriato) non hanno nulla a che vedere con la ricerca e con la scienza: sono modi per attingere ai fondi e creare stipendi principeschi per pseudoscienziati raccomandati che altrimenti finirebbero a xxxxxxxx topi in qualche laboratorio seminterrato.
Se parliamo di ricerca sul cancro commentiamo cose serie e non sciocche veline da giornale scandalistico. Se aspetti un po' arriverà la notizia che chi beve troppi caffè rischia un tumore allo stomaco. Caxxate.

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Messaggio Da XENA Mar 3 Feb 2009 - 21:41

Per XENA
la caffeina non c'entra nulla col cancro e non preserva da un bel niente, nè alle ovaie ne altrove. Abbiamo già affrontato l'argomento e ripeto che con fondi sufficienti posso dimostrare con statistiche artefatte e fasulle che anche l'acqua pura provoca tumori, che prendere vento preserva dal cancro al colon e a chi ha poca fantasia prima o poi gli viene un tumore al cervello. E' solo questione di soldi. Queste puttanate (scusate il termine ma è appropriato) non hanno nulla a che vedere con la ricerca e con la scienza: sono modi per attingere ai fondi e creare stipendi principeschi per pseudoscienziati raccomandati che altrimenti finirebbero a sgozzare topi in qualche laboratorio seminterrato.
Se parliamo di ricerca sul cancro commentiamo cose serie e non sciocche veline da giornale scandalistico. Se aspetti un po' arriverà la notizia che chi beve troppi caffè rischia un tumore allo stomaco. Caxxate.


con questi termini ti rivolgi :altrove smile bacio mon cherie !


posto quello che mi pare come tutti ,cazzate o verità forse ,


forse non hai capito la notizia :


Dall’analisi dei suddetti questionari infatti è emerso è che non esiste alcuna correlazione dimostrabile tra l’abitudine al fumo o al consumo di alcol e il rischio di cancro alle ovaie.
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Messaggio Da Ospite Mar 3 Feb 2009 - 21:51

[quote="XENA"]


posto quello che mi pare come tutti ,cazzate o verità forse ,


C'est le meme ma belle amie love

Cmq il guaio non sei te che posti p....te ma lo sono quei deficienti che le pubblicano sui media, te le hai solo postate appunto, mica ce l'ho con te ma cherie, solo che ste cose mi fanno un po' incavolare e il fatto che qualcuno recepisca significa che hanno ottenuto il loro scopo di creare confusione... tutto qui. Tempo fa si è letto un post che riportava notizie idiote sul betacarotene, miiii facciamoci un po' più astuti perbacco!!! E' per il nostro bene.

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Messaggio Da XENA Mar 3 Feb 2009 - 23:56

tresoir, flower

il ca@@ate, l'ho scritto apposta ,mica mi è sfuggito,mi sono adattata all'interlocutore :per capirci (io e lui)meglio Wink

mi spiace della tua svista ,d'altronde non è una colpa :
saper leggere dentro lna notizia è una mia attitudine Embarassed

la notizia è questa : mondieu !!!


Harvard Medical School, che si è sviluppato dall’analisi di questionari somministrati nel 1976 a oltre 121mila donne americane tra i 30 e i 35 anni, dimostra come il fumo di sigaretta e il consumo di alcol non abbiano alcun effetto sul rischio di sviluppare un cancro alle ovaie,


Pardon cherie risatona
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Messaggio Da Ospite Mer 4 Feb 2009 - 0:30

XENA ha scritto:
Harvard Medical School, che si è sviluppato dall’analisi di questionari somministrati nel 1976 a oltre 121mila donne americane tra i 30 e i 35 anni, dimostra come il fumo di sigaretta e il consumo di alcol non abbiano alcun effetto sul rischio di sviluppare un cancro alle ovaie,

Miiiii che notizia favolosa! e fresca anche! Allora tutte le donne potranno bere e fumare in libertà!!! Alcoliste e tabagiste 30-35enni di tutto il mondo ringraziate Harvard, il cancro ve lo beccherete al polmone e al fegato ma le vostre gonadi saranno salve.

Dai Simo, scivoliamo nel comico felice meglio chiuderla qui.

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Messaggio Da Ospite Mar 17 Feb 2009 - 2:29

Passo avanti verso il vaccino anti-cancro


Scoperta una proteina presente sulle cellule dendritiche che potrebbe
essere utile per la messa a punto di un vaccino contro i tumori

Un gruppo di ricercatori del London
Research Institute del Cancer Research UK, guidato dal Dr Caetano Reis
e Sousa, hanno individuato una proteina presente sulle cellule del
sistema immunitario che azione il sistema di difesa dell'organismo.
Questa scoperta avvicina la speranza della messa a punto di un vaccino
che colpisce in maniera mirata le cellule tumorali. La proteina appena
scoperta si chiama DNGR-1 ed è specifica delle cellule dendritiche, un
tipo di cellule immunitarie da cui parte il segnale che fa scattare le
difese del corpo. Le cellule dendritiche hanno il compito di far capire
alle altre cellule del sistema di difesa, quali sono le molecole da
distruggere. Le cellule dendritiche sono da sempre al centro di ricerche
mirate da parte di immunologi e oncologi di tutto il mondo perché
ritenute cruciali per lo sviluppo di un vaccino antitumorale. In
particolare, gli scienziati hanno cercato un bersaglio sulle cellule
dendritiche adatto a realizzare un vaccino. Infatti, un vaccino
portatore della molecola tumorale potrebbe comunicare alle cellule
dendritiche che quelle sono le cellule da distruggere, e a loro volta
le cellule dendritiche comunicherebbero “il messaggio” a tutte le
cellule del sistema immunitario. Inoltre, lo stesso principio potrebbe
essere sfruttato per mettere a punto vaccini anti-HIV o contro la
malaria. La ricerca è descritta sul Journal of Clinical Investigation.


Redazione MolecularLab.it
(28/05/2008)

Fonte http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=5996

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Messaggio Da mara Mar 17 Feb 2009 - 10:20

prega Sperem!

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Messaggio Da GRINGO Ven 20 Feb 2009 - 19:38

Rara mutazione genetica colpisce una famiglia trevigiana
La mutazione del gene MEN1 provoca l'insorgenza di tumori multipli; è rara ma è stata scoperta una famiglia di 111 elementi portatori della mutazione


Nel trevigiano una malattia ereditaria molto rara, che comporta l'insorgenza di tumori endocrini multipli, ha coinvolto già sei generazioni della stessa famiglia che, per questa specifica patologia, rappresenta la più grande mai scoperta fino ad ora in Italia
La scoperta è stata possibile grazie alla collaborazione tra l'Unità Operativa di Endocrinologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova e l'Istituto Oncologico Veneto che da circa un anno sta procedendo ad una meticolosa raccolta dati riguardanti questa malattia alla cui base vi è una mutazione del gene MEN1.
Giuseppe Opocher, Responsabile dell'Unità Tumori Ereditari dell'Istituto Oncologico Veneto, spiega "Quello di questa famiglia trevigiana è un triste primato. Tuttavia, grazie alle nostre indagini, siamo riusciti ad individuare 111 componenti dell'albero genealogico. Di questi ne abbiamo già rintracciati e sottoposti ad analisi molecolare 29, dei quali in 20 hanno dimostrato di presentare una mutazione dei propri geni"
E continua "Tra le persone identificate 70 sono ancora da rintracciate e i loro casi andranno studiati singolarmente.

Tuttavia in realtà, secondo le informazioni raccolte, la famiglia non si limita ai soli 111 soggetti da noi schedati anagraficamente. Dovrebbe essere infatti molto più ampia perché la discendenza di 4 dei 6 antenati dell'albero genealogico è ancora da identificare".
La complessità del progetto sta quindi anche nel riuscire a trovare fisicamente le persone che fanno parte della famiglia, considerando che diversi componenti hanno perso i contatti fra loro e alcuni si sono trasferiti.
Dato che la malattia in esame comporta una cura molto articolata lo IOV ha creato un team apposito di esperti che comprende anche endocrinologi di Castelfranco e Montebelluna. Opocher conclude "E' fondamentale proseguire con la ricerca e riuscire a metterci in contatto con tutti i componenti della famiglia poiché, trattandosi di una malattia rara, i medici non specializzati potrebbero trovare notevoli difficoltà a fare la giusta diagnosi"
Inoltre lo studio, tanto da un punto di vista clinico quanto molecolare di un campione così vasto, potrebbe permette di approfondire notevolmente le ricerche. Incrociando infatti i dati relativi alle migliaia di varianti di sequenze di DNA individuate, si potrebbero comprendere meglio tempi, modalità di comparsa e sviluppo dei diversi tumori provocati da questa specifica mutazione genetica.
Redazione MolecularLab.it (15/02/2009)

"Presa con la dovuta cautela la notizia ci pone davanti ad un importante interrogativo a mio avviso:

cosa sarà diagnosticato a quei poveri familiari di cui si sono perse le traccie se non individuati dal gruppo di ricerca creato appositamente? Spero che possano essere rintracciati tutti.... "

Gringo.

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Messaggio Da GRINGO Sab 21 Feb 2009 - 17:13

......non so che pensare.......????

Facebook, provoca anche il cancro?

Pubblicato da Giuliano in Malattie, News Mediche, Primo Piano.
Venerdì, 20 Febbraio 2009.


Con un meccanismo complicato ed elaborato e, ancora in parte tutto da dimostrare, uno psicologo americano, Aric Sigman, sarebbe giunto alla determinazione di poter palesare la possibilità che i network su Internet, Facebook compreso, se utilizzati in maniera eccessiva, ripetuta e continuativa, potrebbero avere rapporti diretti nell’istaurare gravi malattie fra gli utilizzatori di questi servizi on line.

Alla base di queste recenti acquisizioni, che hanno trovato posto sulla rivista scientifica Biologist, la causa di tumori, ictus, cardiopatie, malattie psichiatriche etc., ravvisabili come le patologie più comuni seguite ad un uso incongruo di tali network su Internet, sarebbe dovuta a quell’isolamento individuale di coloro che in maniera compulsiva non riescono a staccarsi dal monitor pur di non perdere un contatto, ad esempio, su Facebook e similari, con la conseguenza di assistere in questi individui ad una modificazione genetica, ormonale e funzionale delle arterie con larga compromissione anche delle risposte individuali dell’organismo.

L’evidenza che da un ventennio circa, ovvero da quando hanno preso piede in maniera sempre più incisiva i social network, si è assistito ad un maggiore isolamento individuale delle persone impegnate sempre per un numero maggiore di ore a scambiarsi informazioni, immagini, video e quant’altro nel chiuso della loro stanza e, presumibilmente, un aumento di casi di patologie fra quelle appena citate, avrebbe indotto il ricercatore statunitense a giungere a questa drammatica conclusione.

D’altro canto, la stessa ricerca avrebbe evidenziato che son bastati una ventina d’anni alla moderna umanità per aver assistito ad una caduta verticale delle ore trascorse insieme a contatto fisico gli uni con gli altri, trasferendo questo tempo all’utilizzo di Internet con tutti i servizi offerti al punto che, sempre secondo il ricercatore americano, proprio per queste nuove abitudini acquisite, si sarebbe assistito ad una differente e patologica modulazione delle secrezioni ormonali di questi individui, con effetti anche sul sistema immunitario meno “allenato” di un tempo a contrastare le diverse infezioni che, come da recenti acquisizioni, sarebbero esse stesse una via importante che apre la strada anche alle neoplasie.

Per non contare anche, che la vita sedentaria, l’abuso del fumo di sigaretta, una dieta spesso frettolosa pur di stare sempre più tempo davanti il computer, avrebbe i suoi effetti nell’agevolare le gravi patologie. “I siti di social networking – conclude lo psicologo - dovrebbero consentirci di abbellire e allargare la nostra vita sociale, ma il risultato finale e’ molto diverso”.

Una ricerca che, fino adesso, non ha assunto i caratteri della scientificità in maniera completa ma che apre la strada a campi di interesse scientifico che converrebbe sondare al fine di prevenire malanni e patologie sulle cui cause spesso si sono ricercati ben altri fattori di rischio ma che oggi potrebbero trovare anche nell’abuso di Internet la loro ragion d’esistere.

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Messaggio Da XENA Gio 26 Feb 2009 - 10:44

PREVENZIONE CARCINOMA OVARICO

http://www3.interscience.wiley.com/journal/119194391/abstract?CRETRY=1&SRETRY=0


I FLAVONOIDI RIDUCONO il RISCHIO di CANCRO all'OVAIO (25-2-2009) ========

I FLAVONOIDI devono il nome al termine flavus (= giallo) poichè spesso sono pigmenti vegetali. Attualmente se ne conoscono più di 4000. Sono presenti in FRUTTA, VERDURE e in molte altre parti delle piante superiori.

Si chiamano anche BIOFLAVONOIDI o VITAMINA P in quanto hanno importantissime funzioni ANTIOSSIDANTI e PROTETTIVE nei confronti di molte patologie. Molti degli effetti benefici del consumo di frutta e verdura sono dovuti a queste sostanze.

