Influenza suina: articolo molto interessante.
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Influenza suina: articolo molto interessante.
Influenza suina: maiali volanti, il Tamiflu e le fattorie industriali
di F. William Engdahl - 08/05/2009
Se dovessimo credere alle notizie riportate dai media internazionali il mondo sarebbe a rischio di pandemia di una nuova influenza mortale, la H1N1, come è stata etichettata e come è più comunemente conosciuta l’“influenza suina”. Secondo i resoconti giornalistici, dopo solo poche settimane, si pensa che circa 150 morti siano state causate da questo potentissimo virus letale per l’uomo nel solo Messico. Vengono segnalati casi ovunque, dal Canada alla Spagna. L’unico piccolo dettaglio è che tutta questa storia si basa in grande parte su menzogne, montature e falsificazioni delle possibili vere cause delle morti messicane.
Un sito internet, rivelando il nome del vaccino per l'influenza suina, riporta in toni allarmati che “un abitante su cinque della più popolosa città del Messico, indossa la mascherina, per proteggersi dal diffondersi del virus, visto che Città del Messico sembra essere l’epicentro della diffusione. Molte delle 103 morti sono state attribuite all’influenza suina, e molte altre sembrano poter apparire all’orizzonte. Il Ministero della sanità messicano ha detto che sono stati segnalati altri 1.614 casi. Ci viene detto che la H1N1 è un misto di materiale genetico umano, di influenza aviaria e di un virus suino”.
Gli aeroporti di diverse parti del mondo hanno installato macchinari per verificare la temperatura corporea dei passeggeri, sospettando che coloro che l’hanno più alta della media possano essere affetti da tale influenza. Il turismo in Messico è crollato. Le vendite dei vaccini influenzali, soprattutto del Tamiflu della Roche Inc., sono salite alle stelle nel giro di pochi giorni. La gente ha smesso di comprare carne di maiale, temendo di andare in contro a morte certa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che “siamo di fronte a una crisi sanitaria internazionale”, definita come “un pericolo corrente, o imminente, di malattia o di deterioramento delle condizioni di salute, causato da bioterrorismo, epidemie, o pandemie, o la comparsa di tossine o di agenti infettivi letali, che possano far correre seri rischi a un numero considerevole di persone”.
Quali sono i sintomi di questa presunta “influenza suina”? Non c’è ancora accordo tra i virologi e gli esperti di sanità pubblica. Dicono che i sintomi dell’influenza suina sono piuttosto generici e non specifici. “Molte differenti cose possono provocare tali sintomi; è un mistero”, ha dichiarato un medico intervistato dalla CNN. “Non esiste al momento un test sicuro che possa dire al medico se un paziente è affetto da influenza suina con certezza. E’ stato rilevato che molti casi di influenza suina, ai primi stadi, si manifestano con la febbre; inoltre, sono comuni vertigini, dolori muscolari, vomito, comuni starnuti, mal di testa e brividi. Questi sono sintomi talmente generici, da non significare nulla”.
Il Centro per il Controllo delle Malattie (CDC) del Governo degli Stati Uniti, con sede ad Atlanta, afferma, sul suo sito internet ufficiale, che “l’influenza suina è una malattia respiratoria dei maiali, causata da virus dell’influenza di tipo A, che causano normali focolai nei suini. Normalmente, le persone non contraggono tale influenza, ma le infezioni possono verificarsi e a volte si riscontrano. Sono stati registrati casi di trasmissione dell’influenza tra umani, ma nel passato, tali casi sono stati limitati e mai in situazioni superiori alle tre persone”. Nonostante questo, aggiunge che “la CDC ha determinato che questa influenza suina di tipo A (H1N1) è contagiosa e si sta trasmettendo tra esseri umani; anche se al momento, non si sa con quale facilità tale trasmissione possa avvenire”.
Quanti dei mass media che hanno aperto il loro notiziario parlando di “sospetti casi di influenza suina” si sono rivolti alle autorità dei loro Paesi, ponendo loro semplici domande di chiarimento? Come, per esempio, il numero di casi confermati di H1N1 e la loro localizzazione? Il numero di morti che risultano confermate e legate alla H1N1? La loro data? Il numero di casi e di morti che si sospetta siano collegate alla H1N1?
Alcuni fatti noti
Secondo la Biosorveglianza, parte del Veratect, centro di studio delle pandemie, che agisce per conto del Pentagono e del governo degli Stati Uniti, il 6 aprile 2009, alcuni dirigenti del locale ministero della sanità hanno dichiarato lo stato di allerta a causa del verificarsi di focolai di malattie respiratorie a La Gloria, nella municipalità di Perote, nello Stato di Vera Cruz, in Messico.