Distinguiamo:

- Flavoni
- Isoflavoni
- Neoflavoni
- Antocianine (che danno i colori a fiori e frutti)
- e altri ...

Uno STUDIO italiano, pubblicato sull’ INTERNATIONAL JOURNAL of CANCER condotto su MIGLIAIA di donne, divise in 5 gruppo in base alle quantità di flavonoidi assunti, ha DIMOSTRATO che:

- l'assunzione più elevata in FLAVONOLO, diminuisce il rischio di CARCINOMA OVARICO del 37%

- la assunzione di ISOFLAVONOLO lo DIMINUISCE addirittura del 50%.

Quindi alle donne conviene consumare molta FRUTTA e VERDURA e/o ASSUMERE integrazioni di FLAVONOLO e ISOFLAVONOLO
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Messaggio Da lalba Ven 13 Mar 2009 - 19:27

Quando la sifilide comparve in Europa nel '500, i medici adottarono una cura radicale: l'amputazione del pene a migliaia di disgraziati.
Oggi è facile capire il loro errore: presero la sifilide come una malattia «locale», e attaccarono là dove si manifestava la piaga luetica.
Erano scusabili, ignorando tutto delle affezioni batteriche e della spirocheta che infettava l'intero organismo.
Oggi lo stesso errore - senza nessuna scusa - viene applicato nella «cura» del cancro.
La chemioterapia e l'irradiazione presumono di aggredire «localmente» il tumore, come se «il paziente fosse semplicemente il portatore occasionale del suo tumore».
Mentre è ormai chiaro, persino agli oncologi di successo mediatico come Veronesi, che il cancro è essenzialmente una malattia «sistemica» e «centrale»: la cui causa va cercata nel «sovvertimento dell'omeostasi biologica antiblastica e dei suoi molteplici meccanismi differenzianti, citoregolatori, apoptotici, immunologici».
Sto citando passi da «Il Metodo Di Bella», scritto dal figlio, Giuseppe Di Bella, che me ne ha fatto omaggio. (1)
Un libro francamente impressionante.
Scopro ad esempio che oggi in Italia - per decreto di Rosy Bindi - è positivamente «vietato» ad un medico curare i pazienti oncologici con metodo diverso dalla chemioterapia.
E' obbligatorio per legge trattarli con una terapia la cui inutilità nel casi migliori, letalità nei peggiori, è comprovata oltre ogni dubbio da importanti studi indipendenti.
Per esempio l'indagine condotta su 782.020 pazienti «curati» Inghilterra e in Galles: a cinque anni dalla «cura» chemioterapica, ne erano morti 541.976.
Il 71%.
Gli attacchi alla terapia Di Bella puntavano alla sua inefficacia, al suo aspetto di trattamento al massimo di «palliativo».
Personalmente, non so quanti successi possa vantare Di Bella: ma mi è chiaro che la «cura», che fallisce nel 71% dei casi, andrebbe immediatamente proibita, e non invece resa obbligatoria dai politici.
Peggio, è documentato che in certi casi, la mortalità è provocata non dal cancro, ma dalla «cura»: sui bambini leucemici acuti, l'11% muoiono entro i 4 e gli 11 mesi dalla chemioterapia, e a causa di essa.
La teoria scientifica (se si può chiamare così) che conduce alla chemioterapia consiste infatti nell'avvelenare l'intero organismo con sostanze velenose per le cellule (cito-tossiche) nella speranza che le cellule malate, cancerose, muoiano «prima» delle sane.
Mentre è noto agli stessi chemio-terapeutici che «i dosaggi capaci di sterilizzare l'ammalato da tutte le cellule neoplastiche sarebbero letali prima di raggiungere il 50% della dose efficace».
Dunque, i pazienti vengono trattati - per non ammazzarli a forza di veleno - con dosi che gli stessi medici tipo Veronesi sanno «insufficienti».
Tant'è vero che la chemio viene regolarmente seguita dalla chirurgia, per asportare - spesso insieme a parti essenziali del nostro organismo - le cellule cancerose rimaste.
E' la versione moderna e «scientifica» dell'amputazione del pene.
Con la piena coscienza che per lo più le cellule cancerose asportate localmente ricompaiono e tornano a proliferare, più rigogliose di prima, perché la chemioterapia ha per sé effetti mutageni. Perché, appunto, il cancro non è una malattia locale, ma centrale.
Che cosa vuol dire «centrale»?
Nel libro di Di Bella, scopro che si tengono continuamente nel mondo congressi scientifici su un preciso tema: «The pineal gland and cancer» (Tubinga 1987), «European Pineal Society colloquium» (Sitges 1996) e così via.
L'attenzione degli scienziati veri (non dei Veronesi) è dunque attratta dalla ghiandola pineale o ipofisi.
Si tratta della ghiandola più anatomicamente protetta del corpo: affondata profondamente nel cervello, e racchiusa da una conchiglia ossea a forma di mandorla. (2)
Essa ha natura doppia, da centauro: è per metà parte del cervello, materiale neurale, e per metà ghiandola endocrina.
Che emette non uno, ma numerosi ormoni: in quantità minime, molecolari.
Questi ormoni scatenano a cascata l'azione delle grandi ghiandole endocrine periferiche, dalla tiroide alle surrenali ai testicoli.
Insomma è la pineale che - dal centro del cervello - impartisce gli ordini per affrontare le situazioni vitali: l'increzione del testosterone che presiede alla eccitazione sessuale quando si avvicina la donna amata, lo scatenarsi di adrenalina surrenale per affrontare situazioni di aggressione o di fuga, o di prolattina per preparare all'allattamento.
Gli ordini della pineale nascono dal centro del cervello, dalla vita psichica intesa nel senso più ampio.
Cartesio aveva visto in qualche modo straordinariamente giusto, quando additò in questa ghiandola il «punto di unione» fra l'anima e il corpo, inteso come una macchina.
Non si tratta dell'anima, ma della psiche sì: il mondo dei sentimenti e della interpretazione degli eventi che ci accadono, il nostro vissuto.
L'effetto del «vissuto» nella sregolazione del sistema immunitario dovrebbe essere comunemente noto.
Dopo la morte di una persona cara, un fallimento negli affari o una sconfitta esistenziale è più facile ammalarsi di qualunque malattia, dall'influenza al cancro.
Enzo Tortora sviluppò il tumore dopo l'ingiusto e clamoroso arresto, che visse ovviamente come il crollo di tutte le sue prospettive vitali, di successo, di carriera.
Esistono casi opposti.
Solgenitsin fu rilasciato dal gulag quand'era ormai terminale per carcinoma gastrico: va a morire a casa, gli dissero i carcerieri sovietici.
Lo stesso giorno della sua liberazione ascoltò per radio la notizia della morte di Stalin: il suo cancro scomparve, una remissione che Solgenitsin ha sempre considerato come un dono del Cielo da ripagare con l'assunzione di un compito a cui dedicare il resto di vita donatogli: «dire la verità» sull'impero della menzogna comunista.
Un inglese, che mi pare si chiamasse Chichester, si vide diagnosticare il cancro a sessant'anni: anzichè sottoporsi docile alla chemio, decise di dedicare quel tanto di vita che gli restava a fare la cosa che aveva sempre desiderato, ma mai potuto fare: esperto velista, intraprendere una traversata oceanica solitaria.
Ha guadagnato diversi record come navigatore, ha ricevuto il titolo di Lord, è morto a ottant'anni. Non di cancro.
Ho il vago ricordo di un medico italiano, il dottor Moricca, che aveva una sua cura palliativa contro i dolori del cancro: con un lungo ago, iniettava morfina direttamente nell'amigdala della pineale, e alla fine iniettò alcol puro.
Così «euforizzata» la ghiandola centrale, otteneva non solo la remissione dai dolori cancerosi (anch'essi misteriosamente atroci, «centrali») ma talora la riduzione delle masse tumorali, purtroppo solo in modo transitorio.
Moricca fu poi incarcerato per presunte malversazioni.
Della persecuzione giudiziaria e mediatica di Di Bella non è nemmeno il caso di parlare.
La sua cura è stata fatta passare come quella di uno stregone che suscitava false speranze.
Ora scopro che l'attività dell'ipofisi è inibita da una lunga e forte illuminazione: l'ormone inibitore prodotto è la melatonina, responsabile dell'abbronzatura ma anche della maturazione sessuale.
E la melatonina è parte del cocktail di farmaci del metodo Di Bella.
La pineale produce l'ormone della crescita (GH, Growth Hormone); Di Bella usava nel cocktail la «somatostatina», l'inibitore del GH, ragionando che il cancro proliferante è un fenomeno di crescita da contrastare.
Uno stregone?
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Messaggio Da lalba Ven 13 Mar 2009 - 19:27

Il diktat di Rosy Bindi cita «la affermata mancanza di ogni fondamento scientifico documentato del metodo Di Bella», affermata da enti ufficiali come la Commissione Oncologica, la Commissione Unica del Farmaco, il Consiglio Superiore di Sanità.
In realtà, basta spulciare la letteratura medica in inglese per scoprire decine di migliaia di rapporti (3), indipendenti e stranieri, che segnalano chi l'efficacia della somatostatina, chi della melatonina, chi della vitamina E ed A, della inibizione della prolattina (altro ormone pineale), chi dell'uso combinato di queste sostanze nel contrastare il cancro.
E il cocktail Di Bella era appunto un mix mirato di queste sostanze.
Non posso dire, non essendo medico, quanto funzioni il metodo Di Bella nei dettagli: ma nel complesso, è certo che è retto dalla teoria che la scienza sta formando, la teoria sulla natura «centrale» e pineale del cancro, della sregolazione dei finissimi processi del sistema immunitario e ormonale.
Nella letteratura scientifica seria, tali processi vengono più esattamente definiti «neuro-immunitari», «neuro-ormonali», per indicare come essi dipendano in ultima analisi, a cascata, dal sistema nervoso centrale e spinale.
Ancor più precisamente, credo si dovrebbe parlare di sistemi «psico-immunitario» e «psico-ormonale», per indicare meglio come la capacità e «attenzione» del sistema immunitario nell'aggredire batteri e cellule «estranee» e maligne sia governata, profondamente, dal vissuto psichico del paziente, conscio e inconscio.
E' la tesi centrale del dottor Hamer, come noto.
Egli stesso colpito da cancro testicolare dopo la tragica uccisione del figlio, colse la natura «simbolica» della sua patologia.
Quasi che l'organismo paterno urgesse a produrre una seconda nascita.
Il sistema immunitario-ormonale, nella sua cieca sapienza, preparava le gonadi ad una seconda filiazione?
Per Hamer, l'organismo produce incessantemente, nella riproduzione cellulare continua
(le cellule vecchie del corpo sono continuamente rimpiazzate da nuove), «errori» di copiatura che sono potenzialmente tumori: ma di norma questi errori vengono prontamente eliminati dal sistema immunitario, fagocitati, ordinatamente uccisi con l'apoptosi, che non lascia residui marcescenti.
Ma quando l'uomo vivente è travolto da una situazione esistenziale disperata, che lo prende «in contropiede» e di cui non vede lo sbocco, il sistema immunitario sofferente per lo stress trascura i segnali, non sente più come «estranee» le cellule sbagliate.
Stregoneria?
Io stesso ho avuto, personalmente, un'esperienza simile: un neo sul torace che, in coincidenza con una mia situazione esistenziale di chiusura, prese a crescere, mutar colore e infiammarsi, comportarsi insomma come un melanoblastoma incipiente.
Il medico di base si preoccupò a vederlo, ordinò subito una biopsia.
Devo ringraziare la burocrazia sanitaria che mi diede appuntamento di lì a vari mesi.
In attesa, cominciai a circondare il mio allarmante neo con un circolo fatto con una penna a sfera rossa.
Ogni mattina ricalcavo il circoletto.
In poche settimane il neo divenne peduncolare, cessò di essere dolente, e infine si staccò spontaneamente.
Ero stato semplicemente fortunato, di sicuro.
Ma l'idea me l'aveva data un caro medico, Luigi Oreste Speciani, forte sostenitore della natura psichica-centrale del cancro, da gran tempo defunto.
A suo tempo l'avevo intervistato, e lui mi aveva parlato di metodi apparentemente magici con cui certe fattucchiere rurali curavano la verruca: malattia non grave, ma invalidante per certi mestieri (chi è colpito da verruca non può, per esempio, fare il macellaio, per non infettare le carni), e malattia che la medicina moderna non sa curare, perché è virale e dunque non risponde agli antibiotici.
Le vecchiette sapienti ordinavano al verrucoso di raccogliere foglie di un certo albero che presentassero analoghe verruche; tante foglie verrucose quante erano le verruche presenti sul corpo del paziente; e di andarle a seppellire - pronunciando formule, o preghiere - in un sentiero da cui non sarebbe mai più dovuto passare.
Le verruche sparivano.
Secondo Speciani, il rituale serviva a suggestionare la psiche e, con ciò, a richiamare l'attenzione del sistema immunitario su quelle escrescenze estranee, in modo che le combattesse.
Naturalmente, Speciani aggiungeva che il cancro è ben più grave della verruca virale, ben più profondo il dolore che esprime, ben più «centrale» e ribelle alle cure.
Fece l'esempio dell'uomo che fu san Francesco.
Questo figlio di papà e ricco mercante che ad un certo punto non riesce a dare più un senso alla vita che conduce, ricca agiata e cavalleresca, mostra tutti i sintomi della più grave depressione.
Secondo Speciani, se avesse continuato quella vita, avrebbe sviluppato il tumore.
Ma il medio evo cristiano offriva la via d'uscita a chi non sa più che farsi della sua vita, che la sente come prigione soffocante: la via della rinuncia, dell'affidarsi a Cristo, la liberazione.
Francesco si denudò in pubblico dei ricchi abiti datigli dal padre; oggi, questo gesto l'avrebbe portato al trattamento sanitario obbligatorio (TSO), al reparto psichiatrico del Pronto Soccorso. Invece, il vescovo lo coprì con il suo mantello.
Francesco non ebbe il cancro; ebbe le stigmate, che sono il segno di ben altra nascita.
Speciani era convinto che troppi uomini, nel borghese mondo moderno, continuano a tirare avanti con modi di vita che intimamente vivono come vicoli chiusi e senza sbocco, per un borghese senso del dovere che è disperazione.
E che l'esponenziale crescita dei tumori nella modernità fosse dovuto a questo.
La cultura corrente, secolarizzata e materialista, ci intima di continuo che la sola plausibile felicità è nel benessere, nelle ricchezze e nei godimenti che Francesco rifiutò; che non c'è altro da cercare. Che è inutile cercare «lo scopo della mia vita», dato che tutto l'universo è un cieco macchinismo senza scopo né significato alcuno.
Che non c'è «liberazione» estrema, possibile solo verso l'alto, tornando ad «essere se stessi».
«Conosci te stesso» - ossia fa finalmente con coraggio quello che vuoi «tu», non quel che vuole per te la società corrente, il ruolo che ti ha assegnato, la pubblicità o il comune sentire imperante - è la prima terapia per Speciani.
Ma se il «conosci te stesso» ti urge verso l'alto, quella strada è chiusa.
Non è prevista.
Non è insegnata se non come «sacrificio», assurdo, irrazionale, in fondo, folle. (4)
Il «tu» profondo, tacitato, cerca una cieca via d'uscita nell'organico, nell'uomo incarnato che è corpo-anima: la rinascita impedita viene intrapresa, dal cieco-sapiente sistema immunitario, con una tentata «rinascita» corporale, la formazione di un nuovo embrione, di un feto abnorme.
Esso lascia che le cellule comincino a moltiplicarsi tutte eguali - esattamente come fa la natura nelle prime fasi embrionali, quando il futuro essere umano è solo un grumo di cellule non ancora diversificate, una blastula, una morula - e questa rinascita, è cancro.
Una rinascita profondamente voluta da tutto l'essere, ma solo intrapresa per la via sbagliata: la carne, anziché lo spirito.
Diceva Speciani: «Non sapremo mai quanti cancri sono evitati da una buona e profonda confessione col prete, dal pregare e dal perdonare, dal sereno affidarsi a Dio, dal 'sia fatta la Tua volontà'».
Non so se avesse ragione.
Non so quante guarigioni possono statisticamente vantare Di Bella e Hamer.
Ma so che se avrò il cancro, rifiuterò la chemio.
E prima, proverò la loro «stregoneria», che è aperta all'ascolto profondo della psiche.
In ogni caso, non peggiorerà la mia situazione.
Rosy Bindi, le case farmaceutiche che dalla chemioterapia obbligatoria guadagnano profitti enormi, e Veronesi, questo amputatore di peni (o di mammelle, pancreas, fegati, polmoni) mi sembrano sempre più i bin Laden dell'oncologia: ossia che deliberatamente avvelenano decine di migliaia di pazienti, e non perché credano che la loro terapia funzioni ed abbia valide basi scientifiche - lo sanno, anche loro conoscono la letteratura medica sulla pineale - ma per mantenere il loro potere e lucro.
Come Bush, sono pronti ad ammazzare i loro concittadini a migliaia nelle Twin Towers della farmacopea, per continuare ad affermare un materialismo semplicistico a cui devono il loro potere.
Questo semplicismo è, tra l'altro, l'estremo effetto collaterale del darwinismo: se infatti si crede che l'uomo ed ogni essere vivente sono frutto del cieco caso, è ovvio che si sottovaluti il finalismo sapiente dei processi immunologici.
Questi processi così raffinati e così olistici - che ci mantengono sani non «localmente», ma nella integralità del composto psiche-corpo - non sono opera del caso.
Ogni secondo, ogni ora, governati dal «centro» della pineale (5), essi controllano la «funzionalità di tessuti, parenchimi, endoteli, crasi ematica, dinamica midollare», preservano «l'integrità delle membrane cellulari, nucleari, del citosol e del carisol dai processi ossidativi», sui «canali ionici» e sui «recettori»: tutta la raffinata complessità molecolare infinita e precisissima della funzione vitale, a livello ultramicroscopico, e che meraviglia chiunque; chiunque non si sia volontariamente ridotto al grossolano meccanicismo evoluzionista.
Ovviamente, costoro interferiscono con mezzi brutali e grossolani - veleno chimico, estirpazione chirurgica, fuoco radiattivo - su affezioni che credono, grossolanamente, locali e altrettanto brutalmente meccaniche.
Che il cancro possa essere un grido proveniente dal centro dell'anima disperata, non lo considerano «scientifico».
Ed è ovvio che costoro non si appellino alla scienza, ma al potere: il potere omicida dei nostri politicanti, che emana a loro favore leggi omicide.

Maurizio Blondet


Note

1) Giuseppe Di Bella, «Il Metodo Di Bella», II Edizione.
2) La mandorla (amigdala) è un potente simbolo primordiale, attestato non solo dalle selci amigdaloidi dell'uomo neolitico. Nella tradizione ebraica, il seme da cui il corpo rinascerà nella resurrezione è contenuto in un durissimo osso imputrescibile chiamato Luz (mandorla) e immaginato posto alla base della spina dorsale, dove i Tantra indiani pongono kundalini. Luz è anche il nome antico di Bethel, il luogo in cui «Dio apparve a Giacobbe» che dormiva con la testa su una pietra sacra, e dove vide in sogno la scala ascendente verso il cielo. La Vergine è spesso ritratta dentro una forma amigdala.
3) Una ricerca effettuata nel 2004 sul sito della National Library of Medicine (www.nlm.nih.gov) ha trovato oltre 35 mila pubblicazioni su questa linea di ricerca: 318 sull'effetto della melatonina nella terapia tumorale, 1.582 sui retinoidi (vitamina A), 819 sulla vitamina E, 2.817 sulla somatostatina in oncologia, 1.504 sulla bromocriptina, un altro inibitore dell'ormone della crescita. Veronesi probabilmente non ha tempo di spulciare tale letteratura (deve andare in TV) ma i suoi allievi lo fanno sicuramente.
4) Singolare il rapporto fra tumore e follia: gli schizofrenici sono esenti da tumore, non sviluppano mai il cancro. Quasi che la malattia centrale si manifestasse nello psichico anziché nell'organico.
5) Speciani parlava di un «Organizzatore», di un invisibile ingegnere che detiene i disegni e i lucidi della costruzione del corpo, e sorveglia la rigorosa applicazione del programma ingegneristico. L'embrione, inizialmente si comporta come un cancro - proliferando cellule tutte uguali a se stesse. Ma ben presto le cellule cominciano a diversificarsi per diventare fegato, pancreas, unghie, endoteli, epiteli… per Speciani il processo «normale» è il primo, la proliferazione cancerosa (che è il modo in cui si moltiplicano i microrganismi unicellulari, le colonie batteriche); il processo di diversificazione non è normale, non è statisticamente ciò che deve avvenire.
E' un processo governato da qualche intelligenza che «ha i lucidi» dell'organismo compiuto.



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Messaggio Da Dezeb Sab 14 Mar 2009 - 2:02

volevo dire una cosa a proposito di Di Bella.
Quando tanti anni fa ci fu il caso, e poi si fece la "sperimentazione" io ricordo nei filmati che il dott. Di Bella faceva venire i malati nel suo studio con un fare umile e con attenzione, consigliava con prudenza e anche coraggio, cose per nulla sottoponibili alla superbia di direi gran parte se non tutta l'indagine scientifica perchè se no non sarebbe superbia...
ebbene il dott. Di Bella riceveva i malati che, consapevoli del loro male, non andavano come in un freddo laboratorio a sentire un elenco di cose scientifiche senza prudenza, e anche se conoscessero la prudenza certi dottori, non sanno poi l'atteggiamento personale quanto possa incidere in malattie gravi...,
a me è sempre passata l'immagine cauta e propositiva del dott. Di Bella,
poi con gli scoraggiamenti della sperimentazione le cose sono state soffocate, io direi che lo "spirito" di quelle persone che condussero le sperimentazioni "scientifiche", viziate da sostanze alterate e considerazioni alteranti il percorso terapeutico, che ha base sia di sostanze ma anche di atteggiamento, le accompagnerà a testimonianza di come hanno considerato la vita...
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Messaggio Da lupomag Sab 14 Mar 2009 - 14:30

Posto qui una lettura che ha stimolato la mia riflessione:

Introduzione alla
medicina del terzo millennio

a cura del Prof.
Paolo Lissoni

(Medico Oncologo
dell'Hospedale San Gerardo di Monza)






Per
secoli e secoli, filosofia materialistica ed idealistico-religiosa si sono
combattute sulla scena del mondo, pretendendo ognuna di rappresentare la
verità. Questa
visione dualistica della vita, applicata alle scienze medico-biologiche, ha
provocato una netta opposizione fra visione fisico-chimica e psicologica della
realtà della coscienza umana. La
psicologia, in particolare nella sua caratterizzazione psicoanalitica, ha da
sempre rifiutato e negato la possibilità di conoscere le basi chimiche delle
emozioni e degli stati di coscienza, ravvisando in ciò il timore del proprio
tramonto. ' All'opposto,
la concezione organicistico-materialistica aveva considerato l'elemento
psico-mentale un semplice sottoprodotto del cervello fisico.


Anche
la cosiddetta medicina psicosomatica, rimasta lontana dalla rapida evoluzione
del sapere biologico di questi ultimi anni, poco ha contribuito alla
comprensione dell'unicità biopsico-spirituale dell'essere umano, limitandosi
per lo più alla sola valutazione degli effetti nervosi e neurovegetativi quale
chiave delle relazioni psiche-corpo, trascurando invece pressoché del tutto le
conoscenze derivanti dalla moderna psiconeuroendocrinologia e
psiconeuroendocrino- immunologia. La
concezione magico-alchemica del mondo ha, invece, da sempre sostenuto che sia la
psiche che l'autocoscienza sono corpi che esistono indipendentemente dal corpo
fisico quali realtà di materia ed energia sottili, ma al contempo che esiste
per ogni stato emotivo e per ogni stato di coscienza un equivalente chimico, un
sale nel senso di precipitato fisico-chimico (ormone, neuroormone,
neurotrasmettitore, neuropeptide, citochina), che media a livello fisico le
realtà sovrasensibili psichiche, mentali e spirituali, senza il quale non
sarebbe possibile provare a livello di corporeità la gamma infinita degli stati
emotivi e di coscienza dell'essere. Secondo
la concezione alchemica del mondo, il cervello fisico è simile ad uno Zodiaco,
ove ogni influsso celeste trova una sua precisa mediazione chimica di tipo
neuro-trasmettitoriale o neuromodulante. L'alternanza
di luce e di tenebre (primo atto creativo della Genesi) modula il cervello
attraverso la ghiandola pineale, ritenuta dagli antichi filosofi la sede
dell'anima, ed attraverso altri sistemi neurochimici, quali il sistema oppioide
cerebrale, producente endorfine, enkefaline e dinorfine. Il
sistema oppioide, che media i vari stati emotivi della vita inconscia, raggiunge
la sua massima attività nelle ore diurne, mentre la ghiandola pineale,
attraverso la produzione del suo principale ormone (la melatonina), raggiunge
l'acme della sua funzione durante le ore di oscurità ed è relata agli stati di
coscienza spirituale, vale a dire sovramentale. Anche se l'oceano della conoscenza della
mediazione chimica degli stati di coscienza rimane ancora insondato, le ricerche
condotte in questi ultimi anni, in particolare ad opera della
psiconeuroimmunologia, hanno consentito di raggiungere una sapienza fino a pochi
anni fa insperata.