E’ stato riportato che: “Fonti definiscono l’evento come uno “strano” caso di focolai di infezioni respiratorie acute, che, in alcuni casi pediatrici, sono degenerati in polmoniti. Secondo alcuni residenti del luogo, i sintomi includono febbre, tossi molto forti, e grandi quantità di catarro. Il Ministero della sanità ha registrato 400 casi, in cui sono stati necessari trattamenti medici, a La Gloria, che conta una popolazione di 3.000 individui; i funzionari hanno detto che il 60% (approssimativamente 1.800 casi) della popolazione ne è stata colpita. Nessuna tempistica precisa è stata fornita, ma un funzionario locale riferisce che casi di interventi sanitari sono cominciati a Febbraio”. Più avanti affermano è che non è “strana” la forma della malattia, bensì il periodo dell’anno in cui si sono verificati questi casi, visto che solitamente in Messico l’influenza si manifesta tra Ottobre e Febbraio. Ancora, il testo riferisce che “i residenti segnalano che in tre casi pediatrici, con pazienti sotto i due anni, le vittime sono decedute a causa della malattia. I dirigenti affermano che non esistono collegamenti tra queste morti e i focolai, in quanto “isolati” e ‘non collegati’ tra loro”.
A questo punto, l’aspetto più interessante della vicenda è stato ampiamente ignorato dai media; infatti si dice che “i residenti ritengono che i casi di influenza siano dovuti a contaminazioni negli allevamenti di suini della zona. Ritengono che le fattorie, controllate dalla Granjas Carroll, gettino sostanze nocive nell’aria e nell’acqua, le quali causano le malattie. Citando le loro parole, le aziende negano la loro responsabilità nel diffondersi di questa “influenza”. Ad ogni modo, un dirigente sanitario locale ha affermato che indagini preliminari hanno evidenziato che il vettore della malattia è stato un tipo di mosca che si riproduce negli escrementi dei maiali, e che i casi di focolai sono collegati con la posizione degli allevamenti”.
Fin dagli albori dell’agribusiness, un progetto che ha preso il via con la fondazione della Rockefeller Foundation, negli anni ’50, volto a spazzare via le fattorie a conduzione familiare, per lasciare campo libero a quelle industrializzate, puntando alla massimizzazione dei profitti, l’allevamento dei suini e dei maiali negli Stati Uniti è stato trasformato in un sistema molto meccanizzato, puntando sui processi di massa, dalla nascita fino alla macellazione. I maiali vengono allevati in quelle che sono chiamate “fattorie industriali”, strutture industriali guidate solo dal principio dell’efficienza, come avveniva nei campi di concentramento di Dachau o di Bergn-Belsen. Tutti gli animali nascono per inseminazione artificiale, e, una volta nati, vengono loro costantemente somministrate punture di antibiotici, non per colpa di qualche malattia, che comunque sono innumerevoli viste le condizioni di sovraffollamento in cui vivono, bensì per farli crescere e ingrassare più velocemente. Accorciare il tempo che passa tra la nascita e la macellazione è un fattore di guadagno, quindi ha un’alta priorità. L’intera gestione è strutturata verticalmente, dal concepimento alla macellazione, fino al trasporto per la distribuzione ai supermercati.
La Granjas Carroll de Mexico (GCM) gestisce “fattorie industriali”, dove vengono allevati suini. Nel 2008, hanno allevato quasi 1 milione di suini “industriali”, 950.000 secondo le loro statistiche. La CGM è un’operazione di joint venture, di proprietà per il 50% della più grande azienda mondiale di allevamento di suini, la Smithfield Foods della Virginia. Questi maiali vengono allevati in una piccolissima zona rurale del Messico, uno dei membri dell’ Accordo per il libero commercio nel Nord America (NAFTA), prima di essere portati oltre confine, per venire distribuiti nei supermercati degli Stati Uniti, con l’etichetta della Smithfields. Molti consumatori americani non hanno la minima idea del luogo da dove arriva il cibo che mangiano.
Qua la storia si fa interessante.
di F. William Engdahl - 08/05/2009
Se dovessimo credere alle notizie riportate dai media internazionali il mondo sarebbe a rischio di pandemia di una nuova influenza mortale, la H1N1, come è stata etichettata e come è più comunemente conosciuta l’“influenza suina”. Secondo i resoconti giornalistici, dopo solo poche settimane, si pensa che circa 150 morti siano state causate da questo potentissimo virus letale per l’uomo nel solo Messico. Vengono segnalati casi ovunque, dal Canada alla Spagna. L’unico piccolo dettaglio è che tutta questa storia si basa in grande parte su menzogne, montature e falsificazioni delle possibili vere cause delle morti messicane.