Possiamo così
riconoscere l'esistenza di due
sistemi neurochimici fondamentali polari e complementari fra di loro:
il primo
è connesso alla vita inconscia e corrisponde al sistema oppioide, il
secondo è
connesso agli stati di amplificazione della coscienza in senso
spirituale. IL sistema
oppioide, che opera attraverso la
produzione di endorfine ed enkefaline, è relato allo stress, al
controllo del
dolore ed ai meccanismi di adattamento fisico e psichico. Questo
sistema media la condizione di immunodepressione
indotta dallo stress. L'altro sistema è costituito dalle interazioni
fra
ghiandola pineale, sistema gabaergico e sistema cannabinergico
endogeno,
secernente quest'ultimo anandamide, che rappresenta l'equivalente
endogeno dei
cannabinoidi. Questo sistema è connesso alla percezione del piacere,
della
gioia, della creatività, dell'immaginazione ed alla possibilità di
amplificazione degli stati di coscienza. L'attuale scienza medica, mai
come ora non
più libera di esprimersi quale forza illuminante a causa del suo
pressoché
totale asservimento alle programmazioni di Mercato, sembra voler
rifiutare tutto
ciò che è connesso al piacere ed ai processi di espansione di
coscienza. Vengono studiate le implicazioni chimiche del
dolore, ma non quelle del piacere e dell'estasi spirituale. Vengono
studiati gli stati emotivi connessi
alle varie condizioni di immunodepressione, quali ad esempio la
depressione,
l'ansia e lo stress, mentre si finge che non esista l'amplificazione
della
funzione immunitaria indotta dal piacere o dall'espressione spirituale.
Si nega in pratica la possibilità da parte dell'organismo
umano di avere potenzialmente già in sé la chimica del paradiso. A
questa viziatura umana e scientifica ha
contribuito il pensiero religioso, come pure sta contribuendo la
psicologia, che
nega la realtà dello spirito e della chimica della gioia, per porsi a
nuova
religione. Proprio per questa sua visione sintetica fra chimica e
spiritualità viene oggi rifiutata la concezione magico-alchemica del
mondo. La conoscenza di alcuni organi è stata particolarmente
penalizzata, deformata ed amputata dalla secolare dicotomia fra spirito
e
materia. Primo fra tutti il cuore, considerato una semplice pompa.
Oggi, invece, la scienza sa che il cuore è in grado di
modulare biologicamente la vita dell'intero organismo, avendo esso
attività
endocrina. Il principale ormone prodotto dal cuore è
rappresentato dal peptide natriuretico atriale(ANP); esso esercita non
solo
effetti metabolici e cardio-vascolari, bensì anche ormonali, in
particolare di
regolazione dell'attività dell'ipofisi, ed azioni modulanti il sistema
immunitario, soprattutto l'attivazione dei linfociti T.

Non è più pertanto solo romanticismo il ritenere che il
cuore influenzi perfino la resistenza immunologica dell'organismo. Fra le varie discipline mediche, oggi la più perfetta è
senza dubbio l'endocrinologia, essendo l'unica che fonda se stessa non su
vecchie ipotesi meccanicistiche, bensì sulla perfetta .analisi delle infinite e
meravigliose relazioni fra le varie sostanze provviste di attività ormonale o
neurochimica. La nuova scienza medica fonderà se stessa non
più sulla dottrina del caso, bensì sulla consapevolezza dell'esistenza di
archetipi in biologia, così come nella dimensione psichica.

La Natura, cioè, costruisce se stessa secondo sequenze
armoniche analogico- cabalistiche:


.La trascrizione genetica dal DNA richiede 3 tipi di
RNA,
come tre sono gli aspetti del divino;

.Quattro sono le basi genetiche
nucleotidiche, come 4 sono
gli elementi dell'essere (terra, acqua, aria, fuoco);

.12 sono i nervi cranici, come 12 sono le costellazioni
zodiacali;

.22 sono gli amino-acidi come 22 sono gli archetipi dei
Tarocchi;


Sette sono le principali ghiandole endocrine, come 7 sono i
centri maggiori dell'energia vitale(o chakra).

Con questa chiave di lettura analogica, la biologia del terzo
millennio verrà ritrascritta ex novo e solo allora apparirà nel suo aspetto di
sublime bellezza. L'evoluzione della medicina è ovviamente uno
degli aspetti dell'evoluzione dell'umana coscienza e della sua fisicità.
Fenotipicamente, l'uomo del futuro sarà molto
simile come immagine fisica all'uomo del presente (e non certo con una testa gigantesca
come alcuni isterici futurologi hanno preteso di vedere anzitempo). Profondamente diversa sarà invece la sua
neurobiochimica. In particolare si stabiliranno nuove
interazioni endocrine (specialmente fra ipofisi e pineale, che, da antagoniste,
sempre più diverranno sinergiche, come pure fra pineale e timo) e nuove
relazioni fra attività endocrina cardiaca e ghiandole endocrine, soprattutto
fra cuore e ghiandola pineale.

1) Il primo millennio appartenne allo spirito;
2) Il secondo millennio appartenne alla materia;
Il terzo millennio apparterrà in egual modo ad entrambi,
apparterrà alla fusione fra spirito e materia quale alchemico sposalizio fra
chimica e spiritualità.

Queste saranno le caratteristiche della medicina del terzo
millennio:



1) Fusione fra scienza e spiritualità, non
più opposizione o al massimo, come ora avviene, tediosa tolleranza, sterile
assemblaggio fra nozioni fisico-chimiche e realtà divine.


2) Fusione fra medicina ufficiale e medicine
alternative, non nel senso di una anacronistica rivalutazione di antiche
conoscenze medico-esoteriche, bensì comprensione scientifica dell'energia
vitale, psichica e spirituale.



3) Conoscenza biochimica di ogni stato di coscienza, sia
inconscio che sovrasensibile, come pure dei meccanismi chimici indotti da
ogni tipo di terapia, ivi compresa la pranoterapia e le altre terapie
bio-psico-magnetiche.


4) possibilità di indagare scientificamente e
strumentalmente i corpi sottili dell'uomo, da quello bioenergetico sino alla
stessa realtà dell'anima, con i suoi meravigliosi colori.


La medicina del futuro non si limiterà più alla cura
dell'ammalato o alla prevenzione delle malattie, bensì agirà nel senso di
migliorare la chimica stessa della vita: questo sulla base di una precedente e
perfetta conoscenza della natura,non per sostituire ad essa una logica meccanicistica,
bensì per pilotarne favorevolmente i limiti, secondo !'antico detto alchemico
"Natura naturam adiuvat".Sui tempi della configurazione e della realizzazione di una
tale medicina futura, ciò dipende solo dalla dedizione e dall'amorevole
servizio al genere umano da parte degli scienziati illuminati, nel momento in
cui, opponendosi ad una civiltà che nega sia lo spirito sia la materia,
assumeranno in sé i destini del genere umano quali nuovi ed eterni servitori
del mondo.


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Messaggio Da lupomag Sab 14 Mar 2009 - 14:33

Di seguito il curriculum di questo (finora a me sconosciuto) "uomo". Pare che sia anche laureato in teologia.


dr.
Paolo Lissoni

Oncologo,
Endocrinologo e Immunologo


Nato a Novate
Milanese (MI) il 11/5/54


Titoli
di studio






  • Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Milano nel luglio
    1979 con voto 110/110 e lode



  • Endocrinologia (giugno del 1982) presso
    l'Università di Pavia




  • Oncologia Medica (luglio del 1988) presso l'Università di Milano




  • Medicina interna (luglio 1993) presso l'Università di Milano



Esperienze di lavoro




  • Tirocinio Ospedaliero post-laurea dal 1/3/80 al 31/8/80 presso Ente Ospedaliero Ronzoni –Principessa Jolanda in Milano



  • Centro Auxologico Italiano di Piancavallo di Verbania dal 1/12/80 al 7/10/84 in qualità di Assistente Medicoa tempo definitivo



  • Per L'Endicronologia
    Nucleo Operativo Tossicodipendenze USSL di Monza dal 8/10/84 al 8/12/85
    in qualità di Assistente Medico a tempo pieno



  • Divisione
    di Radioterapia Oncologica presso l'Ospedale San Gerardo di Monza in
    qualità di Assistente Medico Oncologo dal 9/12/85 al 25/6/98 e di
    Dirigente responsabile di attività Specialistica per
    l'Oncologia-posizione dal 26/6/98 ad oggi.



Attività
Didattica





  • Lezioni Saltuarie presso la scuola di Specializzazione in Chemioterapia della Università di Milano negli anni 1985/1992



  • Docente al 66°Congresso di Urologia (Bologna 20/6/1993)



  • Docente presso la Scuola Internazionale di Oncologia (Santa Margherita 15/17/dicembre 1994



  • Esercitazioni
    per gli studenti di del Polo Universitario Medicina Chirurgia di Monza
    per il corso di Oncologia dal 1995 sino ad oggi.



Attività
scientifica


Numerose ricerche sia sperimentali che cliniche nel campo della Psiconeuroendocrinoimmunologia e della Bioterapia dei Tumori
( Con particolare riguardo alla immunoterapia con IL-2) dal 1980 ad oggi


Corsi di formazione




  • Corsi di aggiornamento professionale indetti dalla Regione Lombardia nel periodo novembre-dicembre 1985



  • Corso di Formazione indetto dalla Regione Lombardia nei periodi di febbraio giugno 1985 e settembre dicembre 1985



  • Corso di Formazione Oncologica
    sull'Immunoterapia dei Tumori presso Istituto Karolinska di Stoccolma dal 03 giugno al 6 giugno 1991.



  • Corso di Formazione presso la Scuola Europea di Oncologia
    sull'Immunoterapia dei Tumori presso Istituto dei Tumori di Mosca dal 16 al 21 giugno 1991.




Pubblicazioni
scientifiche


492 Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Nazionali e Scientifiche
oltre 600 Abstarcts per presentazioni a Congressi.


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Messaggio Da lupomag Sab 14 Mar 2009 - 14:38

Ho apprezzato molto anche questa pubblicazione:

http://www.metododibella.org/upload/pdf/200676135313.pdf

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Messaggio Da lupomag Sab 14 Mar 2009 - 14:47

Per ulteriori approfondimenti si può andare a questo link:
http://www.essenica.com/libri.htm
e scaricare il file "Pranoterapia esoterica".

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Messaggio Da GRINGO Sab 14 Mar 2009 - 16:36

grazie lupomag, molto interessante, da approfondire senz'altro...

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Messaggio Da grazia Sab 14 Mar 2009 - 17:39

molte grazie, lupomag...cercherò di documentarmi....
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Messaggio Da VITA Sab 14 Mar 2009 - 20:15

grazie lupomag....sto leggendo un libro dove è citato proprio Lui...il Prof. Paolo Lissoni
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Messaggio Da XENA Sab 14 Mar 2009 - 20:34

Grazie Lupomag ,da approfondire senz'altro.
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Messaggio Da ANTONIO55 Sab 14 Mar 2009 - 20:58

lupomag ha scritto:Per ulteriori approfondimenti si può andare a questo link:
http://www.essenica.com/libri.htm
e scaricare il file "Pranoterapia esoterica".
Quoto il link suggerito da Lupomag.
Conosco fin da giovane gli studi del Kremmerz (al secolo Ciro Formisano) Dottore di instancabile generosità e cultura umanistica.
Da lui ne è conseguita la Schola Philosophica Hermetica che tanti ricercatori seri ha formato al suo interno e che nel mondo agiscono gratuitamente secondo i suoi insegnamenti.
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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Empty Aloe

Messaggio Da lupomag Lun 16 Mar 2009 - 15:43

Dello stesso Lissoni questa pubblicazione:

Impiego dell’Aloe in oncologia medica:
terapie biologiche dei tumori verso una definizione per istotipo

P. Lissoni
Divisione di Radioterapia Oncologica, Ospedale S. Gerardo, Monza, Milano.

INTRODUZIONE
Le Terapie Biologiche dei tumori costituiscono oggi una sorta di universo eterogeneo, rispetto al quale i vari Medici si pongono in genere nell’atteggiamento erroneo del tutto o nulla, tale per cui o viene negata la validità terapeutica di qualsiasi tipo di cura biologica oppure all’opposto viene sostenuta l’efficacia di ogni tipo di cura e per qualsiasi istotipo di neoplasia. Diviene allora fondamentale saper distinguere il pregiudizio mentale dalla validità metodologica scientifica fondata sulla verifica, la cui rigorosità rimane insostituibile per l’evoluzione della Scienza. Ciò cui invece stiamo assistendo nell’attuale momento storico è una vera e propria inversione di identità di ruoli nei confronti delle terapie biologiche, nel senso che i cosiddetti Scienziati Positivisti, anziché applicare ad esse la comune metodologia della verifica sperimentale, deviano verso atteggiamenti scettici o fideistici, cadendo quindi nel soggettivismo del credere o non credere ad esse. All’opposto, coloro che in passato avevano dato valore preferenziale all’intuizione, iniziano finalmente a riscoprire l’obbligo scientifico-deontologico di tradurre le loro ricerche in studi clinici adeguati. L’evoluzione scientifica nel campo delle terapie biologiche dei tumori o più in generale delle cosiddette Medicine alternative deve pertanto raggiungere quella maturità nella consapevolezza scientifica che sola può consentire il divenire della Scienza Biomedica, a tal punto d’arrivare non solo a stabilire l’efficacia o meno di una data cura biologica, ma addirittura, se possibile, ad identificare per ogni istotipo di neoplasia quale possa essere la terapia biologica più efficace, sia come trattamento singolo che in combinazione alle terapie oncologiche convenzionali.
Da questo punto di vista, si deve innanzitutto partire dalla stessa definizione di terapia biologica dei tumori. Per terapia biologica anti-tumorale si intende l’utilizzo di sostanze presenti in natura (nel mondo vegetale o nello stesso corpo umano), il cui meccanismo d’azione sia primariamente rivolto alla modulazione della risposta biologica immunopsicoendocrina del paziente e solo di conseguenza alla crescita della massa tumorale. A sua volta, per “risposta biologica” non si deve intendere una aspecifica reattività bioenergetica, bensì il comportamento di quei sistemi biologici, dalla cui corretta funzionalità dipende il controllo della proliferazione e differenziazione cellulare e la reattività immunitaria, vale a dire il sistema immunitario ed il sistema neuroendocrino, che la moderna Scienza della Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) ha dimostrato non esistere nel vivente indipendenti l’uno dall’altro, bensì costituire una sola unità funzionale (1, 2). Ed è stato appunto grazie alle conoscenze della PNEI che si è potuti giungere a quella che può venire certamente considerata come la più rivoluzionaria delle verità antropologiche degli ultimi secoli, quella cioè della mediazione chimica psicoimmunologica delle emozioni e degli stati di coscienza, tale per cui oggi è da ritenere errore scientifico qualunque atteggiamento che mantenga separati fra loro lo stato psicologico e quello psicochimico del paziente. Ne consegue che l’elaborazione scientifica di una terapia biologica antitumorale non può fondarsi che su una perfetta conoscenza della condizione psiconeuroimmunologica caratterizzante lo stato di salute, dal momento che la finalità delle terapie biologiche in definitiva non è che quella del ripristino della chimica dello stato di salute.
Schematicamente, le terapie biologiche dei tumori possono venire suddivise in due tipologie fondamentali: 1) Terapie Biologiche utilizzanti sostanze endogene, cioè normalmente presenti nel corpo umano 2) Terapie Biologiche utilizzanti sostanze esogene, in particolare provenienti dal mondo vegetale e come tali non presenti nel corpo umano. Per quanto riguarda le sostanze endogene, vanno menzionate le varie citochine antitumorali prodotte dalle cellule del sistema immunitario (in particolare IL-2 ed IL-12) ed i diversi neuro-ormoni o neuro-peptidi provvisti di attività immunomodulante in senso antineoplastico (in particolare gli ormoni prodotti dalla ghiandola pineale, di cui il più noto è la melatonina (MLT) (3, 4). Per quanto invece riguarda le sostanze esogene fitoterapiche, fra quelle delle quali si abbia sufficiente conferma scientifica sulla loro effettiva azione antitumorale vanno citate in prima istanza l’Aloe e la Mirra. In particolare l’Aloe contiene numerose sostanze provviste potenzialmente di azione antitumorale, vale a dire: aloenina, aloesina, acemannano, glocomannano, barboloina, gibberelina (5) e non appare possibile ad oggi affermare quale sia fra queste l’eventuale sostanza principale in termini di efficacia antitumorale. In ogni caso, sono almeno 3 i meccanismi d’azione attraverso cui i componenti dell’Aloe possono espletare effetto antineoplastico: 1) azione oncostatica anti-proliferativa 2) azione immunomodulante 3) azione anti-ossidante. Malgrado il largo impiego dell’Aloe nella terapia dei tumori da parte dei singoli operatori, mancano ad oggi adeguati studi clinici controllati, ragion per cui i risultati riferiti si riferiscono in genere a singoli casi anedottici. Scopo del presente studio è stato quello di valutare in modo preliminare l’efficacia dell’Aloe Vera nel trattamento palliativo di neoplasie non più suscettibili di terapie medico-oncologiche convenzionali.
MATERIALI E METODI
Sono stati condotti due studi clinici, volti rispettivamente a stabilire l’efficacia dell’Aloe Vera in aggiunta alla MLT rispetto alla sola MLT in pazienti intrattabili affetti da neoplasia solida avanzata e la sua efficacia in pazienti affetti da neoplasia delle vie biliari avanzata non eleggibili per chemioterapia a causa dell’età o delle scadute condizioni cliniche.
Nel primo studio sono stati valutati 50 pazienti, che venivano randomizzati per essere trattati con sola MLT (20 mg/die per via orale nelle ore serali senza interruzione) e con MLT in associazione ad Aloe Vera somministrata sottoforma di tintura (Aloe 10%, Alcool al 40% 90%) alla dose di 1 ml x 2/die per via orale. I pazienti erano affetti dai seguenti istotipi di neoplasia: carcinoma polmonare non a piccole cellule: 23; neoplasie gastroenteriche: 16; carcinoma mammario: 7; glioblastoma cerebrale: 4. Metastasi a distanza erano presenti in 46/50 pazienti.
Nel secondo studio di fase II sono stati valutati 14 pazienti (M/F: 8/6; età mediana 62 anni, range 56-82) affetti da neoplasia avanzata delle vie biliari, trattati con MLT alla dose sopraindicata in associazione ad Aloe Vera, somministrata come mistura costituita da Aloe foglie fresche 300 g, miele 500 g, alcool 40% 40 ml, alla dose di 10 ml x 3/die per via orale.
La risposta clinica è stata valutata mediante i criteri WHO ed i risultati sono stati valutati statisticamente mediante il test del chi-quadro ed il log-rank test.
RISULTATI
Nel primo studio, la percentuale di non progressione di malattia è stata significativamente maggiore nei pazienti trattati con Aloe + MLT rispetto a quelli trattati con sola MLT (14/24 vs 7/26, P < 0. 05), come pure la percentuale di sopravvivenza ad 1 anno (9/24 vs 4/26, P < 0. 05).
Nel secondo studio, sono state ottenute regressioni tumorali obbiettive in 3/14 (21%), consistenti in una risposta completa (RC) e due risposte parziali (RP), con una durata mediana di 18 mesi. Stabilizzazione di malattia (SD) è stata inoltre ottenuta in 6 pazienti, quindi con una percentuale di non-progressione di malattia pari a 9/14 (64%) pazienti.
Nel complesso, la somministrazione di Aloe, sia come mistura che come tintura, è stata ben tollerata ed il solo effetto collaterale è stato quello di una lieve diarrea, ben controllata dai comuni trattamenti.
DISCUSSIONE
Questi risultati preliminari sembrano suggerire che l’Aloe possa avere una qualche utilità terapeutica in Oncologia Medica, quanto meno in termini di terapia palliativa nei confronti di pazienti con malattia neoplastica avanzata e per i quali non siano disponibili ulteriori trattamenti convenzionali, cosa questa che consentirebbe quanto meno di abolire la drammatica sentenza del “non c’è più nulla da fare” a fronte di un insuccesso terapeutico chemioterapico. Inoltre, per alcuni istotipi quali il carcinoma delle vie biliari, il trattamento bioterapico comprendente Aloe può addirittura costituire una valida terapia oncologica, con percentuali di efficacia pari o superiori a quelle conseguibili con i farmaci chemioterapici comunemente impiegati, vale a dire cisplatino e fluorouracile. E’ noto infatti che le neoplasie delle vie biliari rappresentano alcuni fra i tumori per i quali non è stata ancora elaborata alcuna terapia medico-oncologica efficace, ivi comprese le stesse recenti immunoterapie con citochine quali la IL-2.
L’analisi clinico-scientifica dell’efficacia dell’Aloe è comunque ancora solo agli inizi ed ulteriori sviluppi richiedono di dare una risposta a diversi quesiti, in particolare quale sia il tipo di Aloe più efficace (vale a dire la variante Vera o quella Arborescens), quali siano le parti della pianta più attive e quali siano i principi attivi provvisti di particolare attività farmacologia. Devono venire inoltre standardizzati sia il tipo di preparato (mistura, tintura o succo) che le stesse dosi di somministrazione. Date queste risposte, si dovrà successivamente stabilire quale sia l’istotipo di neoplasia più responsivo alla bioterapia con Aloe, in aggiunta alle neoplasie delle vie biliari come sembra emergere dal seguente studio. Infine, dovrà essere stabilito quale sia lo schema ottimale di somministrazione dell’Aloe, se come singolo agente, se in associazione ad immunoterapia e neuroimmunoterapia, oppure infine se in associazione alle terapie antitumorali storicamente più comprovate, vale a dire chemioterapia e radioterapia
BIBLIOGRAFIA
1. Rubinow DR. J Natl Cancer Inst Monogr 1990; 10: 79-82.
2. Whittington R et al. Drugs 1993; 46: 446-514.
3. Regelson W et al. Cancer Invest 1987; 5: 379-385.
4. Maestroni GJM . J Pineal Res 1993; 14: 1-10.
5. Winters WD et al. Econ Botany 1981; 35: 89-95.

Qui il relativo link: http://users.unimi.it/phytosif/documenti/Lissoni.pdf

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Messaggio Da toni_ba Mar 17 Mar 2009 - 1:14

Salve non so se sto postando nel posto giusto ma ho visto che ci sono alcuni post sulla terapia Di Bella e volevo segnalarvi questo case report lativo
ad un carcinoma mammario curato e seguito dal Dr. Giuseppe Di Bella, e
totalmente guarito dopo un anno e due mesi di terapia.
Il lavoro è
stato approntato dallo stesso Dr. G. Di Bella e pubblicato nel numero
di dicembre della prestigiosa rivista scientifica internazionale
"Neuroendocrinology Letters", ed è già visionabile sui motori di
ricerca scientifica internazionali.

Non
è una notizia di poco conto, perché non si tratta della guarigione di
un tipo di tumore che statistiche (assai opinabili) descrivono come
evenienza ormai maggioritaria; e nemmeno della guarigione di un
carcinoma mammario multifocale, ipotesi questa ammessa come assai rara
dalla stessa oncologia corrente.
E' molto di più. Perchè si tratta del primo ed unico caso pubblicato, nella storia della medicina, di un carcinoma mammario multifocale, guarito senza preventivo ricorso alla chirurgia.

Questo è l' articolo:
articolo

e questa e la traduzione:
traduzione

toni_ba
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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Empty Ancora prove che i trattamenti tradizionali sono inutili

Messaggio Da Ospite Mar 7 Apr 2009 - 19:13

15/02/2009


La resistenza delle cellule staminali tumorali

La caratteristica che permette ai tumori di resistere alle terapie radianti va fatta risalire a un processo metabolico presente nelle celluele staminali tumorali che le protegge dalle radiazioni ionizzanti. La scoperta è stata effettuata da un gruppo di ricercatori della Stanford University School of Medicine che hanno pubblicato lo studio sulla prestigiosa rivista “Nature”.
"Dato che le cellule staminali cancerose appaiono responsabili dell'avvio e
del mantenimento della crescita tumorale in molti tumori, è essenziale
comprendere i meccanismi attraverso cui queste cellule resistono alle
terapie impiegate, come la chemioterapia e la radioterapia
”,
osserva Robert Cho, che con Maximilian Diehn ha condotto lo studio.
L'origine di queste cellule è ancora oggetto di dibattito ed è possibile che
alcune di esse derivino da cellule staminali adulte degenerate e altre
da cellule differenziate tornate allo stato staminale in seguito a una
serie di mutazioni. Certo è che queste cellule staminali possono
ricostituire un'intera popolazione di cellule cancerose e che quindi
distruggerle è un passo critico per bloccare la crescita e la
diffusione del tumore.
Di fatto, però, uccidere le cellule staminali cancerose è più difficile che uccidere la altre cellule
tumorali, difatti la loro resistenza è legata ad un'aumentata
espressione delle proteine che possono legarsi e inattivare le specie
reattive dell'ossigeno (ROS).
Queste molecole altamente instabili sono in grado di alterare DNA e proteine
portando la cellula a morte, e rappresentano un mediatore importante
nell'azione delle terapie antitumorali, e soprattotto della
radioterapia. Le specie reattive dell'ossigeno sono peraltro presenti
in una certa misura in tutte le cellule, ma i ricercatori hanno
scoperto che nelle cellule staminali - e non solo in quelle del sangue
– il loro livello è decisamente inferiore al solito. Lo studio, in
particolare, ha messo in evidenza che le cellule staminali cancerose
esprimono proteine antiossidanti a livelli particolarmete elevati, tali
da permettere l'intercettazione delle ROS prima che queste esplichino
la loro azione dannosa.
Tra le altre cose si è scoperto che le cellule staminali tumorali del tumore
mammario murino
hanno una probabilità doppia di sopravivere alle radiazioni
ionizzanti rispetto alle altre cellulle tumorali.

da http://mednow.myblog.it/archive/2009/02/15/la-resistenza-delle-cellulestaminali-tumorali.html

http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/pdf/nature07733.pdf

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Messaggio Da XENA Mer 8 Apr 2009 - 19:06

un forista attento e molto informato, mi ha linkato questo interessante articolo sull'efficacia della cimetidina un vecchio anti acido gastrico ,nell' aiuto post chirurgico ,contro le cellule cangerogene del colon retto e il suo particolare meccanismo d'azione :

http://archiviostorico.corriere.it/1996/febbraio/19/antiulcera_contro_cancro_co_0_9602196390.shtml


https://milesforhope.org/forum/viewtopic.php?f=34&t=57
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Messaggio Da XENA Mer 8 Apr 2009 - 19:13

http://nciterms.nci.nih.gov/NCIBrowser/ConceptReport.jsp?dictionary=NCI_Thesaurus&code=C374

in pubmed non esiste analoga mole di lavoro riguardo la ranitidina -


grazie pollice alto
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Messaggio Da Ospite Mar 19 Mag 2009 - 11:34

RICERCA
E' italiano il virus-killer
che uccide i tumori



Creato da un'équipe bolognese, è il primo virus herpes non depotenziato, ma geneticamente modificato per distruggere le cellule tumorali e risparmiare quelle sane, ad avere successo nei test in vivo di ALESSIA MANFREDI




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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Este_18160537_05460

Un virus anticancro geneticamente modificato, che attacca selettivamente le cellule malate e le distrugge, lasciando intatte quelle sane. Un'équipe italiana ha creato la nuova arma antitumorale, che nella sperimentazione in vivo si è dimostrata capace di sconfiggere i tumori più aggressivi del seno e dell'ovaio, partendo dal virus herpes, lo stesso che fa comparire le fastidiose vescicole sulle labbra quando si è stressati o indeboliti.