Un sito internet, rivelando il nome del vaccino per l'influenza suina, riporta in toni allarmati che “un abitante su cinque della più popolosa città del Messico, indossa la mascherina, per proteggersi dal diffondersi del virus, visto che Città del Messico sembra essere l’epicentro della diffusione. Molte delle 103 morti sono state attribuite all’influenza suina, e molte altre sembrano poter apparire all’orizzonte. Il Ministero della sanità messicano ha detto che sono stati segnalati altri 1.614 casi. Ci viene detto che la H1N1 è un misto di materiale genetico umano, di influenza aviaria e di un virus suino”.
Gli aeroporti di diverse parti del mondo hanno installato macchinari per verificare la temperatura corporea dei passeggeri, sospettando che coloro che l’hanno più alta della media possano essere affetti da tale influenza. Il turismo in Messico è crollato. Le vendite dei vaccini influenzali, soprattutto del Tamiflu della Roche Inc., sono salite alle stelle nel giro di pochi giorni. La gente ha smesso di comprare carne di maiale, temendo di andare in contro a morte certa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che “siamo di fronte a una crisi sanitaria internazionale”, definita come “un pericolo corrente, o imminente, di malattia o di deterioramento delle condizioni di salute, causato da bioterrorismo, epidemie, o pandemie, o la comparsa di tossine o di agenti infettivi letali, che possano far correre seri rischi a un numero considerevole di persone”.
Quali sono i sintomi di questa presunta “influenza suina”? Non c’è ancora accordo tra i virologi e gli esperti di sanità pubblica. Dicono che i sintomi dell’influenza suina sono piuttosto generici e non specifici. “Molte differenti cose possono provocare tali sintomi; è un mistero”, ha dichiarato un medico intervistato dalla CNN. “Non esiste al momento un test sicuro che possa dire al medico se un paziente è affetto da influenza suina con certezza. E’ stato rilevato che molti casi di influenza suina, ai primi stadi, si manifestano con la febbre; inoltre, sono comuni vertigini, dolori muscolari, vomito, comuni starnuti, mal di testa e brividi. Questi sono sintomi talmente generici, da non significare nulla”.
Il Centro per il Controllo delle Malattie (CDC) del Governo degli Stati Uniti, con sede ad Atlanta, afferma, sul suo sito internet ufficiale, che “l’influenza suina è una malattia respiratoria dei maiali, causata da virus dell’influenza di tipo A, che causano normali focolai nei suini. Normalmente, le persone non contraggono tale influenza, ma le infezioni possono verificarsi e a volte si riscontrano. Sono stati registrati casi di trasmissione dell’influenza tra umani, ma nel passato, tali casi sono stati limitati e mai in situazioni superiori alle tre persone”. Nonostante questo, aggiunge che “la CDC ha determinato che questa influenza suina di tipo A (H1N1) è contagiosa e si sta trasmettendo tra esseri umani; anche se al momento, non si sa con quale facilità tale trasmissione possa avvenire”.
Quanti dei mass media che hanno aperto il loro notiziario parlando di “sospetti casi di influenza suina” si sono rivolti alle autorità dei loro Paesi, ponendo loro semplici domande di chiarimento? Come, per esempio, il numero di casi confermati di H1N1 e la loro localizzazione? Il numero di morti che risultano confermate e legate alla H1N1? La loro data? Il numero di casi e di morti che si sospetta siano collegate alla H1N1?
Alcuni fatti noti
Secondo la Biosorveglianza, parte del Veratect, centro di studio delle pandemie, che agisce per conto del Pentagono e del governo degli Stati Uniti, il 6 aprile 2009, alcuni dirigenti del locale ministero della sanità hanno dichiarato lo stato di allerta a causa del verificarsi di focolai di malattie respiratorie a La Gloria, nella municipalità di Perote, nello Stato di Vera Cruz, in Messico.
E’ stato riportato che: “Fonti definiscono l’evento come uno “strano” caso di focolai di infezioni respiratorie acute, che, in alcuni casi pediatrici, sono degenerati in polmoniti. Secondo alcuni residenti del luogo, i sintomi includono febbre, tossi molto forti, e grandi quantità di catarro. Il Ministero della sanità ha registrato 400 casi, in cui sono stati necessari trattamenti medici, a La Gloria, che conta una popolazione di 3.000 individui; i funzionari hanno detto che il 60% (approssimativamente 1.800 casi) della popolazione ne è stata colpita. Nessuna tempistica precisa è stata fornita, ma un funzionario locale riferisce che casi di interventi sanitari sono cominciati a Febbraio”. Più avanti affermano è che non è “strana” la forma della malattia, bensì il periodo dell’anno in cui si sono verificati questi casi, visto che solitamente in Messico l’influenza si manifesta tra Ottobre e Febbraio. Ancora, il testo riferisce che “i residenti segnalano che in tre casi pediatrici, con pazienti sotto i due anni, le vittime sono decedute a causa della malattia. I dirigenti affermano che non esistono collegamenti tra queste morti e i focolai, in quanto “isolati” e ‘non collegati’ tra loro”.
A questo punto, l’aspetto più interessante della vicenda è stato ampiamente ignorato dai media; infatti si dice che “i residenti ritengono che i casi di influenza siano dovuti a contaminazioni negli allevamenti di suini della zona. Ritengono che le fattorie, controllate dalla Granjas Carroll, gettino sostanze nocive nell’aria e nell’acqua, le quali causano le malattie. Citando le loro parole, le aziende negano la loro responsabilità nel diffondersi di questa “influenza”. Ad ogni modo, un dirigente sanitario locale ha affermato che indagini preliminari hanno evidenziato che il vettore della malattia è stato un tipo di mosca che si riproduce negli escrementi dei maiali, e che i casi di focolai sono collegati con la posizione degli allevamenti”.
Fin dagli albori dell’agribusiness, un progetto che ha preso il via con la fondazione della Rockefeller Foundation, negli anni ’50, volto a spazzare via le fattorie a conduzione familiare, per lasciare campo libero a quelle industrializzate, puntando alla massimizzazione dei profitti, l’allevamento dei suini e dei maiali negli Stati Uniti è stato trasformato in un sistema molto meccanizzato, puntando sui processi di massa, dalla nascita fino alla macellazione. I maiali vengono allevati in quelle che sono chiamate “fattorie industriali”, strutture industriali guidate solo dal principio dell’efficienza, come avveniva nei campi di concentramento di Dachau o di Bergn-Belsen. Tutti gli animali nascono per inseminazione artificiale, e, una volta nati, vengono loro costantemente somministrate punture di antibiotici, non per colpa di qualche malattia, che comunque sono innumerevoli viste le condizioni di sovraffollamento in cui vivono, bensì per farli crescere e ingrassare più velocemente. Accorciare il tempo che passa tra la nascita e la macellazione è un fattore di guadagno, quindi ha un’alta priorità. L’intera gestione è strutturata verticalmente, dal concepimento alla macellazione, fino al trasporto per la distribuzione ai supermercati.
La Granjas Carroll de Mexico (GCM) gestisce “fattorie industriali”, dove vengono allevati suini. Nel 2008, hanno allevato quasi 1 milione di suini “industriali”, 950.000 secondo le loro statistiche. La CGM è un’operazione di joint venture, di proprietà per il 50% della più grande azienda mondiale di allevamento di suini, la Smithfield Foods della Virginia. Questi maiali vengono allevati in una piccolissima zona rurale del Messico, uno dei membri dell’ Accordo per il libero commercio nel Nord America (NAFTA), prima di essere portati oltre confine, per venire distribuiti nei supermercati degli Stati Uniti, con l’etichetta della Smithfields. Molti consumatori americani non hanno la minima idea del luogo da dove arriva il cibo che mangiano.
Qua la storia si fa interessante.
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Maree di escrementi e altre cose interessanti
Il “Times” di Londra ha intervistato la madre di Edgar Hernandez (4 anni) di La Gloria presso Vera Cruz, il luogo dove hanno sede gli allevamenti di suini della Smithfield Foods. Il loro inviato locale nota come “Edgar Hernandez gioca abitualmente in mezzo a cani e capre che vagano libere per le strade, sembra ignorare che l'influenza suina che ha contratto un paio di settimane fa - il primo caso conosciuto - ha quasi portato il suo paese alla paralisi e a messo il resto del mondo in allerta. “Ora mi sento benissimo”, ha detto il bambino, “ho solo avuto mal di testa, mal di gola e un po’ di febbre, quindi sono dovuto stare a letto per qualche tempo”. Il giornalista aggiunge che “è stato confermato Lunedì scorso (il 29 aprile) che Edgar è stata la prima persona a soffrire di influenza suina, una rivelazione che ha posto La Gloria, e gli allevamenti di suini che sorgono nei suoi dintorni, con le loro “maree di escrementi”, al centro di una corsa globale per capire come questa nuova e mortale influenza sia nata”.
Questo è piuttosto interessante. Si parla di “La Gloria e gli allevamenti di suini che sorgono nei suoi dintorni” e di “loro maree di escrementi”. Probabilmente queste maree di escrementi, che si formano attorno agli allevamenti di suini della Smithfield Foods, derivano dall’urina e dalle feci dei 950.000 suini che transitano ogni anno nelle strutture. Una sussidiaria della Smithfiled in Messico, la Norson, afferma che nelle sue stalle passano 2.300 suini al giorno. Sono cifre enormi, che possono dare l’idea del volume di escrementi dei porci che viene prodotta nei dintorni di La Gloria.