"In vari laboratori sono in corso tentativi per trasformare i virus da 'nemici' in 'amici'", spiega la professoressa Gabriella Campadelli-Fiume, virologa dell'Università di Bologna e coordinatrice dello studio, i cui risultati sono pubblicati su Pnas. "Il nostro lavoro è finalizzato a usare il virus herpes per distruggere selettivamente le cellule tumorali. Lo abbiamo ingegnerizzato in modo che non entri più nelle cellule normali, ma solo in quelle tumorali", chiarisce la studiosa.

Di solito come arma per combattere i tumori si usa una versione depotenziata del virus, per renderlo innocuo per l'organismo ospite e poterlo controllare meglio. Spesso però, in questo modo, diventa poco aggressivo anche nei confronti del tumore. L'approccio seguito dai ricercatori bolognesi è stato differente: la virulenza è stata lasciata intatta, ma del virus è stata modificata la "chiave" di accesso alle cellule normali. "L'abbiamo sostituita con una 'chiave' che permette di entrare solo nelle cellule malate", spiega ancora la professoressa. Ed è andata bene: nei test in vivo, il virus è risultato capace di distruggere i tumori più aggressivi di seno e ovaio, di cui ogni anno in Italia si riscontrano 42mila nuovi casi, con oltre 10mila mortali.






Il virus dell'herpes simplex normalmente riesce a penetrare nelle cellule sane attraverso una porzione della glicoproteina D. E' questa la porzione del Dna del virus che i ricercatori hanno rimosso, sostituendola con un'altra: un anticorpo in grado di aprire la "serratura" delle cellule dei tumori del seno e dell'ovaio che producono la proteina Her-2. Questa proteina, che riveste le cellule malate, le trasforma in bersaglio. Il virus-killer modificato attacca solo queste cellule, tralasciando le altre. E una volta esaurite le cellule malate, è destinato ad autoestinguersi a differenza della sua variante naturale, che rimane silente nelle cellule sane. "Non c'è rischio per la salute perché modificato in questo modo il virus non è in grado di attaccare se non le cellule malate", assicura la docente.

Negli esperimenti condotti sui topi nel laboratori di patologia sperimentale dell'ateneo bolognese, il 60 per cento degli animali trattati è guarito completamente e il restante 40 per cento ha mostrato una inibizione significativa della crescita tumorale. Risultati molto incoraggianti anche da un altro punto di vista: il nuovo virus, che l'ateneo ha chiesto di brevettare, potrebbe essere efficace anche contro le metastasi cerebrali prodotte da questi tumori, incurabili anche coi farmaci più innovativi.

E la tecnica potrebbe rivelarsi utile ad aggredire anche altri tipi di tumore, dotando il virus di volta in volta di altre "chiavi", in grado di aprire le relative "serrature" cellulari. Per passare alla sperimentazione sull'uomo ci vorrà ancora tempo, avverte Campadelli-Fiume: "Siamo al primo stadio della sperimentazione animale. Prima di arrivare all'uomo, passerà ancora qualche anno".


(18 maggio 2009)

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Messaggio Da lupomag Mar 19 Mag 2009 - 12:56

Notizia incoraggiante.
Mi fa riflettere però quel 40% su cui non si è avuta la medesima risposta del 60%.
Mi fa anche riflettere la richiesta di brevetto.

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Messaggio Da Ospite Mar 19 Mag 2009 - 18:36

Siamo sempre li a girare intorno al problema: tutte le ricerche dal 2004 in poi indicano le staminali malate come responsabili dei tumori e questi ancora cercano di uccidere le normali cellule tumorali. Come soffiarsi il naso per guarire dal raffreddore. Tempo perso, risorse sprecate, utili alle stelle. Non ci pensano nemmeno a guarire la gente, loro la curano.

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Messaggio Da minerva Mar 19 Mag 2009 - 19:40

Poi c'è sempre quella frase che mi rode...." ci vorranno ancora degli anni"!
La dicono sempre e poi chi si è visto si è visto! Twisted Evil
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Messaggio Da Ospite Mer 20 Mag 2009 - 10:18

Son d'accordo con gli ultimi 2 messaggi .

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Messaggio Da XENA Mer 20 Mag 2009 - 10:36

Wink
il nuovo virus, che l'ateneo ha chiesto di brevettare, potrebbe essere efficace anche contro le metastasi cerebrali prodotte da questi tumori, incurabili anche coi farmaci più innovativi.
non capisco
è uno dei pochi articoli che parla si modulazione del sistema immunitario ,non si parla di chemio ,
è intreseca l'attività,se funzionasse .di sconfiggere le staminali ,
e già si critica ???
non ve stà bene una mazza Very Happy
tono scherzoso ovviamente ,però è quello che penso Wink


quoto minerva :i tempi e la volontà nel proseguire gli studi sono il problema.
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Messaggio Da Ospite Mer 20 Mag 2009 - 11:50

Negli esperimenti condotti sui topi nel laboratori di patologia
sperimentale dell'ateneo bolognese, il 60 per cento degli animali
trattati è guarito completamente e il restante 40 per cento ha mostrato
una inibizione significativa della crescita tumorale.

hai ragione Xena, sennò si fa del disfattismo inutile. Anche controllare la malattia a vita è una soluzione ma non devono parlare di guarigione solo perchè la massa tumorale è sparita, è pubblicità ingannevole. Aspettiamo le prove sugli umani... Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 664310

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Messaggio Da XENA Mer 20 Mag 2009 - 12:09

hai ragione Xena,
smile con stelle Very Happy
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Messaggio Da Ospite Mer 20 Mag 2009 - 12:29

XENA ha scritto:
hai ragione Xena,
smile con stelle Very Happy

non te l'aspettavi eh? Very Happy Very Happy Very Happy

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Messaggio Da XENA Sab 20 Giu 2009 - 17:46

Circolo della Stampa, sala ‘Tobagi’
Corso Venezia 16; Milano

La notizia che attendevamo, ma non ci aspettavamo

TUMORI EPATICI “SENZA SPERANZA”:

1 SU 3 I SALVATI DA ESTRATTI STAMINALI


INCONTRO COI PROTAGONISTI

Risultati ufficialmente pubblicati dalla rivista specialistica internazionale Oncology Research - Le evidenze da 4 anni di terapie attuate a livello universitario e ospedaliero –La pionieristica metodica tutta italiana, efficace SENZA EFFETTI COLLATERALI, in corso di pubblicazione pure in
Cell Death and Differentiation, del gruppo ‘NATURE’
Di 154 malati gravi di tumore maligno al fegato (carcinoma epato-cellulare), sui quali non era più rimasto da tentare tutto lo scientificamente noto tentabile, in una cinquantina (quindi 1 su 3 ovvero 35 per cento) si sono ottenuti precisi risultati terapeutici – 4 remissioni complete, 26 regressioni, 24 stabilizzazioni; oltre il 50 per cento validamente in vita dopo oltre 3 anni - con la somministrazione sublinguale tre volte al giorno di personalizzati ‘fattori di differenziazione delle cellule staminali’

Intervengono i PROFESSORI:
Luigi FRATI DIR.della Uoc-Unità Operativa complessa
di Oncologia Dipart.Medicina Sperimentale e
Patologia,Univ.‘La Sapienza’
Policlinico Umberto I - ROMA
Tito LIVRAGHI giàPrimario Unit. Operat. Complessa
Radiologia, AO Vimercate; MI
PierMario BIAVA Dir. Fondaz. Ricerca Terapie Biologiche
Cancro, Primario Med. Lavoro
Osp. Civile Sesto S.Giovanni; MI

MODERATORE: Sergio ANGELETTI


Pionieristica ricerca italiana

TUMORI EPATICI “SENZA SPERANZA”:
1 SU 3 I SALVATI DA ESTRATTI STAMINALI
Risultati ufficialmente pubblicati dalla rivista specialistica internazionale Oncology Research - Le evidenze da 4 anni di terapie attuate a livello universitario e ospedaliero
Di 154 malati gravi di tumore maligno al fegato (carcinoma epato-cellulare), sui quali non era più rimasto da tentare tutto lo scientificamente noto tentabile (chemio-embolizzazione radiante, termoablazione percutanea, resezione chirurgica, trapianto...) in una cinquantina (quindi 1 su 3 ovvero 35 per cento) si sono ottenuti precisi risultati terapeutici – 4 remissioni complete, 26 regressioni, 24 stabilizzazioni; oltre il 50 per cento validamente in vita dopo oltre 3 anni - con la somministrazione sublinguale di‘fattori di differenziazione delle cellule staminali’, purché “allestiti a misura di paziente e di malattia”.
Lo ha comunicato – adesso che i risultati sono stati ufficialmente pubblicati dalla rivista specialistica internazionale Oncology Research(vol. 15, gennaio 2006) - il pioniere fin dal 1983 di questo filone di ricerche professor Pier Mario Biava, primario all’Ospedale Civile di Sesto S. Giovanni (MI), dove dirige la Fondazione Ricerca Terapie Biologiche del Cancro.
“Sono i risultati di 4 anni di studi sperimentali e applicativi in collaborazione fra me e il mio istituto – spiega Biava – col Dipartimento Medicina Sperimentale e Patologia di Luigi Frati (preside della Facoltà di Medicina e prorettore) alla ‘Sapienza’ (Roma), nonché l’équipe del ‘superesperto’ di epatocarcinomi Tito Livraghi nell’Ospedale di Vimercate (MI).
“Iniziato nel gennaio 2000 e concluso nell’aprile 2004 – prosegue Biava - questo nostro studio clinico è stato opportunamente randomizzato su 179 pazienti consecutivi affetti da stadi ormai avanzati di tumore maligno primitivo del fegato (carcinoma epato-cellulare), non più trattabili né con le terapie mediche né chirurgiche come resezione o trapianto.