Il giornalista riferisce che “i residenti di La Gloria affermano che fin da Marzo dicono che la puzza degli escrementi dei maiali della Granjas Carroll sta causando serie patologie polmonari. Questo mese organizzeranno una manifestazione, nella quale tracceranno delle “X” dove passano tali animali, e segneranno la zona con la scritta “peligro”(pericolo)”. Sono state avanzate richieste per riesumare i corpi dei bambini morti di polmonite, per poter eseguire nuovi test. Le autorità di Vera Cruz hanno fatto richiesta alla Granjas Carroll, della Smithfiled, di presentare le certificazioni di gestione dei rifiuti; ma la Smithfield Foods si è rifiutata dicendo che non ha intenzione di “rispondere ai rumours”.
Una ricerca effettuata da Ed Harris dimostra che “secondo i residenti, l’azienda si è rifiutata di assumersi le sue responsabilità per le malattie, dando la colpa a una nuova influenza. Agenti sanitari locali hanno detto che stando alle prime indagini, il vettore della malattia è una mosca che si riproduce negli escrementi dei suini e che i casi di malattia sono connessi coi luoghi degli allevamenti di suini”. Questo implica che la paura globale per l’influenza suina potrebbe essere nata a causa dell’agire di un’azienda affiliata alla più grande multinazionale di allevamento di suini, la Smithfield Foods.
Il giornale locale di Vera Cruz, “La Marcha”, accusa apertamente la Smithfield Foods per i focolai di malattia, sostenendo che non adotta adeguate procedure di smaltimento dell’immensa quantità di rifiuti organici che derivano dai suoi allevamenti di suini. Comprensibilmente, l’azienda non gradisce tale tipo di attenzioni. La multinazionale, che rifornisce le catene di fast-food McDonald’s e Subway, ha dovuto pagare multe per 12.3 milioni di dollari negli Stati Uniti nel 1997, per aver violato il “Regolamento per l’acqua pulita”. Probabilmente si è trasferita in una remota zona rurale del Messico, nella speranza che lì le regole sull’ambiente fossero meno rigide, e non si dovesse più preoccupare di pagare multe per aver violato il “Regolamento”.
Le fattorie industriali come produttrici di sostanze tossiche
In definitiva, le forze che convincono i giganti dell’agribusiness a spostare la loro produzione in paesi più poveri, come il Messico, sono collegate più alla ricerca di ridurre i costi e di eludere regolamentazioni più pesanti sulla salute e sulla sicurezza, che non a una ricerca di sicurezza e qualità del prodotto alimentare finale. E’ stato più volte documentato, e oggetto di interventi al Congresso degli Stati Uniti, che il genere di allevamenti di massa al chiuso, come quelli della Granjos Carroll sono notoriamente terreno fertile per la riproduzione di agenti tossici patogeni.
Un recente studio della Pew Foundation, realizzato in collaborazione con la Scuola di sanità pubblica della Johns Hopkins, afferma che “il metodo di produzione alimentare negli Stati Uniti è cambiato, da sistemi estesi di fattorie di dimensioni medie e piccole, di proprietà di una singola famiglia, a un sistema di grande e intensiva produzione, nella quale gli animali vengono tenuti in grandi quantità in piccole strutture, che ricordano molto di più dei capannoni industriali, che non le tradizionali stalle. Questo cambiamento è avvenuto sostanzialmente alle spalle dei consumatori, anche se ha avuto un forte impatto sull’ambiente e sulla salute dei consumatori, sulle comunità agricole, e sulla salute e sul benessere degli animali stessi”.
Lo studio della Pew evidenzia che “le fattorie diversificate, indipendenti e a gestione familiare di 40 anni fa, che producevano una varietà di grano e allevavano qualche animale, sono scomparse come entità economiche, lasciando il posto a fattorie industriali più grandi e altamente automatizzate. Gli animali che molte di queste fattorie allevano sono di proprietà delle aziende di carne, che li acquistano al momento della loro nascita e che ne decidono il percorso fino ai loro impianti e da lì ai mercati finali”.
Lo studio sottolinea che la presenza di rifiuti organici non trattati su terreni coltivati può contribuire a fornire un eccesso di elementi nutrienti, contaminare l’acqua superficiale, stimolare la crescita di alghe e batteri e le conseguenti riduzioni delle concentrazioni di ossigeno disciolto nelle acque di superficie.