“Tali pazienti sono stati trattati con tre dosi quotidiane sublinguali bassissime (microgrammi) – continua Biava –di fattori di differenziazione delle cellule staminali, una complessa miscela di proteine e micro-RNA nucleico, mantenutasi lungo il corso dell’Evoluzione, e ricavati nel caso specifico da embrioni di vertebrati ovovivipari” [ndr: il comune pesce di laboratorio/ricerca Brachydanio rerio].
“Avuto conto che quelle tumorali sono cellule indifferenziate, in ciò simili alle staminali, ma volte all’opposto d’esse ad una replicazione indefinitamente fuor di regola, innaturale – chiarisce Biava – invece somministrandogli proprio i fattori di differenziazione si riportano le cellule ‘sbandate/sprogrammate’ nell’alveo della fisiologia normale, bypassando le scoodinanti mutazioni maligne che sono alla base del cancro.
“E infatti questa nostra prima applicazione clinica ‘pilota’ – fa notare giustamente orgoglioso Biava – già dopo soli 6 mesi dall’inizio dei trattamenti coi fattori staminali di differenziazione ha messo chiaramente in luce tali vantaggiose differenze per i pazienti cui venivano somministrati rispetto al gruppo di controllo (che ovviamente riceveva le normali terapie palliative/terminali) da indurci a interrompere immediatamente il raffronto e passarli quindi tutti alla terapia ‘staminale’: 154 complessivamente.
“A quattro anni dall’avvio dello studio – ribadisce Biava – ecco i risultati conclusivi, ricordando innanzitutto che in partenza per tutti i pazienti non risultavano più speranze [scientifiche], invece: 4 remissioni tumorali complete, 26 regressioni di malattia, 24 casi di suo ‘blocco’/stabilizzazione”. Oltre il 50 per cento di tali pazienti risultavadopo 3 anni ancora in vita,e con un valido performance status, mentre degli altri restavano solo il 12 per cento, come dire 1 su 10.
I risultati pubblicati da Oncology Research sono correttamente documentati da immagini diagnostiche: nelle TAC, ad esempio, di uno dei pazienti prima del trattamento si evidenzia nettamente un carcinoma epatocellulare di stadio avanzato, che però dopo 6 mesi di


somministrazione dei fattori di differenziazione staminale é scomparso, e tale scomparsa resta confermata dalle TAC pure dopo altri due anni.
L’articolo di Oncology Research conclude: “I fattori di differenziazione delle staminali vanno considerati una terapia efficace nel carcinoma epato-cellulare in stadio intermedio-avanzato e privo di altre opzioni terapeutiche”.
Il professor Biava va avanti: ”Ma, per raggiungere risultati sempre migliori, sono ora necessari studi, oltre che versus placebo, verso più mirati criteri di caratterizzazione ottimale dei pazienti.”
Dal professor Frati alla ‘Sapienza’ continuano gli approfondimenti sui fattori responsabili della regolazione di sviluppo tumorale: si stanno individuando le varie frazioni proteiche coinvolte (proteine a basso peso molecolare) oltre che i micro-RNA coinvolti.
L’équipe di Biava prosegue intanto gli studi su otto linee cellulari di neoplasie umane (tumori di mammella, rene, fegato, cervello, utero, colon, melanoma e leucemia linfoblastica acuta) e su tutte queste linee cellulari si è ottenuto un rallentamento significativo della loro crescita quando trattate con i fattori di differenziazione delle staminali.

CARCINOMA EPATOCELLULARE: PIU’ DI UN DECESSO ALL’ORA IN ITALIA
“ABBIAMO COMINCIATO A RIDARGLI VITA,
E SAPPIAMO COME CONTINUARE”
Quando ai controlli TAC il tumore risulta ‘scomparso senza tracce’
*****

(da appunti del prof. Tito LIVRAGHI, Primario emerito
Unità Operativa Complessa Radiologia; AO Vimercate, MI)
*******
LA SITUAZIONE FINORA
Ogni anno in Italia circa 12.000 pazienti epatopatici, in prevalenza con cirrosi postepatitica da virus C, si ammalano di carcinoma epatocellulare, il cancro al 4°posto mondiale per numerosità di vittime.
Tutti questi pazienti infatti, a parte i pochi che vengono trapiantati, muoiono del tumore o dell’aggravarsi della cirrosi.
Infatti il carcinoma epatocellulare presenta uno sviluppo multifocale e in tempi ormai ampiamente noti: nel 90 per cento dei casi nei 5 anni dalla scoperta del primo nodulo tumorale.
Pertanto ogni opzione terapeutica, sia chirurgica (resezione di uno o più segmenti epatici), che non-chirurgica (ablazione percutanea con alcolizzazione o termoterapia con radiofrequenza, chemoembolizzazione intrarteriosa), appare poter avere come scopo solo l’allungamento della sopravvivenza.
Significa che ad un certo punto del proprio percorso con la neoplasia tutti questi pazienti rimangono orfani di terapia.
Anche umanamente la loro gestione diventa sempre più difficile, perché il malato si sente praticamente abbandonato, ma il medico sa che i trattamenti sistemici disponibili sono poco o per nulla efficaci o, se potenzialmente utili, però con un grado di tossicità insostenibile per un fegato cirrotico.
MA ORA: I FATTORI DI DIFFERENZIAZIONE STAMINALI
Nella nostra Unità Operativa Complessa, considerata Centro di riferimento internazionale per la cura del carcinoma epatocellulare, abbiamo trattato questi malati con un estratto embrionale contenente fattori di differenziazione delle cellule staminali, ricavato giusto nel momento in cui esse si modificano trasformandosi da totipotenti (‘capaci di tutto’) in pluripotenti (‘più specialisticamente capaci’).
Il preparato viene somministrato per bocca, con assorbimento sublinguale, al dosaggio di 1-2 millilitri (alias centimetri cubi...), 3 volte al giorno .
L’efficacia terapeutica viene (ed è stata) controllata dopo 4 mesi mediante TAC e markers tumorali (AFP, DCP) quando positivi all’inizio della terapia.
I risultati di questi trattamenti sono stati pubblicati recentemente su Oncology Research (vol.15, gennaio 2006).
Ebbene: sui 179 pazienti iniziali, ben il 20 per cento ha mostrato o addirittura una remissione completa del carcinoma o comunque una sua regressione, ed il 16 per cento d’essi una stabilizzazione/non progressione/’blocco’ della malattia, per periodi fino ai 2 anni, cioè quando lo studio pubblicato è stato concluso.
La maggioranza dei pazienti ha inoltre percepito e riferito un quindi nettamente sensibile miglioramento delle proprie condizioni generali (performance status).
Nettamente sensibile è parimenti stata – nei casi più responsivi - la completa scomparsa delle masse tumorali: nelle immagini TAC di controllo a distanza di tempo [vedi esempi allegati] non se ne osserva più traccia: un aspetto fuor dell’ordinario che abbiamo denominato ‘effetto evanescenza’.*
[Un mistero spiegabilissimo: coi ‘fattori di differenziazione staminali’ le cellule tumorali vengono normalizzate, rieducate, non ‘abbattute’; ndr]
A fronte della consistente efficacia di questa nostra terapia con fattori di differenziazione staminali non si sono evidenziati effetti collaterali negativi: appena l’1 per cento dei pazienti ne ha presentato di assolutamente modesti.
Nei pazienti responsivi si è pure evidenziato uno statisticamente significativo aumento della sopravvivenza rispetto agli altri.



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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Empty oro e fotonica contro il cancro

Messaggio Da XENA Dom 21 Giu 2009 - 20:59

Particelle nanometriche d’oro riscaldate per aggredire i tumori senza danneggiare i tessuti sani. E’ una fra le tante nuove applicazioni della fotonica, tecnologia che abbraccia la generazione, la manipolazione, la trasmissione, la rivelazione e l’utilizzazione della luce, cioè dei fotoni.
I ricercatori europei che lavorano nel campo della fotonica si incontrano a Firenze oggi e domani per promuovere nuovi progetti finanziati dalla Commissione Europea nell’ambito della tematica Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (Ict) e per favorire lo scambio di informazioni, in particolare sulla nanofotonica, cioè quell’area di scienza e tecnologia che coniuga la fotonica con le nanotecnologie.
Proprio dalla nanofotonica arriva un esempio estremamente interessante.“E’un nuovo approccio per combattere il cancro”, spiega Giancarlo Righini, direttore del Dipartimento Materiali e

prosegue qui : http://italiasalute.leonardo.it/news2pag.asp?ID=9879
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Messaggio Da XENA Dom 21 Giu 2009 - 21:13

http://www.senology.it/Edit_livraghi.htm
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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Empty La ricerca sulle staminali tumorali passa all'attacco della malattia

Messaggio Da Ospite Lun 17 Ago 2009 - 17:00

Ottime notizie dal MIT di Boston (US). 14 agosto 09: ricercatori individuano farmaco in grado di distruggere selettivamente le staminali tumorali.

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo457711.shtml
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/scienza/news/2009-08-14_114399127.html
http://www.sabatoseraonline.it/home_ssol.php?site=1&n=articles&category_id=16&article_id=119904&l=it
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_1644455574.html

Aspettiamo sviluppi che non dovrebbero tardare. Siamo, come dice uno degli articoli, ad un vero e proprio Rinascimento della lotta al cancro?

Intanto anche gli spagnoli si danno da fare sull'argomento staminali e cancro.

http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=268780

Ci spero, ci speriamo tutti...
pollice alto

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Messaggio Da Ospite Lun 17 Ago 2009 - 17:20

Anche Wikipedia riporta articoli sulla teoria CSCs (Cancer Stem Cells) e riporta notizie sulla Salinomicina individuata come agente farmacologico in grado di distruggere le staminali del cancro al seno.

Teoria CSCs

In inglese http://en.wikipedia.org/wiki/Cancer_stem_cells

Traduzione di Google http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://en.wikipedia.org/wiki/Salinomycin&....ficial%26hs%3DDG3

Salinomycin

http://en.wikipedia.org/wiki/Salinomycin

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Messaggio Da GRINGO Lun 17 Ago 2009 - 17:22

pollice alto

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Messaggio Da XENA Lun 17 Ago 2009 - 18:19

Sauro ha scritto:Ottime notizie dal MIT di Boston (US). 14 agosto 09: ricercatori individuano farmaco in grado di distruggere selettivamente le staminali tumorali.

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo457711.shtml
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/scienza/news/2009-08-14_114399127.html
http://www.sabatoseraonline.it/home_ssol.php?site=1&n=articles&category_id=16&article_id=119904&l=it
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_1644455574.html

Aspettiamo sviluppi che non dovrebbero tardare. Siamo, come dice uno degli articoli, ad un vero e proprio Rinascimento della lotta al cancro?

Intanto anche gli spagnoli si danno da fare sull'argomento staminali e cancro.

http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=268780

Ci spero, ci speriamo tutti...
pollice alto

urkissima ,divorato tutto i 3 secondi , cheers
grazie Sauro del'info sfuggitami.. pollice alto
dunqe soppressione del gene p53 ,non ho letto con quale metodo e tu?
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Messaggio Da Ospite Lun 17 Ago 2009 - 18:38

L'articolo non dice come ma dovrebbero aver usato la metilazione, appiccicano un radicale metilico al gene e lo disattivano. Comunque amica mia, la teoria CSCs si sta affermando, prima o poi la notizia dovrà pure arrivare alle masse! Speriamo che insieme alle notizie arrivino anche i primi rimedi.

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Messaggio Da XENA Lun 17 Ago 2009 - 18:41

http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://blogs.nature.com/reports/theniche/&ei=pXmJSuOIH5ej_AbVheWOAg&sa=X&oi=translate&resnum=2&ct=result&prev=/search%3Fq%3DSalinomycin%2B%2Bp53%26hl%3Dit%26rlz%3D1T4SKPB_itIT321IT321




http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://newstimes.in/world-news/indian-origin-researcher-unveils-chemical-that-can-selectively-kill-breast-cancer-cells/&ei=5XuJSpu1LMWb_Ab45YSPAg&sa=X&oi=translate&resnum=5&ct=result&prev=/search%3Fq%3Dsalinomycin%2Bcell%2Bstaminal%2Bp53%26hl%3Dit%26rlz%3D1R2SKPB_it
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Messaggio Da Ospite Lun 17 Ago 2009 - 18:54

Nota de prensa
España en la vanguardia de la investigación mundial con células madre
pluripotentes (iPS)
EL GEN p53 EVITA LA REPROGRAMACIÓN NUCLEAR DE LAS CÉLULAS
DEFECTUOSAS
Madrid 9 de agosto del 2009,
Científicos del Programa de Oncología Molecular del Centro Nacional de
Investigaciones Oncológicas (CNIO) liderados por Maria A. Blasco, y entre los que
destacan Rosa M. Marión y Katerina Strati, han estudiado el papel del gen p53 (un
conocido gen protector contra el cáncer) en el proceso de creación de las células
madre pluripotentes inducidas (iPSs, induced Pluripotent Stem cells). Los resultados
de este estudio se han publicado hoy en la prestigiosa revista Nature. En el estudio
también han participado los grupos dirigidos por Manuel Serrano y Oscar Fernández-
Capetillo del Programa de Oncología Molecular del CNIO.
Las iPSs se crean según el procedimiento descubierto por Shinya Yamanaka en 2006.
Se trata de un método sencillo para obtener células madre pluripotentes a partir de
tejidos adultos. Se devuelve a las células adultas a su estado embrionario y
pluripotente mediante la adición de tres genes. Las células iPS pueden dar lugar a
cualquier tejido, lo que se espera que sea de gran utilidad en la medicina regenerativa.
El equipo de Maria A. Blasco ha investigado el papel del gen p53 durante el proceso
de reprogramacion nuclear. Este equipo había demostrado previamente que las
células con telómeros cortos no podían reprogramarse a células madre pluripotentes,
indicando la existencia de barreras que evitaban la reprogramacion de células
subóptimas. Este trabajo previo del grupo de Maria A. Blasco se publicó el pasado
febrero en la revista Cell Stem Cell. Los telómeros cortos fueron la primera barrera
identificada para la generación de iPSs.
En el trabajo publicado en Nature, las investigadoras del CNIO han identificado el
mecanismo molecular por el cual los telómeros cortos, o en general cualquier otro tipo
de daño en el DNA, limita la reprogramación nuclear. Se trata de la proteína supresora
de tumores p53. Cuando una célula presenta daños en el DNA (por ejemplo telómeros
cortos) no llega a convertirse en una célula madre pluripotente porque p53 lo impide.
En los estudios realizados con ratones, las células con daño en el DNA mostraron una
reprogramación deficiente, coincidente con una mayor muerte celular (apoptosis)
durante el proceso de reprogramación. La ausencia de p53 cancela la apoptosis y
permite que células dañadas se conviertan en iPSs. “p53 elimina las células dañadas
en el momento en que se induce la pluripotencia y de este modo garantiza que las iPS
resultantes son células sanas”. Comenta Rosa M. Marión, primera firmante del trabajo.
“El mecanismo es el mismo por el cual p53 previene la diseminación de células
dañadas en el contexto del cáncer humano” Añade Maria A. Blasco, la directora del
estudio.
Este estudio demuestra la función de p53 como “control de calidad” del proceso de
reprogramación nuclear.
Junto al estudio de Maria A. Blasco, Nature publica otras cuatro investigaciones sobre
el papel de distintos genes supresores de tumores en la reprogramación nuclear.
Estos estudios acompañantes han sido dirigidos por el descubridor de las iPSs Shinya
Yamanaka (Center for iPS Cell Research and Application, Universidad de Kioto), por el
también investigador del CNIO Manuel Serrano (Centro Nacional de Investigaciones
Oncológicas, Madrid), por Juan Carlos Izpisúa-Belmonte (Centro Medicina
Regenerativa de Barcelona/Salk Institute de California) y por Konrad Hochedlinger
(Cancer Center and Center for Regenerative Medicine, Universidad de Harvard). Tres
de las cinco publicaciones se han realizado en España (dos de ellas en el CNIO) lo
que indica que la investigación española está a la cabeza de la investigación mundial
sobre células madre pluripotentes inducidas.
Para más información: María J. Alcamí (mjalcami@cnio.es).