Questa è la base da cui dovrebbero partire le varie indagini; dalle pericolose condizioni igieniche delle grandi fattorie industrializzate dove vengono allevati i suini, come quelle di Perote, nello stato di Vera Cruz. Al contrario, i media diffondono notizie allarmanti parlando di ogni persona nel mondo che ha manifestato “sintomi” che assomiglino, anche solo vagamente, a quelli dell’influenza suina, o anche di una comunissima influenza, o i commenti di istituzioni sanitarie come l’Organizzazione Mondiale della Sanità o il CDC, che sono ben lontani da essere frutto di serie indagini scientifiche…
Tamiflu e coincidenze
Nell’ottobre 2005, il Pentagono ordinò a tutti i soldati in missione in giro per il mondo, la vaccinazione contro quella che venne chiamata “influenza aviaria”,la H5N1. Terribili storie fecero il giro del mondo. All’epoca, il Ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, affermò che aveva stanziato più di 1 milione di dollari per acquistare il vaccino, l’ Oseltamivir, venduto col nome di Tamiflu; mentre il Presidente Bush chiese al Congresso di approvare uno stanziamento di 2 milioni di dollari per lo stesso motivo.
Quello che Rumsfeld si dimenticò di annunciare, era il clamoroso conflitto di interessi che lo riguardava. Prima di insediarsi a Washington, nel gennaio 2001, Rumsfeld ricopriva l’incarico di presidente di un colosso farmaceutico con sede in California, la Gilead Sciences, il quale deteneva in esclusiva i diritti sul Tamiflu, un medicinale che aveva sviluppato e di cui aveva venduto i diritti di commercializzazione mondiale a un’azienda svizzera, la Roche. Lo stesso Rumsfeld conservò una grande quota azionaria della Gilead, la quale guadagnava il 10% di ogni dose di Tamiflu venduto dalla Roche. Quando questa notizia è trapelata, il Pentagono ha rilasciato una comunicazione stampa, in cui si affermava che il Segretario Rumsfeld aveva deciso di tenere per sé le azioni della Gilead, perché venderle avrebbe significato che c’era qualcosa da nascondere. Questa sofferta decisione ha avuto il risultato di fare alzare le azioni in suo possesso di diversi milioni di dollari, visto che il loro valore è aumentato del 700% nel giro di poche settimane.
Il Tamiflu non è un medicinale da prendere con leggerezza, perché ha pesanti effetti collaterali. Contiene sostanze che possono avere effetti letali per una persona con problemi di respirazione, e spesso crea nausee, vertigini e altri sintomi simil-influenzali.
All’arrivo del “panico da influenza suina” (attenzione non dell’influenza suina ma del panico da influenza suina!) le vendite del Tamiflu, così come di ogni altro medicinale usato per curare l’influenza, sono esplose. Le compagnie di Wall Street hanno cominciato a consigliare ai propri clienti di comprare le azioni delle aziende farmaceutiche.
Il panico e la paura furono usati dall’amministrazione Bush per attuare la frode dell’influenza aviaria. Così come per l’attuale influenza suina, anche le cause dell’influenza aviaria vennero fatte risalire a sperduti allevamenti in Thailandia e in altre zone dell’Asia, da dove gli animali sarebbero stati spediti in tutto il mondo. Invece di promuovere serie indagini sulle condizioni sanitarie nelle quali vengono gestite le fattorie industriali, l’amministrazione Bush e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno accusato le “galline che scorrazzano libere” nelle piccole fattorie a conduzione familiare; decisione che ha avuto conseguenze devastanti per queste piccole imprese, nelle quali gli animali sono tenuti secondo le condizioni naturali; mentre la Tyson Foods dell’ Arkansas e il CG Group della Thailandia facevano affari d’oro.
A questo punto, resta da vedere se l’amministrazione Obama userà la paura della cosiddetta “influenza suina” per ripetere lo stesso giochino, questa volta utilizzando “maiali volanti”, al posto dei volatili. Intanto, le autorità messicane hanno già confermato che i casi di decessi accertati a causa della cosiddetta “influenza suina” non sono assolutamente 150 o più, come invece riportato dai media, perché nella maggior parte dei casi si trattava di normalissima influenza.
Fonte: GlobalResearch.ca
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Il “Times” di Londra ha intervistato la madre di Edgar Hernandez (4 anni) di La Gloria presso Vera Cruz, il luogo dove hanno sede gli allevamenti di suini della Smithfield Foods. Il loro inviato locale nota come “Edgar Hernandez gioca abitualmente in mezzo a cani e capre che vagano libere per le strade, sembra ignorare che l'influenza suina che ha contratto un paio di settimane fa - il primo caso conosciuto - ha quasi portato il suo paese alla paralisi e a messo il resto del mondo in allerta. “Ora mi sento benissimo”, ha detto il bambino, “ho solo avuto mal di testa, mal di gola e un po’ di febbre, quindi sono dovuto stare a letto per qualche tempo”. Il giornalista aggiunge che “è stato confermato Lunedì scorso (il 29 aprile) che Edgar è stata la prima persona a soffrire di influenza suina, una rivelazione che ha posto La Gloria, e gli allevamenti di suini che sorgono nei suoi dintorni, con le loro “maree di escrementi”, al centro di una corsa globale per capire come questa nuova e mortale influenza sia nata”.
Questo è piuttosto interessante. Si parla di “La Gloria e gli allevamenti di suini che sorgono nei suoi dintorni” e di “loro maree di escrementi”. Probabilmente queste maree di escrementi, che si formano attorno agli allevamenti di suini della Smithfield Foods, derivano dall’urina e dalle feci dei 950.000 suini che transitano ogni anno nelle strutture. Una sussidiaria della Smithfiled in Messico, la Norson, afferma che nelle sue stalle passano 2.300 suini al giorno. Sono cifre enormi, che possono dare l’idea del volume di escrementi dei porci che viene prodotta nei dintorni di La Gloria.
Il giornalista riferisce che “i residenti di La Gloria affermano che fin da Marzo dicono che la puzza degli escrementi dei maiali della Granjas Carroll sta causando serie patologie polmonari. Questo mese organizzeranno una manifestazione, nella quale tracceranno delle “X” dove passano tali animali, e segneranno la zona con la scritta “peligro”(pericolo)”. Sono state avanzate richieste per riesumare i corpi dei bambini morti di polmonite, per poter eseguire nuovi test. Le autorità di Vera Cruz hanno fatto richiesta alla Granjas Carroll, della Smithfiled, di presentare le certificazioni di gestione dei rifiuti; ma la Smithfield Foods si è rifiutata dicendo che non ha intenzione di “rispondere ai rumours”.
Una ricerca effettuata da Ed Harris dimostra che “secondo i residenti, l’azienda si è rifiutata di assumersi le sue responsabilità per le malattie, dando la colpa a una nuova influenza. Agenti sanitari locali hanno detto che stando alle prime indagini, il vettore della malattia è una mosca che si riproduce negli escrementi dei suini e che i casi di malattia sono connessi coi luoghi degli allevamenti di suini”. Questo implica che la paura globale per l’influenza suina potrebbe essere nata a causa dell’agire di un’azienda affiliata alla più grande multinazionale di allevamento di suini, la Smithfield Foods.
Il giornale locale di Vera Cruz, “La Marcha”, accusa apertamente la Smithfield Foods per i focolai di malattia, sostenendo che non adotta adeguate procedure di smaltimento dell’immensa quantità di rifiuti organici che derivano dai suoi allevamenti di suini. Comprensibilmente, l’azienda non gradisce tale tipo di attenzioni. La multinazionale, che rifornisce le catene di fast-food McDonald’s e Subway, ha dovuto pagare multe per 12.3 milioni di dollari negli Stati Uniti nel 1997, per aver violato il “Regolamento per l’acqua pulita”. Probabilmente si è trasferita in una remota zona rurale del Messico, nella speranza che lì le regole sull’ambiente fossero meno rigide, e non si dovesse più preoccupare di pagare multe per aver violato il “Regolamento”.
Le fattorie industriali come produttrici di sostanze tossiche
In definitiva, le forze che convincono i giganti dell’agribusiness a spostare la loro produzione in paesi più poveri, come il Messico, sono collegate più alla ricerca di ridurre i costi e di eludere regolamentazioni più pesanti sulla salute e sulla sicurezza, che non a una ricerca di sicurezza e qualità del prodotto alimentare finale. E’ stato più volte documentato, e oggetto di interventi al Congresso degli Stati Uniti, che il genere di allevamenti di massa al chiuso, come quelli della Granjos Carroll sono notoriamente terreno fertile per la riproduzione di agenti tossici patogeni.
Un recente studio della Pew Foundation, realizzato in collaborazione con la Scuola di sanità pubblica della Johns Hopkins, afferma che “il metodo di produzione alimentare negli Stati Uniti è cambiato, da sistemi estesi di fattorie di dimensioni medie e piccole, di proprietà di una singola famiglia, a un sistema di grande e intensiva produzione, nella quale gli animali vengono tenuti in grandi quantità in piccole strutture, che ricordano molto di più dei capannoni industriali, che non le tradizionali stalle. Questo cambiamento è avvenuto sostanzialmente alle spalle dei consumatori, anche se ha avuto un forte impatto sull’ambiente e sulla salute dei consumatori, sulle comunità agricole, e sulla salute e sul benessere degli animali stessi”.
Lo studio della Pew evidenzia che “le fattorie diversificate, indipendenti e a gestione familiare di 40 anni fa, che producevano una varietà di grano e allevavano qualche animale, sono scomparse come entità economiche, lasciando il posto a fattorie industriali più grandi e altamente automatizzate. Gli animali che molte di queste fattorie allevano sono di proprietà delle aziende di carne, che li acquistano al momento della loro nascita e che ne decidono il percorso fino ai loro impianti e da lì ai mercati finali”.