Fonte CNIO Centro Nacional de Investigaciòn Oncologica, Spagna

http://www.cnio.es/es/index.asp
http://www.cnio.es/es/news/docs/p53_prevents_nuclear_reprogramming_of_defective_cells_09_08_2009-es.pdf

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Messaggio Da lupomag Mar 3 Nov 2009 - 13:11

La musica «stonata» del cancro


Convertire il linguaggio genetico in musica per monitorare la salute: un'idea anche italiana

Tradurre in musica lo stato di salute del nostro corpo per sapere come
sta: è l'idea di un ricercatore della Harvard Medical School, Gil
Alterovitz, che assieme a Sophia Yuditskaya e al cremonese Marco Ramoni
ha sviluppato un software in grado di trasformare appunto in melodia
l'attività del nostro codice genetico al fine di diagnosticare
l'eventuale presenza di malattie.
Continua qui:http://www.corriere.it/salute/08_luglio_30/cancro_diagnosi_musica_204d3f5e-5e30-11dd-9ccd-00144f02aabc.shtml

A quest'altro indirizzo, invece, è possibile vedere ed ascoltare una realizzazione pratica dell'argomento trattato nel precedente articolo:
http://www.the-scientist.com/blog/display/55998/


Suono, voce e cellule

Il ricercatore, compositore e musicoterapeuta Fabien Maman
insieme ad alcuni suoi collaboratori ha dimostrato inequivocabilmente
come il suono influisca sulla struttura fisica e sull'energia delle
cellule, e come possa distruggere le cellule del cancro. Maman ha
stabilito anche le correlazioni tra note musicali e i punti
dell'agopuntura nell'applicazione in biologia cellulare.
Continua qui: http://www.sublimen.com/sublimen/dossier/suono_voce_e_cellule.html

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Messaggio Da XENA Mar 3 Nov 2009 - 13:19

ottimo Lupomag ,
ho sbirciato, dopo me lo leggo con calma ...
Queste info m'interessano mooltissimoooo..
grazie
Wink
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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Empty Cancro: quale direzione?

Messaggio Da lupomag Mar 3 Nov 2009 - 20:54

Scoperta
Russa sul DNA
Le parole e le frequenze possono influenzare
e riprogrammare il DNA


....................................In quel modo, hanno
trasformato con successo, per esempio, embrioni di rana in embrioni di
salamandra, semplicemente trasmettendo i modelli di informazione del
DNA!.......

Qui l'articolo completo:
http://www.disinformazione.it/parolaedna.htm

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Ricerca Cancro e  Terapie - Pagina 3 Empty Ancora (perdontemi); Cancro: quale direzione?

Messaggio Da lupomag Mar 3 Nov 2009 - 21:23

Fritz Albert Popp, i bio-fotoni, il cancro e il DNA


Fritz Albert Popp ha mostrato di possedere talento e genialità sin da quando era studente. Dopo una prima infatuazione per la filosofia (che continuò comunque a coltivare) decise di intraprendere gli studi di fisica. La sua carriera è stata rapida e brillante, e dalla fisica teorica è passato alla fisica delle radiazioni, quindi alla biofisica, ottenendo ben presto una cattedra di radiologia all'università di Marburg.


Studiando l'effetto delle radiazioni sui sistemi viventi, il professor Popp si è imbattuto in alcune proprietà molto interessanti dei composti chimici cancerogeni: tali composti infatti agiscono da "rimescolatori di frequenze" in un range molto preciso, quello dei 380 nanometri.

La luce che vediamo intorno a noi è generalmente composta da un insieme di infinite componenti, ognuna con una frequenza e lunghezza d'onda ben precisa (la lunghezza d'onda è uguale alla velocità della luce divisa per la frequenza, quindi una singola componente della luce si può caratterizzare indifferentemente tramite uno qualsiasi dei due parametri). Quello che ha scoperto Popp è che i composti cancerogeni come il benzo[a]pirene assorbono luce sulla lunghezza d'onda dei 380 nanometri, ma la riemettono sotto un'altra lunghezza d'onda. Ciò non succede con composti chimici, per quanto simili, che non sono cancerogeni, come ad esempio il benzo[e]pirene, che presenta una differenza minima dal benzo[a]pirene in uno solo degli anelli che lo compongono.

Indagando sulla particolare radiazione luminosa con lunghezza d'onda di 380 nanometri scoprì che essa è associata al fenomeno della foto-riparazione. Se infatti una cellula viene rovinata (e persino quasi totalmente distrutta) dalla luce ultra violetta, essa può ripararsi da sola nel giro di una giornata se viene esposta ad una radiazione della stessa frequenza ma di intensità molto più bassa. Questo fenomeno avviene con intensità massima proprio alla lunghezza d'onda di 380 nanometri.

Queste sue prime scoperte lo portarono per un po' di tempo ad avere fama e notorietà, ed a partecipare ad un congresso internazionale ove espose la sua convinzione che la spiegazione più ovvia di quanto da lui scoperto fosse che i sistemi viventi emettessero della luce a determinate frequenze e che i composti cancerogeni (in quanto rimescolatori di frequenze) ne bloccassero la trasmissione ... e che proseguendo l'indagine su quella strada si potesse arrivare a scoprire una cura naturale per il cancro basata sull'utilizzo di particolari frequenze elettromagnetiche.

A questo punto però si trovò di fronte alla sfida di dimostrare tale supposizione, ovvero di provare che vi fosse luce nei corpi degli esseri viventi, e che tali organismi emettessero realmente della luce (luce propria e non riflessa ovviamente). Per fortuna Popp entrò in contatto con un dottorando, Bernhard Ruth, che costruì un apposito strumento (basato su di un fotomoltiplicatore) permettendo a Popp di dimostrare senza ombra di dubbio che i vegetali, anche se cresciuti e tenuti all'oscurità, emettono dei fotoni, ovvero delle particelle di luce.

Era il 1976, ed erano stati finalmente scoperti i bio-fotoni.
Adesso ci troviamo nel 2009: quanti di noi sanno dell'esistenza di tale tipo di radiazione? Pochi, pochissimi, quasi nessuno? Forse perché si tratta di un tipo di conoscenza che non deve essere diffusa? Ben sappiamo come vengono osteggiati i medici che scoprono rimedi naturali contro il cancro e le altre malattie, ed è facile immaginare anche il potenziale malefico di una simile scoperta qualora venga studiata ed approfondita all'interno dai laboratori militari. Ed infatti la fama, la notorietà, e la carriera di Fritz Albert Popp stavano per affrontare un blocco improvviso, perchè qualcuno molto in alto ben presto decise che i suoi studi non dovevano più proseguire nè avere ampia diffusione.



Quando infatti proseguì nelle sue ricerche e pubblicò gli strabilianti risultati ottenuti iniziò a subire l'ostilità dell'ambiente accademico, e gli studenti che volevano studiare con lui i biofotoni venivano ostacolati. Alla scadenza del contratto l'università decise di non rinnovarlo e due gironi prima di tale scadenza i funzionari dell'università fecero irruzione nel suo laboratorio per sequestrare la sua strumentazione (ufficialmente denigravano i risultati ottenuti con tali strumenti, ma poi cercarono di accaparraseli). Per fortuna restarono a mani vuote perchè Popp, avvertito in tempo del blitz, aveva nascosto i suoi preziosi strumenti.

Da notare che l'università si rifiutò persino di pagare a Popp una cifra di 40.000 marchi (circa 25.000 euro) che gli spettava di diritto, e che il professore ottenne solo dopo avere intentato una causa civile.
Ma cosa aveva scoperto di tanto incredibile e di così fastidioso Fritz Albert Popp? Aveva scoperto che l'emissione di biofotoni mostrava una caratteristica altamente inattesa, ovvero quella della coerenza (fotoni che vibrano in sintonia, in concordanza di fase e con la stessa frequenza). Tale coerenza è un fenomeno che si manifesta artificialmente nei laser ed era incredibile poterla osservare come risultato di un processo biologico.

E andando avanti scoprì che le molecole all'interno delle cellule rispondono a determinate frequenze, che le radiazioni bio-fotoniche sono collegate allo stato di malattia o di salute di un organismo, che esse vengano utilizzate dalle cellule di un organismo vivente per una sorta di efficientissima comunicazione elettromagnetica inter-cellulare, che vengono anche scambiate tra organismi della stessa specie (dai batteri alle pulci d'acqua), che la molecola vivente che più di ogni altra è deputata alla ricezione ed alla trasmissione dei bio-fotoni è il DNA.
Tutte queste scoperte messe assieme distruggevano l'intero costrutto assiomatico della biologia ortodossa fondato sul primato del DNA ed aprivano la strada alla nuovo biologia fondata sulla genetica ondulatoria e sull'epigenetica.
Secondo la biologia ortodossa infatti nel DNA risiederebbero le istruzioni per la formazione di un organismo, eppure per quanto se ne sapesse fino a pochi decenni fa i geni del DNA servivano solo a determinare la costruzione di specifiche proteine; nessuno sapeva spiegare come tale proteine venissero assemblate secondo uno schema ben preciso per creare nuove cellule nè come le nuove cellule che si venivano man mano formando potessero sincronizzare la loro crescita, il loro sviluppo, la loro specializzazione.

Nessuno sapeva spiegare, per esempio, come una cellula X potesse sapere che doveva dare inizio ad un arto mentre la cellula accanto doveva dare inizio ad un organo interno.
La scoperta dei bio-fotoni permetteva di spiegare tramite quale mezzo avvenissero queste comunicazioni e sincronizzazioni (fra cellule di uno stesso organismo, ma anche tra colonie o branchi di esseri della stessa specie), anche se restava da comprendere dove fosse scritto il programma di costruzione di un organismo, dato che al momento nessuno studioso del DNA ha trovato in esso nessuna informazione codificata che corrisponda al piano di sviluppo di un essere pluricellulare (e nemmeno monocellulare).

Un'ipotesi rivoluzionaria è quella del biologo R. Sheldrake che considera che tali programmi vengano depositati e poi letti nei cosiddetti campi morfici che potrebbero da un punto di vista puramente fisico, essere contenuti nelle vibrazioni del Campo di Punto Zero, ovvero in una struttura vibratoria del vuoto quantistico. Lo stesso Popp del resto pensava che l'emissione dei bio-fotoni interagisse col Campo di Punto Zero.
Dal punto di vista della salute le scoperte di Popp sui bio-fotoni permettevano di giustificare l'efficacia dell'omeopatia (informazione energetica memorizzata nei farmaci omeopatici sotto forma vibrazionale e quindi trasmessa al corpo) ed apriva la strada ad importanti applicazioni curative.

Una scoperta importantissima di Popp sui bio-fotoni è che gli organismi in buona salute emettono bio-fotoni molto coerenti e gli organismi in cattiva salute emettono fotoni meno coerenti, con l'eccezione dei malati di sclerosi multipla ove la coerenza bio-fotonica è spinta all'eccesso, come se in quel caso l'eccesso ordine risultasse fatale.
Forte di tali scoperte Popp riuscì a guarire una donna, malata terminale di cancro, utilizzando dell'estratto di vischio. Il rimedio fu scoperto testando diversi estratti vegetali su un campione di tessuto malato della donna e notando che il vischio tendeva a ripristinare lo stato di coerenza dei bio-fotoni.

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