Lo studio sottolinea che la presenza di rifiuti organici non trattati su terreni coltivati può contribuire a fornire un eccesso di elementi nutrienti, contaminare l’acqua superficiale, stimolare la crescita di alghe e batteri e le conseguenti riduzioni delle concentrazioni di ossigeno disciolto nelle acque di superficie.
Questa è la base da cui dovrebbero partire le varie indagini; dalle pericolose condizioni igieniche delle grandi fattorie industrializzate dove vengono allevati i suini, come quelle di Perote, nello stato di Vera Cruz. Al contrario, i media diffondono notizie allarmanti parlando di ogni persona nel mondo che ha manifestato “sintomi” che assomiglino, anche solo vagamente, a quelli dell’influenza suina, o anche di una comunissima influenza, o i commenti di istituzioni sanitarie come l’Organizzazione Mondiale della Sanità o il CDC, che sono ben lontani da essere frutto di serie indagini scientifiche…
Tamiflu e coincidenze
Nell’ottobre 2005, il Pentagono ordinò a tutti i soldati in missione in giro per il mondo, la vaccinazione contro quella che venne chiamata “influenza aviaria”,la H5N1. Terribili storie fecero il giro del mondo. All’epoca, il Ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, affermò che aveva stanziato più di 1 milione di dollari per acquistare il vaccino, l’ Oseltamivir, venduto col nome di Tamiflu; mentre il Presidente Bush chiese al Congresso di approvare uno stanziamento di 2 milioni di dollari per lo stesso motivo.
Quello che Rumsfeld si dimenticò di annunciare, era il clamoroso conflitto di interessi che lo riguardava. Prima di insediarsi a Washington, nel gennaio 2001, Rumsfeld ricopriva l’incarico di presidente di un colosso farmaceutico con sede in California, la Gilead Sciences, il quale deteneva in esclusiva i diritti sul Tamiflu, un medicinale che aveva sviluppato e di cui aveva venduto i diritti di commercializzazione mondiale a un’azienda svizzera, la Roche. Lo stesso Rumsfeld conservò una grande quota azionaria della Gilead, la quale guadagnava il 10% di ogni dose di Tamiflu venduto dalla Roche. Quando questa notizia è trapelata, il Pentagono ha rilasciato una comunicazione stampa, in cui si affermava che il Segretario Rumsfeld aveva deciso di tenere per sé le azioni della Gilead, perché venderle avrebbe significato che c’era qualcosa da nascondere. Questa sofferta decisione ha avuto il risultato di fare alzare le azioni in suo possesso di diversi milioni di dollari, visto che il loro valore è aumentato del 700% nel giro di poche settimane.
Il Tamiflu non è un medicinale da prendere con leggerezza, perché ha pesanti effetti collaterali. Contiene sostanze che possono avere effetti letali per una persona con problemi di respirazione, e spesso crea nausee, vertigini e altri sintomi simil-influenzali.
All’arrivo del “panico da influenza suina” (attenzione non dell’influenza suina ma del panico da influenza suina!) le vendite del Tamiflu, così come di ogni altro medicinale usato per curare l’influenza, sono esplose. Le compagnie di Wall Street hanno cominciato a consigliare ai propri clienti di comprare le azioni delle aziende farmaceutiche.
Il panico e la paura furono usati dall’amministrazione Bush per attuare la frode dell’influenza aviaria. Così come per l’attuale influenza suina, anche le cause dell’influenza aviaria vennero fatte risalire a sperduti allevamenti in Thailandia e in altre zone dell’Asia, da dove gli animali sarebbero stati spediti in tutto il mondo. Invece di promuovere serie indagini sulle condizioni sanitarie nelle quali vengono gestite le fattorie industriali, l’amministrazione Bush e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno accusato le “galline che scorrazzano libere” nelle piccole fattorie a conduzione familiare; decisione che ha avuto conseguenze devastanti per queste piccole imprese, nelle quali gli animali sono tenuti secondo le condizioni naturali; mentre la Tyson Foods dell’ Arkansas e il CG Group della Thailandia facevano affari d’oro.
A questo punto, resta da vedere se l’amministrazione Obama userà la paura della cosiddetta “influenza suina” per ripetere lo stesso giochino, questa volta utilizzando “maiali volanti”, al posto dei volatili. Intanto, le autorità messicane hanno già confermato che i casi di decessi accertati a causa della cosiddetta “influenza suina” non sono assolutamente 150 o più, come invece riportato dai media, perché nella maggior parte dei casi si trattava di normalissima influenza.
Fonte: GlobalResearch.ca
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